Premetto: questo non è un articolo contro la Roma e i suoi tifosi, men che meno contro la città eterna e ciò che rappresenta in Italia e nel mondo. Questo è un articolo in cui si analizza l'operato di James Pallotta come presidente dell' AS Roma e si mettono in risalto le evidenti contraddizioni di un personaggio alquanto bislacco.

Tutti ricordano le parole al veleno che Pallotta fece arrivare alla stampa per colpire il Milan e la nuova proprietà questa estate. Chi ha letto qualche mio intervento sa che, da milanista, io sono probabilmente uno dei più critici verso la misteriosa proprietà cinese del Milan e i suoi dirigenti, quindi la mia obiettività non dovrebbe essere messa in discussione.
Però se c'è una cosa che mi ha sempre dato fastidio fin da bambino è l'ipocrisia. Il bue che dice cornuto all'asino. Diciamo anche che quell'antipatico siparietto estivo mi ha comunque colto in contropiede, perché (e qui chiedo lumi a chi leggerà se pensate che stia sbagliando) a me non sembra che il Milan abbia mai fatto grandissimi sgarbi alla Roma. Soprattutto in questi ultimi anni in cui, a causa di varie ed eventuali difficoltà economiche e societarie, abbiamo lottato per obbiettivi completamente diversi, vivendo campionati praticamente agli estremi opposti della classifica.
Non mi ricordo neanche uno "sgambetto" ai danni della Roma come quello che la Sampdoria fece ai giallorossi nel 2010.
Quindi arrivo a chiedermi: ma a cosa è dovuto tutto questo astio? E soprattutto, ma una squadra che gioca da diversi anni per le prime posizioni della classifica, perché dovrebbe preoccuparsi del Milan che prova a rialzarsi dalle macerie? La priorità di una squadra come la Roma non dovrebbe essere quella di superare la Juventus?
L'unica risposta che mi viene in mente è che un potenziale ritorno ai vertici del Milan (ma anche dell'Inter, sia chiaro) sarebbe una tragedia per i piani di Pallotta. Dico questo perché sono ormai diversi anni che io sono convinto del fatto che a James Pallotta piaccia molto il così detto status-quo.

​Cercherò di spiegarmi nel dettaglio: questo americano arriva a Roma nel 2011 (se non vado errato), compra la società e si mette al lavoro in un campionato italiano decisamente disastrato. Il suo operato è innegabilmente agevolato dal tracollo sportivo e societario delle due milanesi e quindi il buon Pallotta ha tutto il tempo (e i mezzi) per costruire una buona squadra senza preoccuparsi della concorrenza.
Ora, vi rendete conto che la Roma in questi otto anni non ha vinto NULLA? Ve lo ripeto, la Roma non ha vinto nulla! L'assenza delle milanesi non solo favorisce la Roma in ottica scudetto, ma gli permette di qualificarsi per la Champions (e di conseguenza intascare i soldi) senza troppi sforzi. Questo, di conseguenza, avrebbe dovuto portare ad una maggiore libertà nell'affrontare le coppe europee. Eppure in questi anni la Roma non ha disputato neanche una semifinale di Europa League! Per dire, il Sevilla FC ne ha vinte cinque. Volete ora venirmi a raccontare che l'ex squadra di Monchi ha un brand e delle entrate superiori a quelle della società capitolina?
Allora io mi chiedo, come può James Pallotta non rendersi conto che c'è qualcosa di estremamente sbagliato nella gestione di questa società? Vorrei far presente a chi legge che il tanto vituperato Franco Sensi portò uno scudetto a Roma quando di squadre considerate invincibili nel campionato italiano non ce n'era una, ma sette.

E quindi arriviamo alla mia conclusione: l'eterno limbo in cui vive la squadra giallorossa (ovvero il confermarsi sempre ai vertici senza però vincere assolutamente nulla) fa molto comodo a Pallotta e soci. Il fatto che il campionato italiano sia di infimo livello gli permette di intascare ogni anno i soldi della qualificazione con facilità e ovviamente di autofinanziarsi. Mentre il mito della Juve invincibile gli permette di giustificare la totale assenza di risultati concreti. Tutto ciò, come detto, a patto che le milanesi rimangano fuori dai giochi, altrimenti questo gigantesco castello di carte che è la Roma targata USA crollerebbe su se stesso.
Io da tifoso rossonero non mi fido di Yongong Li e non ho proprio estrema fiducia nel futuro del mio club (non con questa presidenza almeno), ma al contempo mi chiedo come possa Pallotta parlare del Milan. La Roma in questi anni ha continuamente venduto i suoi pezzi pregiati, da Romagnoli a Salah, passando per i vari Bennatia, Marquinhos, Pjanic, Gervinho e Lamela. Si è sempre qualificata per la Champions, spesso senza neanche dover disputare i preliminari, eppure sentiamo ancora parlare di una Roma che a Gennaio voleva vendere Dzeko (ed è stata solo la volontà del bosniaco ad impedire il trasferimento) e che a Giugno venderà sicuramente Allison. Tutto ciò senza tener conto del caso Nainggolan.

E allora la domanda che pongo a voi, ma anche ai redattori di Calciomercato.com è questa: perché della proprietà del Milan si parla di continuo (siamo arrivati al ritmo di un articolo ogni cinque ore) e di quella della Roma non si dice nulla? Come mai nessuno dice che nonostante otto anni di buio totale il Milan ha comunque un fatturato decisamente superiore rispetto a quello giallorosso ed è anche riuscito a vincere di più? E questo, sia chiaro, non deve essere visto come merito del Milan, ma come aggravante della Roma.
Cioè, ricapitolando, Pallotta compra la Roma tramite la mediazione di una banca, non vince nulla, vende qualsiasi giocatore che sia superiore alla media, impedendo di fatto la naturale crescita della squadra, non fa aumentare il fatturato (o comunque lo fa aumentare di pochissimo) e nel capolavoro totale (e questo scusatemi tanto ma va detto) riesce anche a perdere una delle partite più importanti della storia della Roma e della Serie A in generale, ovvero il derby capitolino in finale di Coppa Italia contro la Lazio di Lotito.
Lo stesso Claudio Lotito che proprio su quella vittoria ha costruito un'immagine da vincente! Ma sono l'unico a ricordare come veniva trattato Lotito prima del 2013? Oggi invece se ne parla come del messia del calcio italiano, vedo i giornalisti e gli opinionisti che si aggiustano la cravatta quando si nomina il patron della Lazio, neanche fosse l'avvocato Agnelli.
Guardate che è anche grazie al clamore mediatico di quella vittoria che Lotito è arrivato ad avere un potere così sconcertante sulla Lega Calcio, non dimenticatevelo mai questo.

Per concludere, mi sta bene che si parli tanto del Milan e della nostra situazione economico / societaria, ma al contempo credo che sarebbe quantomeno onesto criticare anche le altre società italiane. Perché tra i vari Pallotta, Della Valle, Lotito, Cairo e chi più ne ha più ne metta, ci sarebbe davvero tanto di cui parlare (e scrivere ovviamente). Eppure, l'unica società che viene attaccata quotidianamente è la nostra.
A pensar male si fa peccato, diceva sempre mia nonna, ma qualche volta ci si azzecca.