Lunedì 13 novembre 2017: non è necessario scrivere cosa caratterizza questa data perché, purtroppo, tutti siamo a conoscenza della tragedia sportiva che la contraddistingue. Tornando a quella sera di novembre, conclusa la partita di San Siro, molti tifosi della Nazionale si sono chiesti cosa avrebbe seguito la mancata qualificazione dell'Italia a Russia 2018.

Per due settimane o poco più, seguite dalle dimissioni di Tavecchio e dal licenziamento del CT Ventura, c'è stato il classico polverone mediatico che ha avvolto la FIGC e la squadra. Poi le elezioni di febbraio e il successivo commissariamento: "E' ora di fondamentale importanza attuare delle riforme sostanziali al nostro calcio" era il pensiero comune sia dei tifosi che, almeno apparentemente, dei dirigenti della nostra federazione.

Ma ad oggi, cos'è cambiato?  Dove sono finite tutte quelle belle frasi come: "riformeremo il calcio"?             
Oltre all'assegnazione delle poltrone (Costacurta e Fabbricini) cosa è cambiato? Dove sono le riforme?               
Oggi, quasi sei mesi dopo, è ormai quasi certo che il nuovo CT sarà Roberto Mancini, ma possibile che tutti abbiano dimenticato cos'è successo quel 13 novembre e che qualcosa oltre a nominare un nuovo CT vada fatto? 

E' sempre facile far polemica, meno fare critiche costruttive, ma in questo caso cosa dovrebbero dire i tifosi? L'Italia non andrà ai mondiali e ancora non ce ne rendiamo conto. Solo il 14 giugno capiremo veramente come ci si sente a non esserci. Incredibile che dopo sei mesi le acque si siano calmate e lì ai vertici non sia ancora cambiato niente. Non credo di essere l'unico che prova rabbia e impotenza di fronte a una situazione come questa.

Storicamente tutte le grandi squadre dopo una debacle sportiva come una qualificazione mancata hanno dimostrato, al torneo successivo, di essere tra le migliori. Ci chiediamo se Mancini riuscirà nel miracolo.