Una premessa è doverosa. Maldini, anche se appare come una frase fatta, è il Milan. Non ricordo una famiglia, non un uomo solo, una famiglia, che abbia costellato la storia di un club così tanto, vincendo così tanto. L'impatto della notizia, percepito dai tifosi, ovviamente non può essere che negativo. La rivolta sul web è iniziata, il #cardinaleout entrerà in voga a breve.
La domanda che pongo però è semplice: Maldini è sinonimo di crescita?
La domanda è puramente razionale, non ingrata verso un uomo meraviglioso, unico nel suo genere, ma è doverosa. L'anno scorso, dopo una cavalcata inaspettata, sottolineo inaspettata, il Milan si è subito ridimensionato. 
Un ridimensionamento che, non in tutte le competizioni, si è visto chiaramente. Non è CDK che ha portato a questo ridimensionamento, sia chiaro, ma è evidente che qualcosa anche non andava, non era tutto oro.
Ma analizziamo competizione per competizione.

COPPA ITALIA
Partiamo da qui. Nemmeno il tempo di partire per questa competizione. Una partita deludente (purtroppo si riassume con una sola gara questa competizione) dal punto di vista dell'atteggiamento e dal punto di vista tattico con poche soluzioni nell'arco di Pioli per poter cambiare l'andamento della gara. Un andamento deludente culminato in un'esclusione anzitempo, senza segnare nemmeno un goal, perdendo malamente in 11 contro 10, contro un Toro in un periodo di campionato altamente deludente. Non può che essere definito come aspetto negativo questa Coppa Italia. L'anno prima un rischio analogo. Col Genoa poi retrocesso e noi vincitori solo ai supplementari. Problemi dovuti a Pioli sicuramente ci sono, è l'allenatore dopotutto, ma quando mancano risorse a partita in corso per cambiare la gara, il problema non è Pioli e i 50mln spesi sono un gruzzolo non insignificante. 

SUPERCOPPA
Qui partita secca, partita secca contro la compagine che più ci ha fatto soffrire quest'anno e che si è confermata anche in questa finale. Mai in partita il Milan, mai. Subito sotto senza mai l'impressione di poter tornare per fare male ai neroazzurri. Il quintetto entrato è un altro specchio del mercato. Dest, Origi, CDK, l'ormai inutile Rebic e Kalulu, un pochino calato, ma sicuramente una delle intuizioni della tripla M. E le alternative sono un compito di Maldini.

CHAMPIONS LEAGUE
Questa competizione ha fatto gasare, è giusto dirlo, tutto il popolo rossonero. Ha certamente portato una ventata d'aria che era ferma da troppo in casa Milan. Io vorrei però analizzare il cammino dei rossoneri in questa competizione. Le prime quattro partite non sono parse mostrare un Milan brillante. Faticando a Salisburgo, mai mostrando la possibilità di poter far male al Chelsea in due gare, nonostante si stia parlando di uno dei Chelsea peggiori degli ultimi anni, archiviando però la pratica Dinamo Zagabria senza problemi, ripetendosi poi nelle due finali, spazzando via le avversarie. Un Milan di alti e bassi.
Il Milan affronta poi Conte, in un doppio turno dove ha mostrato un buon calcio, ma diciamocelo fuori dai denti e senza apparire scortesi, contro un Tottenham malato e da diverso tempo in crisi nera.
A seguire forse il miglior Milan di questi anni, contro il Napoli, un Napoli che ha mostrato artigli ben affilati nella doppia sfida. Arginato bene e vinto meritatamente. Infine lo scoglio Inter, ennesimo, un ennesimo che ha mostrato lo stesso copione, sia all'andata che al ritorno. Una squadra nettamente superiore. Senza se e senza ma. Oltre alla debacle coi cugini, le parole di resa di Maldini sono state qui eccessive e a parer mio errate. Vero che la rosa dell'Inter è superiore, vero che se entrano Origi e Pobega da una parte e Lukaku con Brozovic dall'altra, la differenza è abissale, ma è l'atteggiamento che ha lasciato esterrefatti. Un atteggiamento figlio di una resa preventiva. Non ho trovato personalmente l'andamento del Milan in CL un percorso gigante, ma semplicemente buono e condito di fortuna, trovando sul percorso anche squadre in calo o decisamente alla portata. Solo ai quarti c'è stato un Milan degno di nota e al contempo contro una squadra vera. Può essere dovuto a Pioli il problema, all'ambiente Milan o a Maldini, non si può sapere, ma è certo che la mancanza di alternative, porta ad una mancanza di idee e ad una poca possibilità di svolta.

CAMPIONATO
Annata tremendamente strana, non solo dal punto di vista del Milan. Mondiale in mezzo, rotti gli equilibri mentali, il Napoli che asfalta tutti dopo 33 anni, la Juve a cui tolgono, rimettono, tolgono e rimettono, cinque squadre in semifinali europee. Un anno fuori dal comune. Il Milan ha sofferto questo andamento. Ha sofferto l'andare avanti in coppa, ha sofferto qualche voce di corridoio (l'andamento di gennaio-febbraio credo si possa ascrivere solamente ad un problema esterno al gioco puro e semplice), ha sofferto la mancanza di alternative.
Proprio qui si posta il mio focus. Una squadra titolare che per la quasi interezza poteva essere definita top in Italia, ma con alternative da media classifica (ringraziando l'ottima e inaspettata stagione di Krunic che almeno a centrocampo ha fatto pesare meno la problematica). Ricordiamo la tenuta difensiva per tre mesi senza Maignan, ricordiamo l'entrata in campo di Rebic, CDK, Ballo, Origi, Vranckx e via dicendo. Tutte situazioni che hanno portato a tanti goal presi, pochi goal fatti, 16 punti in meno rispetto all'anno precedente e una fatica impressionante nel fronteggiare difese chiuse delle piccole realtà. Situazioni che hanno portato a 11 pareggi e 4 sconfitte contro compagini dalla cintola in giù. Numeri oggettivamente imbarazzanti per una neo scudettata.
Torniamo al principio. Uno scudetto impossibile da pronosticare perché figlio di tanti eventi anche favorevoli. Non era la squadra favorita, nemmeno lontanamente. Ha vinto, ma non lo si adoperi come specchietto per le allodole. Non so se quello visto quest'anno sia il vero Milan, come non lo era quello visto l'anno scorso, ma una cosa è certa, la mancanza di alternative, hanno reso difficile il cammino in Champions. L'artefice di questa difficoltà, non me ne vogliano, è Maldini. E' lui che guida l'area tecnica.

MERCATO
E qui veniamo al nodo cruciale. Un nodo purtroppo che identifica Maldini come problema e non risorsa. Il Milan è la squadra in Serie A che al netto di spese/entrate è quella che ha fatto uscire più soldi dalle tasche societarie. Non ci si faccia sorprendere dalla spesa di Juve, Atalanta o Napoli, quelle spese sono tutte figlie di introiti cospicui. Prendendo Transfermarkt come fonte vediamo come la Juve ha speso 106 milioni, ma ne ha fatti entrare 111, l'Atalanta ha speso 99 milioni ma ne sono entrati 106, il Napoli ha speso 76 milioni ma ne sono entrati 80. La spesa di Agnelli, Percassi e De Laurentis è stata di 0 euro quest'anno. Il Napoli ci ha surclassato, la Juve ci è arrivata sopra, salvo venire penalizzata, l'Atalanta è arrivata poco distante. Quant'è stata invece quella di Cardinale (no non di Elliott, il closing sarà pure stato dopo, ma il mercato non poteva essere appeso a Elliot)? 44 milioni di euro la differenza tra spesa/entrate. 11 milioni le entrate. Con un Kessie a zero e l'anno prima un Donnarumma e un Chalanoglu sempre a zero, turco che sta facendo le fortune dell'Inter, brava a convincerlo dandogli mezzo milione in più. Il mercato in uscita in casa Milan è stato da bollino rosso, inutile girarci attorno e non solamente quest'anno.
Non può una proprietà non tenerne conto. 16 milioni in entrata in due anni di mercato non possono essere ignorati. Come non possono essere ignorati non tanto i fallimenti a livello di giocatori, capita non beccare un colpo, ma proprio l'idea di quelle scelte. 35 milioni per un singolo giocatore quando ne hai 50 a disposizione, non sono una mossa valida, mai. Andare su di una punta col basso vizio del goal e problemi fisici, quando hai due importanti over 30 e mancanza di goal, non è una scelta valida. Soprattutto se per prendere Origi hai lasciato andare un parametro zero come Kolo Muani. Il mercato in uscita di Maldini è stato oggettivamente da matita rossa, il mercato in entrata è stato frutto di alcune intuizioni felicissime e alcune meno felici, come succede spesso, ma quello che si imputa a Maldini non è il non aver trovato giocatori forti, non è il suo ruolo, ma aver gestito male i soldi a disposizione. Il suo pregio è dettato proprio dalla sua figura e da quanto riesca a convincere i giocatori a respirare la storia del Milan e a riportarla nella realtà.

Tutto questo quadro, ovviamente, non è un quadro che mette sul banco degli imputati Maldini, ma è solo per sottolineare che non stiamo salutando un dirigente fatto e finito, ottimo e che garantisce possibilità di crescita, stiamo salutando il Milan sì, ma con questo non facciamo l'errore di andare contro a Cardinale, perché lo squalo americano, non lo conosciamo, non sappiamo quanto sia bravo o meno, sappiamo solo che se ha tanti soldi, li ha saputi accumulare grazie a diverse caratteristiche personali. Stiamo a vedere e solo poi giudichiamo. Qualsiasi altro DT o DS, con un altro nome, tornando a Maldini, sarebbe stato salutato in modo diverso. Visti i risultati quest'anno, gli andamenti di mercato in entrata di quest'anno e di uscita ogni anno, le interviste non concordate (sì ci sono state e nemmeno troppo velate con disappunto verso Elliott prima e Cardinale poi), la differenza di vedute e forse altre cose che non verremo mai a sapere, penso sia anche legittimo da parte della proprietà cambiare rotta.
Sempre sarò legato a Maldini, penso lo siano anche interisti, juventini e tutta Italia per la presenza che ha, ma analizzando razionalmente, non è scandalosa la sua dipartita lavorativa. Poteva rimanere e crescere come DT, poteva essere esonerato come è successo. Una cosa è certa, l'aumento di poteri richiesti, a seguito del mercato fatto, forse è stata una mossa azzardata e fuori logica. 

Rimane che un grazie enorme va detto a Maldini, perché ha portato nuovamente la mentalità del Milan nel nostro ambiente ormai malato, perché ha saputo convincere giocatori importanti per la crescita della squadra, a vestire la nostra casacca, perché ha permesso di risollevare l'immagine Milan nel mondo. Ma questo grazie è lo stesso grazie che tempo addietro espressi per l'operato di Gazidis, operato fin troppo passato in sordina.
Perché se i debiti sono spariti, il brand è cresciuto, il Milan ha ottenuto serie partnership, è grazie anche a lui. Ma ora si parla di Maldini, grazie ancora e speriamo che Cardinale sappia cosa sia vincere.