Sarò nostalgico, ma nel vedere oggi il calcio mi cadono un po' le braccia, come direbbe in parole povere il mitico Gianni Brera.
Undici giocatori nella formazione quasi interamente di giocatori stranieri, un pressing così elevato che uno non riesce nemmeno a godersi l'ebrezza di qualche giocata. 
Poi la goccia che fa traboccare il vaso è questo fuorigioco così asfissiante: qua mi spiego. Dove resta il succo del gioco del calcio che da bambini si giocava nei campetti o per le strade; un tuo amico saltava il difensore e se ti scappava non c'era l'arbitro che ti fermava era divertimento, la volta dopo saresti stato attento.
Ora se due giocatori sono vicini, come lo si evidenzia nelle foto dei giornali, se l'attaccante avanza una gamba... zac, fuorigioco! Sono d'accordo se quando riceve il pallone la distanza fra avversario e attaccante è rilevante, ma per favore, così snaturiamo il calcio.
Se il difensore si è fatto sorprendere, pazienza avrà imparato la lezione. Lasciamo questi sprazzi di gioco.

Riguardo ai giocatori stranieri mi piacerebbe ritornare nel periodo in cui se ne utilizzavano tre. Le squadre nazionali avevano un bel serbatoio dove attingere risorse.
Per concludere, il mio ritorno al futuro lo farei quando il mercato di gennaio non esisteva (e nemmeno i procuratori). Era secondo me un vantaggio anche per le società, vuoi perchè nel mercato estivo non sono riuscite a comprare chi avrebbero voluto e poi era anche un'occasione per rilanciare il vivaio. Un grande movimento e valorizzazione del nostro calcio giovanile. Ora un giovane può sperare di giocare in Serie C se gli va bene, in una B se è bravo e se le società di A hanno pazienza, anche nel massimo campionato.

Che bello quando c'erano tre stranieri e vincevamo... voglio tornare lì!