Negli ultimi tempi i social network, da Twitter, a Facebook fino ad arrivare ad Instagram, sono entrati a far parte, purtroppo, del mondo del calcio. Purtroppo perchè questi strumenti, da quando sono diventati mainstream, hanno portato più danni che benefici. Ormai i calciatori si affidano a Twitter o a Facebook per esprimere i propri pensieri: niente di male, per carità, siamo in un Paese libero in cui ognuno è libero di esprimere la propria opinione, ma se questi personaggi pensassero più al loro lavoro piuttosto che twittare continuamente forse sarebbe meglio. Per non parlare poi di quando entrano in campo le compagne dei calciatori, che si sentono libere, come successo con la moglie di Pazzini, di criticare l'allenatore del marito perchè non lo impiega abbastanza. Oppure addirittura, come successo con la moglie di Antonini, di godere delle disgrazie altrui: per chi non lo sapesse, la signora in questione, quando Allegri fu esonerato dal Milan dopo la sconfitta con il Sassuolo, scrisse un tweet in cui mostrò tutta la sua felicità per tale avvenimento. Il tutto perchè l'attuale allenatore della Juventus non faceva giocare il terzino quando militava con la maglia rossonera. Roba da pazzi. I social network portano più danni che benefici anche perchè possono creare delle polemiche abbastanza inutili, come quella, per esempio, di qualche ora fa, che ha visto coinvolto il vulcanico Presidente della Sampdoria Massimo Ferrero. L'imprenditore cinematografico, deferito giusto ieri per le frasi rivolte al Presidente dell'Inter Thohir (lo aveva definito "Filippino"), ci è ricascato ancora una volta, ritwittando un tweet di un noto sito di scommesse in cui compare Ferrero che sventola una maglia con scritto: "Thohir! Che me la stiri questa?", alludendo proprio a quella battuta poco riuscita rilasciata qualche settimana fa. Ferrero ha poi cancellato il suddetto tweet, ma ormai il danno era stato fatto: non certo un'idea geniale quella del Presidente blucerchiato. Questi sono solo alcuni episodi che dimostrano quanto questi strumenti non portino a nulla di buono, se non a creare solo confusione: certo, come qualsiasi cosa, dipende ovviamente dall'uso che se ne fa di determinati mezzi di comunicazione, ma in determinati casi forse è meglio prevenire che curare. Quindi forse sarebbe il caso che ogni tanto le società controllino quello che un calciatore scrive e, nel caso fosse necessario, che intervengano per evitare casi o polemiche di cui si può fare tranquillamente a meno.