La Lega Pro è ad oggi il campionato con le più grandi potenzialità e con i più grandi margini di sviluppo, ma anche l’incubatore principale di tutti, o quasi, i problemi del nostro calcio. Fallimenti delle società, scarsa spettacolarità, livelli tendenti al basso, calcioscommesse, stadi vuoti, e perdite economiche continue lo relegano più ad un ruolo di peso che non di valorizzazione del nostro calcio. Sostenibilità economica e spettacolarizzazione sono solo due degli obiettivi che questa serie dovrebbe porsi, ma vanno raggiunti in un panorama più ampio che deve portare ad una riforma completa. Solo attraverso una riforma strutturale e normativa lo spettacolo migliorerebbe così da creare un “prodotto” vendibile e appetibile per tv, spettatori e sponsor, e non solo frutto di una mutualità e dipendenza da fondi delle leghe maggiori, quindi finalmente autonomo e in grado di camminare sulle sue gambe. La riforma deve partire da una ristrutturazione e riorganizzazione della nostra terza lega professionistica. L’ idea di base sarebbe quella di rivedere il format ed effettuare delle implementazioni prendendo come riferimento alcuni “benchmark” di altre leghe come quella spagnola o inglese. Modificando l’art 49 N.O.I.F. della FIGC dovrebbe essere rivisto il numero di squadre partecipanti attraverso un format a 96 squadre divise in 4 gironi. L’aumento delle squadre è motivato dal fatto di trasferire 36 delle 42 squadre del campionato primavera nella medesima lega, tenendone fuori le ultime due di ognuno dei tre gironi che sarebbero retrocesse tra i dilettanti. Questo ampliamento alle squadre primavera, nonché squadre B, dovrebbe essere regolamentato come avviene in altri paesi (vedasi Spagna). Tali compagini dovrebbero sempre sottostare almeno una categoria inferiore alla compagine A, con la possibilità di vedersi negati eventuali accessi a promozioni e playoff, e non potrebbero partecipare alla coppa nazionale. Questa idea aumenterebbe da un lato il bacino di utenza dell’ intera lega, che andrebbe a raccogliere anche quella del campionato primavera, e dall’altro desterebbe maggiore interesse visto i confronti con compagini di alto livello , offrendo allo stesso tempo la possibilità ai nostri moltissimi giovani di poter crescere nelle società che hanno investito su di loro, senza dover girovagare in lungo e in largo per trovare spazio, ed inoltre parteciperebbero già in giovane età ad un campionato professionistico così da ridurre quel gap e da evitare il salto nel vuoto dell’ eventuale passaggio in prima squadra. I vantaggi sarebbero reciproci, e sotto la spinta di queste compagini, diciamo professionali, anche le altre società in una sorta di concorrenza, sarebbero costrette a riorganizzare l’intero evento sportivo offrendo maggiori servizi, iniziative di marketing e rendendo più efficaci le strutture ospitanti. Questo sarebbe il modo di riavvicinare gli spettatori che vedono oggi gli stadi di lega pro solo come impianti vecchi e fatiscenti. Tornando al format riguardo ai playoff e playout l’ idea sarebbe quella di rendere meno facile l’accesso in Lega Pro restringendo le maglie man mano che si sale di categoria così da permettere solo a compagini economicamente stabili e con programmi pluriennali di avere la forza economica e sportiva di accedervi, e limitando gli accessi di piccole squadre( intese come progetto sportivo e non bacino di utenza o altri fattori) a casi sporadici che farebbero solamente abbassare il livello economico e sportivo del campionato. Detto ciò i playoff e i playout dovrebbero riguardare il maggior numero di squadre possibile, sia per evitare gli spettacoli poco edificanti delle partite di fine stagione che non offrono nulla se non il fianco al fenomeno del calcioscommesse, sia per garantire maggiormente quella incertezza finale del risultato che aumenterebbe il livello di “attendance” generale. Sarebbe auspicabile coinvolgere le prime otto squadre di ogni girone nei playoff e le ultime otto nei playout magari anche incrociando i quattro gironi tra loro. Eliminando accessi e retrocessioni dirette si garantirebbe un equilibrio ma soprattutto una difficoltà maggiore nell’accedere ai piani alti del professionismo. Sul lato della sostenibilità c’è da rilevare che le nostre squadre di Lega Pro sono un investimento a perdere, che in media hanno un guadagno di 1, 1 milione di euro e una spesa di 3,3 milioni. È facile intuire che se non si tratta di gestioni altamente oculate o di realtà in cui il ricco imprenditore ha da reinvestire guadagni, più o meno leciti, il nostro prodotto non è appetibile né per gli investitori istituzionali come tv, sponsor, né per coloro che dovrebbero essere i protagonisti del sistema. Non potendo pensare ad un risparmio di spesa e tagli infinti dei costi, l’idea sarebbe quella di implementare le entrate. I fattori maggiori di entrate sono lo stadio con la relativa vendita dei biglietti, le sponsorizzazioni, e soprattutto i diritti tv. Gli stadi della nostra Lega Pro sebbene ritenuti vecchi e fatiscenti sono comunque più “giovani” di quelli inglesi, il vero problema risiede infatti negli ammodernamenti. Gli stadi inglesi , favoriti dal rapporto del giudice Taylor riguardo alla sicurezza degli stadi nel 1989, sono diventati stadi moderni, a differenza dei nostri che hanno previsto soltanto degli adeguamenti, richiesti dal Decreto Pisani, in molti casi non effettuati e compensati con la diminuzione della capienza .Una normativa più pregnante e delle agevolazioni fiscali sugli investimenti favorirebbero sicuramente un recupero di questi impianti che andrebbero a garantire entrate tramite una maggior affluenza allo stadio creando quella idea di fidelizzazione dello spettatore , ma anche la possibilità di utilizzo molteplice dell‘impianto di concerto con i comuni . Altro spettro del nostro calcio e soprattutto nelle leghe minori è quello della tessera del tifoso, che dalla sua nascita nella stagione 2009-2010 con l’idea di ridurre ed estirpare la violenza negli stadi, ha invece portato a una ampia diminuzione della presenza sia dei tifosi organizzati , da sempre ostili a questa “ schedatura”, sia dei tifosi occasionali che vedono nella scarsa facilità di reperibilità del biglietto un motivo in più per non essere più sportivamente coinvolti e preferire lo sport in tv e quindi la visione di partite più quotate di altre serie o leghe. Quindi bisognerebbe ripensare a questa modalità, o addirittura eliminarla completamente, per incentivare e stimolare di nuovo lo spettatore. Arriviamo così al punto finale, che è solo la risultante e la punta dell’iceberg: i diritti tv. La situazione attuale vede la piattaforma Sportube.tv farla da padrone, avendo i diritti per la messa in onda della maggior parte delle partite, salvo alcune lasciate sulle reti Rai. Il problema di fondo è che una lega nuova, e anche debole e senza salde radici, ha bisogno non, o non solo, di mutualità finanziaria attraverso la distribuzione di diritti tv concessa dall’alto, ma di essere promossa magari affiancandosi nei primi anni ad eventi e campionati maggiori. Da qui l’idea di cedere i diritti dell’intera lega compresi nei “pacchetti “di serie A e B proposti nel bando di assegnazione diritti tv. L’acquisto cosi, obbligatorio o volontario che sia, da parte di più piattaforme quali Sky o Mediaset porterebbe queste a fare da traino all’evento minore accorpandolo, diciamo obbligatoriamente e con un rincaro minimo sul costo dell’abbonamento dello spettatore, ai pacchetti previsti per la serie A e serie B. La lega riceverebbe sicuramente introiti, magari minori rispetto alle aspettative e alle pretese inziali, ma inizierebbe a raggiungere un bacino d’utenza televisiva più ampio che porterebbe ad un indotto maggiore e soprattutto a una maggiore conoscibilità e rivalutazione del prodotto, che si ripercuoterebbe nella cessione poi dei diritti negli anni successivi avendo un potere contrattuale potenziale maggiore visto il periodo di” gestazione” già avvenuto. L’idea insomma è di un sacrificio nelle pretese economiche iniziali, che ricordiamo quest' anno erano di 6 milioni di euro per la trasmissione delle 60 squadre, in cambio di una visibilità e di un accesso allo stesso portale delle partite di prima fascia, e che faccia aumentare negli anni a venire il valore dell’intera lega. Da qui la proposta di abbondare il progetto di cessione diritti ad un portale quale sportube.tv, ancora poco conosciuto, ma che oltre a non avere la forza economica (e i mezzi tecnici) per promuovere gli eventi, ha un seguito molto basso, e la percezione che porta è quella di un tariffario partite troppo alto, ma anche di iscrizioni, password, codici, streaming e web tv a cui il nostro paese, e maggiormente un campionato ancora incapace di stare sulle sue gambe, non è ancora pronto. A questi elementi dovremmo aggiungerne altri tra i quali una regolamentazione e controlli più ferrei per le banche(che puntualmente falliscono o con alto rischio di insolvibilità l)a cui le società si rivolgono per il rilascio delle fideiussioni a garanzia delle iscrizioni, l’inasprimento delle conseguenze derivanti da un fallimento attraverso una discesa nei campionati più bassi e non dando, a differenza di come avviene (ad es nel campionato inglese), la possibilità di iniziare un nuovo percorso scendendo solo di una o due categorie. Così facendo passerebbe un messaggio altamente incentivante riguardo al fenomeno del fallimento vedendolo come soltanto un rimedio ai buchi societari, piuttosto che come una sanzione che faccia da deterrente all’ incuranza sportiva ed economica dei proprietari delle società. Solo attraverso questi interventi fatti di collaborazione, riforme normative, concessioni e rinunce si potrebbe tra qualche anno parlare di una lega, che ha saputo rifondarsi unendo l’idea di un campionato professionistico competitivo e in larga scala, che possa essere economicamente sostenibile all’interno e per coloro che decidano di investirvici, che diventi un pilastro dalle fondamenta e radici solide su cui erigere l’interno sistema sportivo italiano e non solamente un mezzo utilizzato per altri fini ,un ramo secco o un “buco nero” che con il passare del tempo arrivi a trascinare nel suo oblio anche le altre leghe.