Con questa celebre frase, Vittorio Alfieri, lasciava ai posteri un dogma sul "tutto è possibile finchè lo si vuole".
Spesso è vero. Spesso aiuta. Ma in qualche caso distrugge. Come Leonardo Bonucci ha distrutto quello che in diversi anni, con tanti sacrifici e sofferenze aveva costruito.
Lui per la Juve, ma anche la Juve per lui. Aspettandolo, perdonandogli diversi errori ma piazzandolo al centro di un progetto che lo vedeva proiettato ad essere capitan futuro, dopo l'era Del Piero e quella Buffon.
Ma lui negli anni ha accresciuto forte l'ego e dopo essere risorto dalle ceneri si erge a prima donna, prima stella, star del futuro e del presente prima del fututo. Ma non è andata così.
Neanche per alcuni grandi del passato, che la storia con la "S", l'hanno veramente scritta. Troppi segnali, troppe situazioni. Sei passato da gesti inconfutabili, incatenandoti ai cancelli dell'Allianz, fino a prendere a muso duro il mister più volte (quelle ai più note), passando anche da qualche spallata a qualcuno nello spogliatoio e dicono, non uno qualunque. Ti sei seduto sullo sgabello con rabbia ma sembrava anche con convinzione di crescita.
E poi? E poi ad un tratto decidi di andartene.
Non un saluto ai tuoi tifosi. Nessuna riconoscenza per chi ti ha portato lì dov'eri. Hai urlato e gioito contro. Giusto. Corretto.
La presunzione (molta), non ti è mai mancata, ma in quel passaggio, dopo quel passaggio non ne serviva. Occorreva sì fermezza nelle decisioni prese ma sobrietà nel guardare al tuo passato recentissimo con rispetto e riconoscenza anche nello cose più piccole, nelle parole dette e in quelle costrette. Il Grande Vittorio Alfieri ha lasciato a tutti noi un grande insegnamento ma, ahi noi, ci ha nascosto un retrogusto amaro non evidentissimo e riconoscibile: dopo che lo hai fortissamente voluto ed ottenuto, non si può più tornare indietro.
In bocca al lupo Leo... ma altrove!!