L'apocalisse sportiva, denominata tale un mese fa dal presidente federale Tavecchio, che nessuno si sarebbe aspettato, è avvenuta.
L'Italia dopo 60 anni non parteciperà al mondiale.
Un fallimento totale per tutto il mondo del calcio, un danno incommensurabile a tutto il movimento e a tutto ciò che ci sta dietro. Avremmo tutti voluto ritrovarci quest'estate davanti ai televisori a vivere quell'emozioni che solo il calcio ti sa dare, quel senso di unione che mai come durante le partite della Nazionale ci accomuna tutti, come ieri sera a San Siro.
Ed invece ci toccherà apprezzare le giocate di Messi, Dybala, Isco, Ramos e tanti altri campioni da spettatori. Spettatore lo sarà anche lui, come un semplice italiano, che in realtà non è.

Gigi Buffon ieri sera, nella catastrofe generale, si è assunto la responsabilità di parlare al popolo italiano, a tutte quelle persone che, come lui, hanno vissuto 90 minuti al cardiopalma pur di raggiungere l'obbiettivo.
Un obbiettivo sfumato, svanito, che lascia tutti a pezzi.
Il capitano si è presentato ai microfoni colmo di dolore, con le lacrime che non riusciva a trattenere. A me è sembrato di rivivere le immagini di Cardiff, della maledetta notte del 3 Giugno, e le parole che Buffon ha pronunciato ieri sera, rieccheggiavano come un'eco nella memoria di tutti i tifosi bianconeri.
Parole che nessun italiano si dimenticherà per molto tempo, racchiuse in un pianto che accomuna tutti noi, un'immagine che fa sentire qualsiasi tifoso, mai come ieri, sempre più vicino a quell'uomo, quel capitano, che dice addio all'azzurro nella maniera peggiore, che in quel pianto, lascia al mondo intero l'amaro in bocca, per non avere la possibilità di assistere all'ultimo mondiale del miglior portiere del mondo e probabilmente, il migliore che la storia del calcio italiano abbia mai visto.
Un uomo che con il suo aplomb e il suo modo di fare è riuscito ad unire tifosi di tutte le squadre, juventini e non. Perché la verità è che tutti volevamo il mondiale, lo volevamo sopratutto per Gigi, ed è per questo che tutti siamo parte di quel pianto che resterà per molto tempo nella mente di tutti noi.