A tratti straziante, ma il canto del Gallo è il solo che la Torino granata continua a sentire. Un vero e proprio “one man show” spezzato da alcune sporadiche comparsate come quella di Zaza, che con la doppietta siglata a Benevento ha salvato il Toro dall’ennesima sconfitta in campionato. Il popolo granata, così come il nuovo tecnico Davide Nicola, deve quindi ringraziare l’attaccante di Policoro, ma ancora una volta troviamo la firma del capitano Andrea Belotti nell’azione che ha portato al gol del pari. Il tutto in pieno recupero, giusto per non far perdere l’abitudine alla sofferenza ai propri tifosi. Il filtrante del Gallo, a tagliare le due linee giallorosse a protezione di Montipò, è la degna rappresentazione di due aspetti: l’assoluta dipendenza dal proprio capitano del Torino e la maturazione come calciatore di Andrea Belotti. Partiamo dal primo punto. Il Torino, forse come mai prima d’ora, dipende dal proprio capitano. Che questo legame esista non lo scopriamo certamente oggi, ma l’impressione è che sia diventato, se possibile, ancora più morboso.
Sarà per l’andamento del Toro, già ampiamente al di sotto delle aspettative durante la scorsa stagione, sarà per i discorsi sul suo futuro che lo pongono ancora di più al centro dell’attenzione, ma ad oggi parlare del Torino equivale a parlare di Andrea Belotti. C’è poco da girarci attorno, è così. E il campo lo certifica, perché se il Gallo non canta il Torino difficilmente si sveglia. Infatti il 53% delle reti segnate dai granata in campionato trova come autore o ispiratore il numero nove, che con 9 gol e 6 assist si aggiudica la medaglia d’oro sia nella classifica granata dei marcatori che, a sorpresa, in quella degli assist man. Un dato, quest’ultimo, che ci consente di passare al secondo punto: Belotti non è più soltanto forza e sacrificio, caratteristiche che lo rendono il giocatore della Serie A con più falli subiti (80). Ai muscoli ha abbinato anche la qualità, da sempre considerata un suo limite. Arrivati al giro di boa di questo campionato il Gallo ha già stabilito un nuovo record personale in termini di assist, con tanto di “doppietta” a Parma, andando a superare i 5 messi a referto nella sua prima stagione all’ombra della Mole (15/16) e distanziando Singo (3) e Verdi (2), un giocatore che al netto della sua crisi è sempre stato prolifico in questo campo. Anche perché l’ex Napoli e Bologna ha spesso, se non sempre, battuto tutti i calci piazzati guadagnati dalle proprie squadre. E qui troviamo un altro elemento di crescita: anche Belotti ha iniziato a calciare le punizioni. Certo, un po’ per mancanza di alternative se si considerano i vari problemi che hanno segnato Verdi, Ansaldi e Baselli, ma alla fine a batterle c’era lui, il Gallo. Diventerà uno specialista? Forse no, ma se si prendono in considerazione i giudizi tecnici che si sono sempre rincorsi sulla mancanza di qualità nel suo gioco, vederlo nel conciliabolo dei tiratori è comunque un successo. E sapete cos’altro sarebbe un successo? Riuscire a trattenerlo a Torino, impresa che al netto dell’amore dimostrato verso la maglia granata dal suo capitano potrebbe diventare sempre più proibitiva. Perché il suo contratto è in scadenza nel 2022 e nonostante l’incontro per prolungarlo annunciato dal patron Urbano Cairo, forse il binomio Belotti-Torino non fa più bene al Gallo. Ecco perché ho definito come “straziante” il suo canto, perché per mille motivi diversi l’Andrea Belotti visto fin qui, maturato, in crescita e factotum del Toro, merita un palcoscenico diverso, dove andare avanti a cantare senza continuare a portare la croce da solo.