Primo posto in Champions League dopo quattro giornate, alzi la mano chi il 30 agosto (data del sorteggio dei gironi a Nyon) aveva pronosticato questo risultato per il Napoli soprattutto dopo essere capitato nel girone della morte con Psg e Liverpool. Gli uomini di Ancelotti invece sono lì a guardare tutti dall'alto verso il basso e una vittoria nella prossima giornata contro la Stella Rossa, con un pareggio nell'altra sfida del gruppo, significherebbe qualificazione matematica agli ottavi di finale.

Dopo il 2-2 dell'andata al Parco dei Principi, agguantato all'ultimo da una perla di Di Maria, il Psg si presenta al San Paolo con il 3-4-2-1 cui Tuchel aveva finito la gara di Parigi e con il quale ha vinto il big match in Ligue 1 contro il Lille; Neymar e Di Maria dietro Mbappè in avanti con Buffon in porta, rientrante dopo la squalifica per le esternazioni post Real Madrid-Juventus dell'aprile scorso. Schema tattico che premia gli ospiti nel primo tempo con il vantaggio trovato allo scadere grazie a un'imbucata di Bernat, bravo ad infilarsi in mezzo a sette giocatori azzurri che si perdono totalmente il terzino ex Bayern Monaco. Nei primi venti minuti della ripresa invece va in scena un Napoli stellare che prende letteralmente a pallate Buffon costretto a 4-5 parate delle sue per evitare il gol; un inizio secondo tempo da mostrare nelle scuole calcio per intensità e fame di rimontare la situazione sfavorevole. Rimonta che si concretizza intorno al quarto d'ora con Callejon che crede a un errore di Thiago Silva e si inserisce tra il brasiliano e l'ex portiere della Juventus per prendersi il calcio da rigore trasformato perfettamente da Insigne, nonostante il Gigi nazionale provi a distrarlo con lo sguardo. Napoli che resiste agli assalti finali dei Psg e partita che termina 1-1, azzurri ancora imbattuti in questa Champions.

Se undici mesi fa la squadra di Sarri uscì malamente nel girone con Manchester City, Shakhtar Donetsk e Feyenoord per poi venire eliminata subito in Europa League dal Lipsia (i maligni dissero la sconfitta fosse stata studiata per concentrarsi esclusivamente sul campionato che in quel momento vedeva il Napoli in testa), ora le possibilità di approdare al turno successivo sono altissime. La sensazione è che la squadra abbia acquisito una personalità e una maturazione tali da giocarsela alla pari con avversarie più blasonate, merito soprattutto della mentalità europea portata da Ancelotti, il vero top player; il colpo grosso di De Laurentiis che a fronte di una campagna acquisti poco convincente (Fabian Ruiz, Verdi, Malcuit, Younes, Meret, Ospina, Karnezis con le parrtenze di Reina e Jorginho che ha seguito il maestro Sarri al Chelsea) ha puntato sull'esperienza dell'allenatore recordman di Champions vinte per far crescere e dare stimoli ad un gruppo spremuto dopo tre anni intensi con il comandante Sarri.

A livello tattico il Napoli d Sarri comandava il gioco mentre quello di Ancelotti non ha paura a lasciare il pallino del gioco agli altri per poi colpire con le ripartenze; dunque meno possesso ma più equilibrio. Il tecnico emiliano inizialmente non ha voluto discostarsi dal 4-3-3 del suo predecessore seppur apportando qualche modifica; le rimonte con Lazio e Milan e soprattutto la sconfitta nella Genova blucerchiata per 3-0 hanno accelerato l'evoluzione tattica con l'esperimento di Hamsik regista messo in soffitta. Infatti già dalla gara successiva contro la Fiorentina il Napoli è stato schierato in campo con un 4-4-2 atipico che vede il capitano affiancato in mediana da Allan con Zielinski o Fabian Ruiz a sinistra, Callejon più arretrato del solito e Insigne vicino la porta per rimanere più lucido al tiro non dovendo più correre per tutta la fascia; al suo fianco la staffetta tra Mertens e Milik. In difesa la novità più significativa è stata quella di spostare Maksimovic falso terzino per far scivolare Mario Rui sull'esterno sinistro, andando a creare un 3-5-2 in diversi frangenti della partita; un ruolo che ha rivitalizzato il serbo, ai margini fino a qualche mese fa. In porta si sono alternati (in attesa del recupero di Meret) Karnezis e Ospina con quest'ultimo che ha i gradi di titolare grazie alla maggior esperienza e un'abilità a giocare con i piedi fungendo da primo regista, caratteristica che si rivela importante non avendo più Jorginho in mezzo al campo.

Insigne messo da punta centrale sta vivendo il suo miglior inizio di sempre con 10 gol in 14 match; Callejon rimane indispensabile con i suoi 8 assist e anche Mertens, nonostante giochi meno, ha una media gol niente male (una rete ogni 104 minuti). Il più utilizzato è Koulibaly che non ha saltato nemmeno un minuto, sul podio Allan e Insigne; dunque questi i tre uomini chiave di Ancelotti che ha utilizzato fin qui 21 giocatori su 25 disponibili con ben 12 che hanno contribuito con almeno un gol o un assist; segno che il tecnico emiliano fa sentire tutti importanti puntando sul gruppo, a differenza di Sarri che pur avendo ottenuto ottimi risultati non era tanto incline al turnover. Come punti di forza si possono sottolineare il contropiede, la caparbietà di rimontare dopo uno svantaggio (situazione che si è verificata contro Lazio, Milan, Roma e Psg e che solo contro la Sampdoria non è avvenuta), creare occasioni da gol tramite passaggi filtranti e attaccare dalla sinistra sfruttando le qualità di inserimento e il palleggio di Mario Rui, Fabian Ruiz, Zielinski e Insigne. Da migliorare sicuramente l'attenzione difensiva, a volte la squadra si perde e subisce gol evitabili come quello di Bernat.

Oltre al modo di lavorare i giocatori sono rimasti impressionati dal lato umano di Ancelotti come ha dichiarato Koulibaly ai microfoni Sky dopo il match contro il Psg: "L'altra sera ho detto a mia moglie che quando sarò vecchio vorrei essere saggio come Ancelotti". Se il campionato sembra ancora una volta esclusiva della Juventus, chissà che non possa essere la Champions League il terreno di caccia del Napoli 2018/2019, con un gruppo e un allenatore così sognare non costa nulla.