Stava succedendo. Non è successo. Palla al centro. Si continua. La Juventus torna a Torino con rammarico, ma con evidenti certezze. Innanzitutto un ringraziamento profondo al Real perchè è grazie a una eliminazione così discussa che una squadra come la Juventus può prendere la rincorsa per una ripartenza a mille nella nuova edizione della Champions: rabbia, ambizione, desiderio. Una sconfitta sul campo avrebbe creato un clima ben diverso fatto di delusioni inguaribili e addii certi. Ma la Juventus ha dimostrato di esserci, ha fatto vedere che il Real non è cosa solo per il Barcellona. C'è chi dice che Allegri sia tremendamente fortunato e, se volessimo affidarci al mito della cabala, potremmo dire che è vero. Allo stesso modo dobbiamo anche sottolineare che se un rigore al 93° toglie dalle mani un sogno, al 60°, con tre gol di vantaggio e uno solo da realizzare per passare il turno, addirittura potendo subire un gol probabile senza ricavarne un danno, tutta quella fortuna avrebbe potuto essere sfruttata al meglio e con più coraggio. Coraggio, già. Quello che sembra spesso mancare a un allenatore ancora troppo "italiano" per uscire dallo schema antico del catenaccio. Un gioco latitante, fatto d'improvvisazioni con giocatori che non hanno poi tutta questa inventiva e originalità tranne quei soliti che sconvolgono le partite (Dybala, Cuadrado, Douglas Costa). E' un peccato che dei giocatori ottimi non abbiano un direttore che faccia suonare l'orchestra al meglio. Non si può vivere sempre e solo di fortuna. Comunque grazie per l'emozione di una qualificazione sfiorata. Non è possibile sorvolare sull'ennesima prova grigia di Higuain. Sì, è vero, ripartiamo dal 94°, ma ci saranno altri incontri, un altro torneo da affrontare. Purtroppo non pare mai essere l'uomo giusto. Mentre Trezeguet, Tevez, Vialli, Ibrahimovic, addirittura il pacato Llorente hanno sempre dato un'impronta importante in attacco, con Higuain c'è sempre la sensazione che ogni palla lanciata in avanti sia una palla persa. E immancabilmente lo è. Ci sono delle lacune tecniche che i suddetti giocatori non hanno mai palesato e che per un centravanti moderno sono determinanti. La prima in assoluto è lo stop and go. Imbarazzante quanto un calciatore tanto pagato e tanto osannato, in realtà sia sempre in ritardo sull'avversario. Il problema non è solo del giocatore, ma dell'intero sistema di gioco che non permette alla squadra di risalire e respirare, cadendo spesso in un 93° minuto dove accade di tutto e dove ogni tifoso si sente sempre intimorito da cosa possa succedere. Per vincere la Champions ci vogliono dei campioni, ma soprattutto dei guerrieri con a capo un condottiero preparato e coraggioso. Siamo italiani, con le nostre idee e i nostri paletti, è vero, ma siamo anche i discendenti di quel popolo tanto odiato e tanto amato che ha conquistato il mondo conosciuto e che al 93° ha perso le lande padane ed è ritornato nella capitale da dove riparte il sogno, fatto di giocatori umili e gladiatori, di rivedere la bandiera tricolore aggrappata alle orecchie della grande Coppa.