11 settembre 2011, Juventus 4-1 Parma grazie alle reti di Lichsteiner, Pepe, Vidal e Marchisio. Prima partita nella nuova casa bianconera, lo Juventus Stadium (oggi Allianz), prima vittoria e primo tassello di una scalata inarrestabile che ha portato, nei sette anni successivi, a ben 7 scudetti e 4 coppe Italia. Sotto la gestione di Antonio Conte prima e Massimiliano Allegri poi, la Juventus ha polverizzato ogni record entrando di diritto nella leggenda italiana e mondiale di questo sport. Eppure tutto ciò non basta, o meglio, non basta più. La Vecchia Signora è risorta dalle ceneri, è cresciuta, si è affermata in Italia imponendo un dominio totale ma è giunto il momento di esportare questa egemonia anche all'estero. Il gap con le grandi d'Europa deve necessariamente essere colmato e, azzarderei, superato. Sì, perchè in questi sette anni di vittorie, la Juve, nel 2015 e nel 2017, ha cavalcato il sogno di salire sul tetto d'Europa con le finali di Berlino e Cardiff, mancando sempre nell'appuntamento più importante. 

DA CONTE AD ALLEGRI - Credo che molti si ricorderanno della famosa frase "non puoi sederti al ristorante da 100 euro con 10 euro. In Europa ci sono squadre economicamente irraggiungibili, per me sarà molto dura vedere una squadra italiana in finale di Champions da qui a tanti anni a venire" pronunciata dall'ex capitano e allenatore bianconero Antonio Conte. Un'esternazione che racchiudeva in sè la mentalità di una squadra che conosceva i propri limiti e tali dovevano essere. Limiti che non andavano valicati, quasi fossero le Colonne d'Ercole del proprio ego e che si sono riversati in prestazioni incolori che hanno comportato l'eliminazione dalla Champions prima ed Europa League poi. L'approdo di Allegri, tra le polemiche, ha radicalmente cambiato questa concezione. La gestione dei giocatori e del gruppo, la tattica maniacale del livornese, il passaggio da una squadra quasi rabbiosa ad una più duttile, versatile, capace di aspettare concedendo poco. Una squadra che sapeva di poter andare oltre, di poter osare, tanto da sfiorare il Triplete per ben due volte. UNA SOCIETA' ESEMPIO - Riprendendo la precedente citazione di Conte mi collego ad un articolo di non molti mesi fa di Fabrizio Biasin, noto giornalista interista, che si esprimeva così riguardo alla società bianconera: "La Juve non deve cambiare, è un esempio di gestione che andrebbe copiato, esportato e soprattutto imposto. Sì, imposto. Imposto ai petrol-spendaccioni, ai club indebitati che se ne fregano perchè tanto ci pensano le banche, imposto all'Uefa e dall'Uefa, che, però, al contrario, si tappa occhi e orecchie per un unico e semplice motivo: la convenienza". Un commento sintetico, ma che dice tutto, che sottolinea il lavoro di una società che da anni tiene testa alle grandi potenze europee. TRA CAMPO E MERCATO - Essere una società esempio sotto l'aspetto economico, finanziario e manageriale comporta anche la necessità di dover privarsi di giocatori eccellenti, leader nei loro ruoli e leader nello spogliatoio, per accaparrarsi uomini di pari livello o superiore. Si pensi ai vari Vidal, Pogba, Tevez, Morata, Bonucci. Nonostante gli innumerevoli addii, la dirigenza bianconera ha sempre trovato il modo di sopperire a tali mancanze permettendo alla squadra di rimanere competitiva sui tre fronti. Marotta e Paratici si sono mossi d'anticipo siglando una serie di accordi ancor prima dell'avvio ufficiale del calciomercato previsto per l'1 luglio. L'arrivo tanto atteso di Emre Can, il colpo Cancelo, l'acquisto di Perin e il ritorno alla base dei già bianconeri Spinazzola e Caldara hanno infiammato il calciomercato juventino portando una ventata di gioventù alla rosa. La politica di affiancamento giovani-vecchi ha trovato riscontri positivi di anno in anno rendendo la Juve competitiva da subito e gettando le basi per le stagioni successive. I tifosi aspettano i veri botti che, probabilmente si rimanderanno al post-mondiale, la società credo che li accontenterà rimanendo sempre vigile sulle proprie casse.  COSA MANCA? - Penso sia la domanda che tutti, juventini e non, si pongono. Una società solida, una rosa competitiva, un allenatore che, risultati alla mano, è tra i migliori nel panorama internazionale, cosa manca per imporsi definitivamente? Le risposte le vedremo in campo ma una cosa è certa, la Juventus è pronta per rompere la maledizione.