Secondo un ritornello ormai andato a noia, l'Italia sarebbe già uscita dalla crisi. Il nostro, si sa, è un popolo umorale, ed alle prime avvisaglie di tepore, la politica urla al miracolo. Quando si parla di tifo, poi, la situazione è addirittura più paradossale: squadre di campioni diventano improvvisamente schiere di perdenti alle prime difficoltà, ed al contrario, giocatori mediocri si tramutano in fenomeni alle prime belle giocate. La Roma è vittima, forse più di ogni altra squadra della serie A, di questa nostra volubilità, e se Rudi Garcia passa da eroe a capro espiatorio un motivo ci sarà. L'abbraccio di Florenzi dopo il goal al Genoa sembra voler mettere uno scudo attorno al mister, e probabilmente è stato grazie a quel gesto che Garcia è riuscito a mantenere la panchina, ma ora si trova davanti ad una sfida tutt'altro che semplice: vincere e convincere con una squadra priva di molti giocatori fondamentali per la manovra (Pijanic, Naingollan, Dzeko, Keita) e con un Daniele De Rossi tutt'altro che in forma. Sarà necessario non far pressione su un Vainqueur investito di una responsabilità notevole (anche se fin'ora il giocatore ha dato prova di riuscire a portare a casa sempre prove dignitose) ed avere il più ispirato Iago Falqué per poter affrontare un Chievo che, quest'anno, è riuscito a produrre sempre prestazioni esaltanti con le squadre, sulla carta, meglio attrezzate. In caso di sconfitta, difficilmente la piazza comprenderà le difficoltà che Garcia avrà dovuto gestire, e chiederà a gran voce la sua testa. Ma a pochi giorni dalla sfida con il Milan, sarà la mossa giusta? I giocatori onoreranno la scelta di essersi schierati con il loro allenatore, oppure dovremmo assistere ad un'altra prestazione amebica come quella vista contro lo Spezia? Fatto sta che le premesse di Chievo - Roma non possono non dare imput a Sabatini, che questa volta non può permettersi gli errori di valutazione sulle condizioni atletiche dei prossimi acquisti di dodici mesi fa.