Cassanata: gesto, comportamento, trovata, tipici del calciatore Antonio Cassano. Un modo di intendere la vita e il calcio tanto da trovare spazio anche sulla Treccani. Con l'ultima lettera, il talento di Bari Vecchia probabilmente ha compiuto la sua ultima cassanata. Ancora un ritiro lampo, dove sono durati più i saluti che l'avventura calcistica vera e propria. Stesso copione di un anno fa, ma questa volta sembra essere l'ultimo atto. Un sipario che cala su uno dei talenti più puri del nostro calcio. Quel gol all'Inter stregò tutti: controllo di tacco, rientro sul destro e tocco morbido sul primo palo. "È nata una stella": questo fu il pensiero di tutta Italia. Ma nessuno poteva immaginare la parabola discendente di questo giocatore. 

MAGICA ROMA - La prima squadra che mette gli occhi su questo talento è la Roma, appena scudettata. Nella Capitale insegna calcio lui, Don Fabio. Il rapporto è burrascoso, ma Capello sa riconoscere i talenti. Gioca, segna e diverte più negli anni successivi, nessuno immaginerà minimamente che quella parte di carriera sarà la migliore dal punto di vista realizzativo. Il rapporto con i colori giallorossi si interrompe nel 2005, quando il Real Madrid prova la scommessa. Ma la maglia merengue pesa per tutti, anche per Fantantonio

LA RINASCITA - Nel 2007 la Sampdoria lo riporta in Italia. Qui vivrà tre ottime stagioni, il talentino di Bari sembra essere rinato. Sembra essere definitivamente esploso. Tornano i gol, la forma fisica sembra essere quella di un tempo. Il talento, quello, non è mai mancato. Dopo Genova arrivano le due parentesi milanesi, una anche vincente. Scudetto e tanta classe, con un gruppo pazzesco guidato da mister Allegri. Poi, pian piano, il declino. Parma e Samp le ultime avventure, ma si vede che il fisico non riesce a reggere più i ritmi. Lui cerca di stigmatizzare, ma quelle sue parole sembrano il canto del cigno. "Sono ancora il più forte", afferma. Ma ormai sembra essere troppo tardi per esprimere tutto il talento. 

LACRIME AMARE - Vogliamo ricordare la carriera di Antonio Cassano con le sue lacrime. Nonostante il gol segnato, dalla panchina gli dicono che non serve a nulla. L'Italia è fuori dagli Europei del 2004. In quel momento si vede il bambino tolto dalla strada, quel talento che controllava di tacco e segnava all'Inter. Una discontinuità, una curva gaussiana: peccato, perché ad ogni cambiamento di direzione si perdeva quel talento che in quella notte aveva fatto sognare tutti. 

Antonio Cassano rimarrà sempre il simbolo dei "se" e dei "ma". Un grande rimpianto calcistico, che avrebbe potuto dare molto al calcio italiano e internazionale. Ma spesso bellezza e talento cozzano con la continuità. Come disse Sir Dorian Gray (uno che di bellezza se ne intende davvero), "il cinismo è l'arte di vedere le cose come sono, non come dovrebbero essere". E purtroppo Antonio non è stato quello che tutti si aspettavano. Sarà pur cinismo, ma nel calcio la bellezza può lasciare soltanto un bellissimo ricordo. Anche su delle bacheche vuote. E piene di polvere.