La partita contro il Real Madrid deve rappresentare il momento per fare un'analisi seria di quello che è la Juve e di quali sono i suoi limiti tecnici e societari. Trattare la sconfitta come il giusto epilogo di uno scontro contro qualcuno solo perché smaccatamente superiore sarebbe alquanto limitativo. Ronaldo fa la differenza, ma i motivi di una debacle così pesante sono diversi e ben più strutturati.

Certamente la Juventus è ormai stabilmente tra le prime 8/10 squadre d’Europa. Questo lo dicono i risultati degli ultimi anni.
Bisogna però anche sottolineare come delle big d’Europa i bianconeri siano gli unici a non avere un identità tattica precisa: 4-3-3, 4-2-3-1, 3-5-2.
Quest’anno in particolare si è assistito ad un cambio costante di disposizioni tattiche che oggettivamente finisce per non dare mai un anima precisa alla squadra. C’è chi dice che Allegri sia maestro nel leggere le partite in corsa e questo è innegabile. Bisogna però rilevare che troppo spesso ci si è trovati a dover rileggere lo schieramento perché le formazioni iniziali erano state sbagliate da Allegri stesso. Essere un top team significa avere un'identità tattica ed una filosofia di gioco. Non si può e non si deve giocare ogni match come se fosse una partita di scacchi. Real Madrid, Barcellona, City, Bayern, etc. giocano il loro calcio e non si adattano mai ai loro avversari. La Juventus no. La Juventus in Italia ti aspetta e poi ti punisce semplicemente perché è superiore a livello tecnico, in Europa mischia le carte ma paga la mancanza di gioco e personalità.

Quest’anno come non mai la squadra ha giocato (e spesso vinto) partite esteticamente inguardabili solo perché supportata da un livello tecnico spesso quadruplo rispetto alle avversarie italiane (per esempio le trasferte con Chievo e Fiorentina).

Altro aspetto sul quale va fatto un salto di qualità è quello che riguarda gli obiettivi dichiarati. Ormai è tempo di smetterla da parte della società di comunicare ai tifosi che l’obiettivo è riconfermarsi in Italia. L’obiettivo è diventare competitivi in Europa. Il che vuol dire non arrivare minimo ai quarti, ma iniziare la stagione per trovare un gioco che porti la squadra potenzialmente sempre in finale e comunque ad affrontare tutti a viso aperto. Troppo facile fare la conta degli scudetti in un epoca in cui il calcio italiano è morto, in cui le squadre milanesi fanno lo spareggio per chi arriva quarto, in cui la Roma è costruita per fare cassa e in cui il Napoli inizia la stagione per vincere lo scudetto attraverso un miracolo.

La Juventus va rafforzata dalla società e schierata in campo dall’allenatore per gestire e possibilmente vincere le partite attraverso un idea di gioco. Vincere è l’unica cosa che conta, ma senza una filosofia di gioco, la Juve continuerà a farlo solo in Italia.