L’altro giorno studiavo con mio figlio di 10 anni uno dei primi sistemi democratici in vigore nell’antica grecia, leggevo che era consentito ai cittadini di esprimere liberamente il proprio pensiero, avere cioè la libertà di parola, ma per farlo gli antichi greci ritenevano che fosse indispensabile dire tutto quello che si aveva in mente. Altrimenti non valeva! Bhè nell’era in cui siamo, lontani anni luce dall’antica grecia con possibilità e opportunità comunicative inimmaginabili anche pochi anni fa, riteniamo di poter impedire a qualcuno, che sia anche un calciatore super pagato, di poter esprimere quello che gli passa per la mente? Oggi i social network consentono di fare nuove conoscenze, mantenere i contatti con persone lontane, riallacciare rapporti passati. Ma ancora di più sono una sorta di diario aperto di se stessi aperto al mondo. Chi vuole può aprirlo consentire a tutti di leggerlo, di sbirciarci, addirittura di esprimere giudizi di assenso o meno. Condividere. …..Il ragazzo si farà - anche se ha le spalle strette - quest'altr’anno giocherà - con la maglia numero sette…. Quanto tempo è passato da quando Francesco De Gregori scriveva questa canzone. Era Giugno 1982. Avevo 15 anni e proprio in quell’anno e in quel periodo iniziai a “leggere” e iniziai con il quotidiano sportivo, la Gazzetta dello Sport. Ovvio che l’identificazione nel personaggio della canzone suscitava in me allora sogni, emozioni e speranze. Metafore di vita racchiuse nel rettangolo del gioco del calcio che allora vedevo con gli occhi sognanti ma che oggi appaiono come il percorso di vita di ciascuno di noi. Pezzi di vita fatti, spesso, di mete mai raggiunte, vissute con il rimpianto di quello che poteva essere e non è stato. Ma anche con la consapevolezza di vivere il presente. La canzone di Nino può apparire distante dal legame con le comunità multimediali. In realtà ha consentito a tante generazioni di accomunare ideali, ambizioni, appartenenze in quella che oggi in un social network potremmo chiamare comunità. E chi potrebbe impedire, in nome di quale distrazione ad un calciatore famoso o meno famoso di esternare anche a sproposito, di condividere pezzi della sua vita privata magari anche ostentandola. Degregori aveva già la risposta in caso di fallimento calcistico….E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai - di giocatori tristi che non hanno vinto mai - ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro - e adesso ridono dentro al bar… Ma c’è di più, c’è la speranza. Quella anche di sbagliare un calcio di rigore. Perché non è da un particolare cosi che si giudica un giocatore. E quindi di poter utilizzare uno strumento multimediale qual è un social network, con il rischio di essere derisi, giudicati o anche essere indotti in distrazioni. La certezza è che altri siano i valori per poter sfondare da calciatore o nella vita….coraggio…altruismo ….e fantasia….E che anche a dispetto delle apparenze….il ragazzo…si farà anche se ha le spalle strette…e quest’altranno giocherà con la maglia numero sette. Il mondo di Nino forse non c’è più. Ma c’è e ci deve essere tutto quel bagaglio culturale e quegli ideali che ci ha portato fino ai social network. E metafora delle metafora quel ragazzo ai più è sempre stato identificato in molti della mia generazione in Bruno Conti. Di lì a pochi mesi dall’uscita di quella canzone….era l’11 luglio 1982. Quel ragazzo pieno di sogni e speranze a dispetto di tutto divenne campione del mondo.