In Italia la Juventus si è dimostrata ancora una volta pioniera introducendo l'Under 23 (detta anche “squadra B”), progetto già collaudatissimo in Europa e che ha fruttato molto a diversi club, in particolar modo alle big spagnole.

Il progetto ha due scopi ben precisi: sviluppare i calciatori evitandogli di fare il difficile salto dalla Primavera a una squadra della massima categoria, e dare un contributo al bilancio generando plusvalenze.
Attualmente nessun giocatore è passato dalla Juventus Under 23 ad un club della massima divisione italiana, quelli che ci sono andati più vicini giocano in prestito in Serie B o hanno generato importanti plusvalenze pur restando in categorie inferiori o di pari livello come Motta Carvalho.
Esiste anche un terzo vantaggio che mai come in questi anni ha una rilevanza incredibile ed è quello di poter tesserare i calciatori migliori come “prodotti del vivaio” ed allungare la rosa nelle competizioni Uefa.
Per le regole imposte dalla Uefa le società devono presentare due liste, denominate A e B, da 25 giocatori, contraddistinte tra loro per i limiti imposti sull’età: nella lista B i calciatori che possono essere iscritti devono avere al massimo 21 anni, mentre per la lista A non ce ne sono.
Per quanto riguarda la lista A, essa ha altre forme di limiti non legati all’età ma alla formazione del giocatore, infatti oltre ai 17 posti che una società può riempire a sua indiscrezione, ci sono altri 8 posti nei quali possono essere registrati un massimo di 4 giocatori a patto che, tra i 15 e i 21 anni, siano stati tesserati per almeno 3 anni in un club della federazione di appartenenza del club (giocatori formati dal vivaio nazionale) e 4 che, nella stessa fascia d’età, devono aver giocato per tale periodo nel club attuale (giocatori formati dal vivaio del club). L’Under 23 diventa quindi di vitale importanza in quanto permette non solo di avere giocatori della lista B con più esperienza della semplice primavera, ma anche di poter avere calciatori che, dopo aver compiuto 21 anni, risultino sotto la voce “formati dal vivaio del club” dopo appena 3 anni di tesseramento tra primavera e “quadra B”.

Per comprendere maggiormente l’importanza che l’Under 23 basta considerare il nostro paese: in Italia il criterio per definire un giocatore come “prodotto dal vivaio del club” è leggermente diverso da quello della Uefa non chè più più apprezzato dai club italiani, infatti per la FIGC il giocatore dev’essere tesserato con il club e non deve necessariamente giocare. Questo significa che se dopo appena due anni dal tesseramento un calciatore di 21 anni viene mandato in prestito, quest’ultimo verrà poi conteggiato come prodotto del vivaio in quanto il club ha mantenuto il possesso del cartellino per 3 anni, mentre per la Uefa non sarebbe tale in quanto avrebbe giocato solo 2 anni per il suo club.

Ma non è oro tutto quello che luccica e bisogna riportare anche gli aspetti negativi che limitano, almeno per il momento, le potenzialità del progetto. Infatti, l’Under 23 gioca attualmente in Serie C navigando, con grossi problemi, nella zona centrale della classifica. La Serie C è un campionato abbastanza diverso dalla Serie A (e dai massimi campionati europei più generalmente) ed è per questo che i giocatori necessitano di altri prestiti, prevalentemente in Serie B, prima di poter arrivare in Serie A e poter giocarci in pianta stabile. Molti diranno che tanti calciatori che hanno fatto la storia della Serie A si sono formati in Serie C o in serie minori, ma attualmente è lampante come il divario tra i campionati ci sia e che potrebbe risultare un ostacolo per la veloce introduzione dei calciatori nelle massime serie. Come detto, molti calciatori necessitano di prestiti e spesso rischiano di non essere poi conteggiati come prodotti del vivaio vanificando una delle qualità di tale progetto.
Per questo motivo esisterebbe un’alternativa, di cui se ne parlò anche qualche anno fa, che potrebbe risolvere alcuni problemi della Juventus e farle generare non solo maggiori plusvalenze ma anche calciatori più adatti poi ai massimi campionati.
La soluzione sarebbe quella di acquistare un club portoghese e sfruttare le sue incredibili potenzialità seguendo le orme di altri club che detengono delle squadre satellite come il City o il Lipzia.

Ci sono diversi motivi per cui potrebbe essere funzionale avere un club in Portogallo:

  1. Acquistare la maggioranza di un club è poco costoso ed il prezzo si aggira sulle migliaia di euro, il prezzo di compravendita del 51% del Belenenses, ad esempio, è di 500 euro.
  2. Libertà di tesserare ogni anno un numero illimitato di extracomunitari per poi poterli tesserare come comunitari dopo appena 5 anni.
  3. La possibilità di far giocare i giovani in massimo campionato storicamente noto per aver lanciato grandissimi calciatori.
  4. La possibilità di sfruttare una delle vetrine più famose di Europa che questo campionato rappresenta e poter generare ingenti plusvalenze con giocatori non adatti alla prima squadra (Juventus).
  5. Dal punto di vista puramente economico non va sottovalutata la più bassa tassazione portoghese sugli ingaggi (anche essi più bassi rispetto all’Italia).
  6. La possibilità di poter ambire all’Europa incrementando l’esperienza formativa dei calciatori.

La Juventus potrebbe quindi, non solo acquistare giovani europei di talento e farli crescere in un campionato considerato tra i migliori 6 in Europa ma anche di poter generare plusvalenze maggiori di quelle che generebbe l’attuale Under 23 anche se riuscisse ad approdare in Serie B.
Un altro aspetto vincete del progetto della seconda squadra è quello di poter crescere il proprio futuro allenatore già in casa ed evitare quindi il periodo di ambientazione come avvenuto per Zidane e per Guardiola. Ma anche qui è lampante come allenare un club nel massimo campionato portoghese formi molto di più un giovane allenatore rispetto al fare tutta la trafila per le categorie minori.
Acquistare un club in Portogallo ha due sostanziali problemi: i calciatori molto giovani potrebbero avere problemi di adattamento e soprattutto si tornerebbe nuovamente ad avere pochi giocatori che la Uefa riconoscerebbe come "formati dal vivaio".

La soluzione migliore, se pur utopistica, sarebbe quella di puntare su entrambe le soluzioni ma di creare, seguendo il modello Monza, una rosa per l’Under 23 che le permetta di raggiungere la Serie B e che permetta ai calciatori di militare in un campionato più simili alla Serie A nonchè una vetrina migliore di quella dove milita attualmente il club.