Trovo che la generalità della critica, fatta qualche ottima eccezione, abbia concesso, e stia ancora concedendo, ampia fiducia al Milan inteso come proprietà, dirigenza, calciatori ed allenatore.
Ora si tratta di capire se la fiducia in questione sia stata, da un lato, meritata e, dall'altro, se vi siano ancora le condizioni per ulteriori proroghe della stessa (fiducia).

Alla prima domanda la risposta è sì. E' stato giusto concederla. Alla seconda (domanda), la risposta è senz'altro no. Non vi sono le concessione di ulteriore credito fiduciario.

La premessa di questo ragionamento, com'è ovvio, non può che essere una. Il Milan è un immenso patrimonio economico, ma anche di affetti, sentimenti ed emozioni.
E' un patrimonio. Innanzitutto dei tifosi.

Partendo da questo, occorre procedere all'analisi dei fatti. Intesi in senso fenomenologico, di accadimenti oggettivi.

Primo punto, la proprietà.
A tal proposito, occorre affermare, senza tema di smentita, che il fondo Elliott si è ritrovato tra le mani una patata bollente in maniera probabilmente inaspettata.
Da quel momento il fondo ha dato per intero la plastica rappresentazione della propria incompetenza. La nomina di Gazidis ad amministratore delegato ha costituito la sintesi di queste incapacità. Doveva rivoluzionare la gestione societaria e triplicare le entrate da sponsor. Niente di tutto questo è avvenuto, anzi, ad oggi, la situazione è significativamente peggiorata.

Maldini e Boban
Al netto delle qualità (immense) dei calciatori e degli uomini (di spessore certamente), hanno entrambi dato prova certa di indecisione, volubilità e purtroppo, almeno ad oggi, di totale inadeguatezza nella scelta di calciatori e allenatori (con la sola eccezione di Bennacer). 

I giocatori
Argomento strettamente correlato al precedente, frutto di scelte errate e di sopravvalutazioni incredibili. Il dato più sconfortante, persino aldila' degli evidenti limiti tecnici, è costituito dalla radicale assenza di personalità di chi scende in campo. Più che una squadra, un'armata brancaleone.

Pioli
Non è certamente il pù colpevole e sarebbe, forse, rimasto fuori da questo quadro impietoso se, però, non avesse dato prova, anche lui, di tutti i limiti di un allenatore mediocre. Ha continuato a puntare su Suso da quando ha messo piede al Milan, ed è stato certamente un errore.
Che, tuttavia, rappresenta niente rispetto al disastro inemendabile commesso contro la Samp: aver tenuto in campo, per 90 minuti, la PARODIA di un calciatore.