Mercoledì sera, spinto da una carenza di programmi significativi e ardentemente desideroso di rinfrescare ricordi mondiali di partitissime leggendarie, mi sono sintonizzato sulla rete ammiraglia di mamma Rai. Devo essere sincero con me stesso: forse era meglio leggere un buon libro o sintonizzarsi su Cine 34 nella speranza di beccare un B-Movie con la Fenech o Gloria Guida. Mi sarei fatto due risate e rifatto , come si suol dire, gli occhi.

Eh sì, perchè lo spettacolo indecente al quale ho assistito non fa che confermare i dubbi che ho quale appassionato di calcio; dubbi che in taluni casi diventano solide certezze, alcune delle quali sono state anche sviscerate su questo sito. Va bene lo stato di forma precario a fine campionato (ma questo valeva anche per i calciatori sudamericani), ma le mie certezze si sono consolidate appena l'arbitro ha eseguito il triplice fischio finale.

L'Italia non ha più quella determinazione e spirito di squadra che ha animato il trionfo europeo (con un buon pizzico di fortuna), tutto ciò con una pressione psicologica derivante dalla seconda mancata qualificazione ai mondiali di calcio; un dramma sportivo che nessuno di noi avrebbe previsto dopo il trionfo di Wembley. E' come sei taluni giocatori abbiano esaurito di colpo tutta la verve, la passione e la determinazione che li avevano contraddistinti nella rassegna europea, un esempio su tutti: Jorginho L'italo - brasiliano vagava per il campo, cercando inutilmente di fare da collante tra reparto arretrato e attacco. Emblematica è stata un'azione in cui, entrato in possesso palla, quest'ultima gli è stata letteralmente estirpata dai piedi dal 34 enne Messi. L'Argentina è parsa una selezione nettamente superiore e completa in ogni reparto.

Dietro a mio avviso, anche Bonucci dovrebbe pensare bene il da farsi, soprattutto adesso che il suo compagno di mille avventure ha deciso di dire basta. E' il caso di capire quanto la carriera dell'uno si sia appoggiata a quella dell'altro. Nel mezzo del campo a parte il già citato Jorginho, anche il povero Barella che fa del dinamismo la sua arma migliore è stato surclassato tatticamente, tecnicamente ed atleticamente. per quanto concerne l'attacco, non è possibile stendere una pagella. I voti si danno per le persone che esistono, non per i fantasmi. Se il nostro calcio, dopo la prima debacle contro la Svezia, non è stato capace di riproporre null'altro che Belotti là davanti (o Immobile infortunato), significa che qualche problema a livello di vivai esiste. 

Forse aveva ragione il buon Paolo Di Canio ad affermare che se il selezionatore convoca Joao Pedro "siamo alla frutta". Il nostro era un calcio dominante, ed il nostro campionato il più seguito ed importante del Mondo. Di questo passo diventeremo alla stessa stregua di un campionato bulgaro o rumeno (con tutto il rispetto). Occorro immediatamente delle procedure affinchè almeno due o tre ragazzi provenienti dal vivaio giochino costantemente in prima squadra, basta girovagare anni in prestito. Negli altri campionati ben più quotati del nostro si da fiducia anche a ragazzini di 17 anni.

Concludendo, un altro pensiero mi si pone nei confronti di tutti quei DS o sedicenti procuratori i quali, dopo una mezza stagione in Serie A giocata discretamente, pompano i loro assistiti come fossero i nuovi fenomeni del calcio mondiale, con conseguenti valutazioni dei cartellini spropositate. Uno Scamacca o un Raspadori non valgono 40 milioni. Mettetevelo bene in testa. Al pensiero che a quell'età la maglia della nazionale la vestivano gente come Baggio o Maldini o Totti o Del Piero mi fa venire un rigurgito di malinconia e nostalgia; come d'altronde il numero 10 sulle spalle di un certo Bernardeschi...