2-0 È finita... il dado è tratto, come per le finali vere,Torino-Milan, una semplice partita da 3 punti, decreta vincitori e sconfitti, assolti e condannati per una lotta Champions che nelle ultime 4 giornate si trasformerà sempre più in un vero e proprio Hunger Games, ne resterà solo uno!

Il Buon Rino, consentitemi l’aggettivo, poiché del nostro Ringhio, cuore rossonero, tutto si può dire ma non che non sia buono e soprattutto guai a chi pensi che non abbia il Milan tatuato nel cuore! Dunque il buon Rino è già martire della causa, sbagliando come tutti, come capita anche ai più grandi, si è subito preso le sue responsabilità ergendosi a scudo in difesa della squadra e schivando i giocatori da frecce avvelenate, dardi infuocati e irriverenti sputi, prendendosi ogni genere di responsabilità, forse anche quelle che non dipendono da lui.
Perché sarà vero che far uscire Paquetá e far entrare Borini potrà essere un errore ma la mano di Kessie sulla schiena di Izzo è un’ingenuità di Gattuso? L’assist di Musacchio per l’eurogol di Berenguer sarà stato un suggerimento tattico del mister?

La seduta è aperta e come in ogni processo che si rispetti è giusto chiamare al banco gli imputati, perché l’allenatore suggerisce l’approccio al gioco, ma gli errori tecnici individuali, come i passaggi sbagliati e il modo di battere dei banalissimi calci d’angolo, sono responsabilità dei giocatori e non solo, sono anche i fondamentali per poter giocare in Serie A, la massima serie Italiana! 
Nelle ultime 5 gare di campionato, prima della 34esima, il Milan di certo non ha brillato per la qualità di gioco proposta, come capita spesso alle squadre italiane, specie nei momenti di stanchezza.
L’esaltazione del bel giuoco in Italia è un privilegio riservato a ben poche realtà e non sempre paga, ma questo non è un problema che può essere imputato soltanto al Milan, d’altronde l’ultimo derby d’Italia ha dimostrato che giocare meglio talvolta non porta altro che ad un’esaltazione dello spettacolo che prima o poi si infrange al cospetto della SUPREMAZIA TECNICA.

Tornando al Milan, a Gattuso ed ai giocatori, la partita di ieri ha mostrato un Milan non efficace in fase offensiva ma non si dica che il Milan non abbia giocato, non si dica che il Milan non abbia palleggiato, non si dica che il Milan non sia mai arrivato sulla trequarti avversaria, piuttosto si dica che ogni opportunità, dalla trequarti in su, sia stata brutalmente sprecata nel peggior modo possibile!
È dunque colpa di Gattuso se Suso non è riuscito a fornire 1 passaggio giusto alla punta? Eppure le possibili occasioni non gli sono mancate ma ogni palla si è infranta sugli avversari.
Eppure Suso con i suoi 8 assist e 5 gol è la mente dell’attacco rossonero, ha partecipato direttamente ad 1/4 dei gol segnati, è la regia offensiva del Milan. Gattuso poteva non schierarlo e non sperare che uno degli uomini di maggiore qualità della rosa potesse inventarsi qualcosa, avrebbe potuto schierare Castillejo al suo posto, ma davvero dobbiamo illuderci che le cose sarebbero andate diversamente?

Dall’altro lato della trequarti rossonera troviamo il Signor Calhanoglu, ma non credo che discutere delle sue potenzialità, all’alba dell’età ormai matura dei suoi 25 anni serva a molto, i suoi numeri sono il suo biglietto da visita, un altro giocatore che nella critica a Suso non merita di essere tirato in ballo, di fronte all’apporto ancora inferiore rispetto a quanto fatto dallo spagnolo.
In effetti la critica dovrebbe coinvolgere tanti altri interpreti ma per fornire un’analisi decente dovremmo dilungarci troppo, in fondo il naufragio di Torino non vede superstiti, è il caso di soffermarsi sugli ammiragli, sui leader di questa squadra! 

Spostiamoci dalla parte opposta del rettangolo di gioco e diamo un’occhiata alla difesa.
Imputato Mateo Musacchio, anni 28, 25 presenze e dunque titolare. L’età e l’esperienza suggeriscono che debba essere lui un altro leader della squadra, le prestazioni discrete tendono a camuffare errori non troppo vicini nel tempo ma tremendamente determinanti.
Partiamo da Domenica 3 febbraio, terza giornata del girone di ritorno, un Milan non brillante nel gioco ma solido in difesa pareggia contro la Roma per 1-1. Uno scontro diretto che viene deciso da una prodezza del duo Paquetá-Piatek per il vantaggio del Milan e dall’enfant-prodige Zaniolo, per il pareggio della Roma, sulla respinta di Donnarumma dopo il tentato autogol di Mateo Musacchio, proprio lui signori. Le prodezze difensive del nostro eroe tuttavia non tardano a ripresentarsi nello scontro con la Juve, quando un ottimo Milan momentaneamente in vantaggio viene raggiunto dalla vecchia signora sul rigore messo a segno da Dybala per un intervento tutt’altro che necessario e abbastanza scomposto di Musacchio.
Il resto è storia recente, il sopracitato assist a Berenguer in un’azione in cui stoppare e spazzare via la palla non sembrava poi così impossibile.

Il Milan è una squadra giovane, Romagnoli, Donnarumma, Calabria, Cutrone, Paquetá ed altri giocatori che ad oggi pur sbagliando, pur non essendo di certo fenomeni ci lasciano ben sperare, perché va dato tempo per imporsi, per sbagliare e crescere ed in fine per diventare costanti e determinanti.
Tuttavia se si vogliono raggiungere degli obiettivi, altri devono dimostrare, già ora, di potersi confrontare con gli obiettivi stessi, di poter reggere la pressione, di poter quantomeno sopperire alle ingenuità dei più giovani, di avere la personalità per fare l’ultimo passaggio giusto. Servono dei leader perché i giovani devono avere tempo, gli è dovuto!
Il Milan ha degli ammiragli, c’è da stabilire se siano adatti a navi da guerra o navi da crociera, c’è da stabilire se siano leader da sesto/settimo o da quarto posto, se siano in grado di prendersi una fetta delle responsabilità che in questo momento si sta prendendo solo l’allenatore.

D’altronde “la leadership non si compra al supermercato” cit. Gennaro Gattuso.