In panchina nella disfatta di San Siro, titolare nella Juventus vittoriosa al Mapei Stadium in Supercoppa: Arthur Henrique Ramos de Oliveira Melo, meglio conosciuto come Arthur Melo, deve giocare. Sempre, comunque e nonostante siano in molti a non considerarlo come invece si dovrebbe. Come mai? “Perché non verticalizza, gioca solo in orizzontale”. Ora, questo pensiero non è del tutto sbagliato, ma nemmeno così vero. Arthur dovrebbe certamente fare di più in questo senso, come si auspica in prima battuta lo stesso Andre Pirlo, ma soffermarsi soltanto sull’assenza di verticalità del suo gioco impedisce di accorgersi di quella che, al momento, è la sua qualità più importante: far giocare meglio i suoi compagni di reparto. Perché quando il talento di Goiânia è in campo, sia Rabiot che Bentancur, e anche i meno vincolati Ramsey e McKennie, rendono meglio, potendo sfruttare le loro caratteristiche senza preoccuparsi troppo della gestione della manovra bianconera. Soprattutto l’uruguaiano, che pare meno teso e nervoso quando al suo fianco trova l’ex Barcellona. E non accorgersi di questo è peggio del sottolinearne la carenza di profondità, che con il passare del tempo, e l’integrarsi al meglio in questa Juventus in divenire, non potrà che migliorare. Magari potendo sfruttare dei gradi da titolare, che non sempre Pirlo gli ha concesso. Un problema, questo, che non interessa soltanto Arthur ma un po’ tutta la rosa bianconera. Perché può piacere o meno, ma avere un undici titolare in mente con più chiarezza, e in campo con più costanza, sarebbe tanto necessario quanto utile per una squadra come questa Juventus. E soprattutto per il suo centrocampo.
Attenzione però: Arthur non sarà mai come Andrea Pirlo, mettiamolo subito in chiaro sgomberando il campo da qualsiasi equivoco. Con questo non si intende “forte quanto l’attuale allenatore bianconero”, ma piuttosto “un calciatore con tutte quelle caratteristiche”. I cambi gioco di sessanta metri Arthur non li farà come e quanto l’ex regista azzurro o lo stesso Pjanic, tanto per restare all’ultima esperienza in cabina di regia, ma la manovra del brasiliano sarà cucita e proiettata sul corto. E in un calcio in cui trovare l’uomo fra le linee è di vitale importanza, Arthur ci sta sempre bene.

Piccola nota polemica: oltre alle vedove dei vari allenatori, durante questi primi mesi bianconeri di Arthur sono spuntate anche le vedove del bosniaco. Incredibile, soprattutto se si pensa a quante critiche siano state rivolte a Pjanic nell’ultima stagione (quasi) per gli stessi motivi. In conclusione, Arthur non sarà ancora quel giocatore totalizzante che in molti pensavano di vedere da subito, con il pallone sempre tra i piedi all’inizio dell’azione, ma la sua importanza per il funzionamento generale del centrocampo bianconero è evidente.
E vale più di tutte le verticalizzazioni che avrebbe potuto fare.