È da qualche anno che mi sembra di leggere in giro sui vari giornaletti sportivi e blog di pseudocritici-opinionisti del “Calciofaidatè” che al giorno d’oggi se un calciatore non ha vinto la Champions League non può entrare nell’Olimpo degli Indimenticabili.

Il tormentone è tornato di moda ora che Buffon non è riuscito ad alzarla per la terza volta consecutiva.
Che dire... Credo che il giorno in cui Gigi si mise i guantoni per la prima volta, se gli avessero detto: “Guarda Gigi, tu diventerai il portiere più forte della storia, il numero 1 dei numeri 1, vincerai tutto nella tua vita, compreso il Mondiale con la tua amata Nazionale, ma ci dispiace per una cosa, la Champions League non potrai vincerla”, penso che lui avrebbe accolto volentieri la vita che lo stava aspettando e conoscendo il personaggio, sono sicuro che avrebbe firmato il contratto in seduta stante.
Eppure se pensiamo al calciatore per eccellenza - quell’argentino che negli anni ’80 ha fatto innamorare tutti per lo sport della pelota - beh sì, ci accorgiamo che neanche lui è mai riuscito ad alzare la Coppa dalle grandi orecchie. Ma mi sembra che nessuno si azzardi a dire che era un buon  giocatore, ma niente di più (ci mancherebbe).
E allora mi viene da pensare che anche Gigi dentro di sé stia pensando a qualcosa del genere: “Beh dai, allora non è proprio così necessaria la Champions League per lasciare un segno nel calcio. Allora non sono io che porto sfiga”.

Parafrasando Kafka, potremmo dire che Gigi e gli altri campioni che si sono ritrovati nella medesima situazione stanno vivendo questo dramma sportivo in forma concreta nell'alienazione dal desiderio irraggiungibile, incastrati in meccanismi che li privano della loro vera identità. Perché la mente umana è molto complessa e a volte può indurci ad accusarci e a colpevolizzarci per colpe non dovute.
Basti pensare ad Ibra, etichettato prima come “quello mai decisivo nelle partite che contano”, per poi essere considerato un "Portasfiga": “Quando viene ceduto la squadra vince la Champions!”. Questa è una delle frasi più ricorrente degli ultimi anni, becera e misera come le persone che possono pronunciarla.
Ma davvero qualcuno crede ancora a queste superstizioni? No, perché allora non vedo il perché non tornare a credere alle streghe e al fatto che la terra è piatta. Trovo personalmente inconcepibile etichettare “mai decisivo” un giocatore come Zlatan – ok strafottente ed arrogante quanto volete, ma di una classe e di una potenza fisica impressionante – che ovunque è andato ha trionfato caricandosi le squadre sulle spalle. Può di certo non piacere il suo modo di giocare, posso capire che stia poco simpatico ai giornalisti, ma alcuni scudetti - fra cui anche in Italia - se li è cuciti addosso lui. Cose da fenomeno! “Come? Hai detto fenomeno? Dai non scherziamo! Il Fenomeno è, e resta, solo Ronaldo. Ma quello vero eh, non quello che gioca al Real Madrid”. 
Le mie orecchie sanguinano quando sento frasi di questo tipo, però in giro sento ancora discorsi del genere.
Partendo dal presupposto che non capisco questo bisogno spasmodico di dover per forza confrontare, paragonare ed eleggere sempre “il migliore di”, invece di potersi godere due funamboli del calcio moderno, volevo ricordare che anche il Sig. Nazario de Lima Ronaldo fa parte del club “Senza Champions” e che mai nessuno – com’è giusto che sia - si sia mai azzardato a dire che non era un Fenomeno.

Insomma, credo che il giorno in cui Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic smetteranno di giocare saranno altri pugni nello stomaco per gli amanti sani di questo sport, con il solito teatrino che vede in prima fila gli addetti ai lavori pronti a salire sul carro a sciorinare frasi al miele dal forte retrogusto di cianuro. Proprio come qualche giorno fa, quando all’Olimpico Francesco Totti emozionava ogni singola persona dotata di ventricoli o pacemaker, ma che guarda un po’, anche lui quella maledetta Champions non l’ha vinta! Eppure sono convinto che l’ennesimo talento del calcio ad appendere le scarpe al chiodo, il segno lo abbia lasciato.

Proprio come quel Roberto Baggio, che al Mondiale del ’90 ci aveva tanto fatto sognare, riuscendo pure nell’impresa di vincere il Pallone d’Oro qualche anno dopo, ma che di fatto, anche lui, quella maledetta Champions... non è mai riuscito ad alzarla.