Si sa. La Juventus, oltre ad essere campione d’Italia, detiene il primo posto anche nella speciale classifica delle squadre più odiate del Bel Paese. Il motivo sembra essere abbastanza comprensibile: una squadra che in patria vince da 8 anni consecutivi e lascia solo le briciole agli avversari non può che essere vista come il “nemico numero uno” da abbattere. Se ci soffermassimo, però, ad analizzare la situazione, ci si renderebbe conto che, piuttosto che odiare la Juve, bisognerebbe ringraziarla. Vi spiego perchè.

Dal 2007 (ultima Champions League vinta dal Milan) non si può non notare il declino del nostro campionato (processo iniziato nel 2006 con la retrocessione proprio della Juventus), che si è trasformato dalla destinazione preferita dei top player al venir denominato dagli inglesi "farmer league", che tradotto letteralmente significa "lega di contadini". Avete capito bene. All’estero, il nostro campionato, viene visto come uno dei più scarsi in ambito europeo, quasi al livello di quello francese e tedesco. E non hanno tutti i torti. La Serie A, ad oggi, non è più infatti quella di un tempo, capace di presentare alle semifinali di Champions League tre squadre (Juve, Inter e Milan nel 2003) e dominare in Europa, bensì la definirei la Lega delle giustificazioni: non ho mai sentito, nelle dichiarazioni post partita di un allenatore di una delle big nostrane, ammettere la sconfitta e la forza del proprio avversario. Quel che si fa in quei casi è cercare di trovare delle giustificazioni, che vanno dal meteo (Mazzarri) al fatturato (ADL). Questo è a mio parere il più grande difetto dell’Italia calcistica: non si pensa a migliorare se stessi, bensì si cerca di screditare il proprio avversario, cercando di farlo apparire più debole di ciò che realmente è.

L'immagine che ho della Serie A post 2010 è la stessa della Juventus pre-Conte: una Lega e una società povere di idee e talenti, dove le big combattevano per i primi posti con giocatori del calibro di Estigarribia e Mexes (con tutto il rispetto per loro). Quando però, la Juventus presenta il suo nuovo stadio e da ad Antonio Conte le chiavi della panchina bianconera, inizio a vedere un barlume di speranza, la speranza di poter tornare quelli di un tempo, coloro che tutti temevano, capaci di abbattere tutto e tutti. Dal quel momento inizia un lento e costante processo di rinascita e crescita per la Juventus: di anno in anno si rinforza sempre di più, continuando a vincere in Italia e ad ottenere risultati sempre più positivi in Europa, fino ad arrivare dove siamo oggi, con in rosa uno dei calciatori più iconici dell'ultimo millennio (CR7) e una squadra piena di campioni e giovani talenti.

Questo continuo migliorarsi della compagine torinese ha fatto sì che si alzasse inevitabilmente il livello del campionato, in quanto squadre come Napoli e Inter non possono più prefissarsi obiettivi di mercato del livello di Aronica e Jonathan se vogliono avere qualche possibilità di scacciare l’egemonia juventina in Italia. Difatti, proprio quest’ultime due società, hanno innalzato il valore della rosa negli ultimi anni e stanno tutt’ora cercando di limitare il gap con la Juventus ponendosi come obiettivi calciatori del calibro di James Rodriguez e Romelu Lukaku, il che sarebbe stato assolutamente impensabile qualche anno fa. Se ad oggi società come queste possono ambire a giocatori di questo livello è solo grazie alla Juventus, che dal 2012 a questa parte sembra aver inserito la quinta lasciandosi tutti alle spalle.

A mio parere, la Juventus non ha fatto altro che prendere in mano le redini di questa Lega, facendo capire alle dirette avversarie di seguirla verso un futuro più radioso di quello che si prospettava ai tempi. Quindi, cari anti-juventini, perché al posto di sparare alla cieca contro la Vecchia Signora non cercate di vedere i progressi delle società per cui tifate dando il giusto merito anche ai bianconeri? Certo, la strada per ritornare i colossi di un tempo è ancora lunga, ma credo che essere chiamati "contadini" all'estero sia qualcosa di fastidioso sia per noi juventini che per voi: almeno, qualcosa che ci accomuna, l'abbiamo trovata.