L'ultima cosa di cui un italiano vuole sentire parlare in questi giorni è di calcio. Giovedì inizierà il Mondiale, o World Cup come la chiamano all'estero, e, inutile dirlo, noi non ci saremo.

Sinceramente quando la Svezia ci eliminò a San Siro lo scorso novembre non credevo che avrebbe fatto così male, questi giorni sono letteralmente un'agonia (calcistica, s'intende). Vedere mezzo mondo che si prepara alla grande festa della coppa del mondo e noi qui a rimuginare su cosa è andato storto è un sentimento a cui non siamo abituati, alla fine sono sempre i tifosi che pagano.

Appuntamento agli Europei del 2020 allora, con l'obbligo di fare una competizione perfetta.
Poi ci attenderà Qatar 2022, sempre se ci qualificheremo: non giocando questi mondiali potremmo anche scivolare oltre il 25⁰ posto del ranking Fifa che significherebbe probabilmente la seconda fascia alle qualificazioni per il prossimo mondiale.
È superfluo ricordare che per il fatto che siamo stati sorteggiati in seconda fascia ai gironi di qualificazione nel 2016, non andremo in Russia. Nel migliore dei casi aspetteremo quattro anni prima di poter tifare l'Italia al mondiale e ben otto per vivere di nuovo un mondiale in estate.

Mancini ha usato parole rassicuranti come "ricostruzione", ma ad oggi che certezze abbiamo? Nessuna. I giocatori sono obiettivamente mediocri, sono finiti i tempi d'oro quando c'era uno Zola di troppo. La ricostruzione non avverrà mai se continueremo così. Quanti giocatori italiani schierano titolari le nostre big in Champions League? La Juventus nessuno: Bernardeschi è sempre relegato in panchina e Chiellini non farà parte del nuovo ciclo della nazionale; la Roma appena due: El Shaarawy e Pellegrini; il Napoli schiera il solo Insigne. Non possiamo pensare di tornare a dominare se solo un quarto del nostro undici titolare gioca regolarmente la Champions.                                                                                                                                          Spagna, Francia, Germania e anche la stessa Inghilterra (per non parlare di Argentina e Brasile) contano su giocatori che fanno la differenza in Europa e che le partite importanti sono abituati a giocarle.

Ora ci attende un mese e mezzo di sofferenza: l'unico motivo per cui guarderò il mondiale sarà per gufare la Germania, triste considerando com'eravamo. È inoltre ora di smettere di rimembrare il 2006, dobbiamo staccarci dal passato glorioso che abbiamo vissuto per pensare al futuro.

Fine. L'Italia è senza Mondiale dopo 60 anni.