Real Madrid, Barcellona, Juventus, Manchester City e United; sono solo alcune delle squadre che hanno provato a dare una svolta all’ecosistema calcistico attraverso la creazione della Superlega, costituita da venti squadre e organizzato in una fase preliminare (due gironi da dieci squadre l’uno) e una fase finale. Il progetto nasce per coesistere alla massima competizione europea per club, la Champions League, con l’obiettivo di riunire i club d'élite che assicurerebbero match spettacolari di cui i tifosi non potrebbero che restare a bocca aperta.

Il progetto nasce per rispondere ad una situazione economica di grande difficoltà dovuta all’emergenza Covid-19 che ha piegato le ginocchia al mondo intero, tra cui le società di calcio. Club come Real Madrid, Barcellona, Juventus hanno deciso di creare questo torneo dove la gestione economico-finanziaria è affidata direttamente a loro, evitando che la UEFA possa avere un controllo sulle grandi quantità di capitali in palio; in questo modo, per la prima edizione del torneo, finanziata dalla banca statunitense JP Morgan, ogni società partecipante porterebbe nelle proprie tasche circa 200 milioni di euro, a differenza delle somme messe in palio dalla UEFA nella Champions League che passano dai 20 ai 70 milioni di euro a partecipante in base alla posizione raggiunta.
Somme importanti.
Ma quali sono i criteri per accedere al prestigioso torneo?

UNA COPPA PER POCHI
Ebbene, delle venti squadre partecipanti, quindici sono le società ‘fisse’, i cosiddetti ‘club fondatori’, che saranno sempre presenti in questo torneo a prescindere dai risultati nei propri campionati nazionali e solamente cinque sono i posti ‘mobili’, dove le società delle famose Big Five (Italia, Inghilterra, Spagna, Germania e Francia) potranno accedervi per merito, in base ai risultati nei rispettivi campionati nazionali. Come si può pensare ad un supporto dell’intero sistema se il denaro della competizione sarebbe intascato dagli stessi club in maniera costante e perché no, progressiva negli anni? Un progetto del genere porterebbe, tra le società, ad una discriminazione maggiore rispetto a quanto accade oggi, e le piccole realtà come Atalanta, Leicester, club di cui hanno fatto dell’amore dei tifosi il loro punto di forza, non avrebbero più la possibilità di farci sognare.

UN ASPETTO POSITIVO DELLA SUPERLEGA
L’obiettivo della Superlega è racchiudere in un unico evento Club di fama mondiale, attraverso un campionato europeo ricco di spettacolo che, però, porterebbe meno visibilità e meno importanza ai vari campionati nazionali.
In questi ultimi anni sono state diverse le lamentele di calciatori, allenatori, che hanno segnalato la presenza delle numerose gare stagionali per via delle diverse competizioni e della quantità di squadre presenti nei campionati nazionali.
La Superlega nasce sicuramente per meri scopi economici, come risanare i debiti abnormi delle poche società partecipanti che, dopo la pandemia, sono aumentati drasticamente.
Ma c’è un aspetto che grazie alla Superlega è emerso e non si può trascurare: LE GARE, PER UN CALCIATORE DI UN TOP CLUB, SONO TROPPE. Partite ogni tre giorni, gare per le nazionali dove i sudamericani sono costretti a prenderei aerei in orari scomodi per poi tornare il giorno prima della gara per il club. La conseguenza al numero eccessivo di gare è l’alta probabilità di infortunio che ovviamente incidono sulle casse dei Club.
Ad esempio, si potrebbe diminuire il numero di squadre di un campionato, come è stato proposto per la Serie A. Effettuare un campionato a 18 squadre sarebbe sicuramente un passo avanti che permetterebbe un elasticità maggiore del calendario in modo da alleggerire la stagione del calciatore.

La Superlega è un progetto creato per obiettivi egoistici, per fare in modo che i club fondatori possano riemergere dai propri debiti. Un progetto che, però, in un futuro imminente, sarà fondamentale per la FIFA e la UEFA, che dovranno guardare e prestare più attenzione all’organizzazione dei campionati nazionali e internazionali.