Che Walter Sabatini vivesse di eccessi lo sapevamo, basta leggere le interviste che lo dipingono come una specie di "eroe maledetto" dei nostri tempi, ma ciò che ha fatto nelle ultime due settimane con indosso la giacca con l'ippocampo granata della Salernitana va oltre ogni logica razionale.
Iervolino ha evitato l'esclusione dal campionato di serie A e per provare a salvarsi (sul campo) ha affidato a lui l'impresa di una salvezza che, diciamolo, avrebbe comunque dello straordinario.
10 punti in 22 partite, 8 da recuperare sulla quart'ultima (il Venezia) che ad oggi sarebbe salva con lo stesso numero di partite. La scorsa stagione la quart'ultima si è salvata con 37 punti, in pratica in 16 partite bisognerebbe farne 27, con una media di 1,68 punti a partita. Un mezzo miracolo.
Dieci acquisti più quello di Diego Perotti, che sembra essere in arrivo. Che fanno undici, idealmente una squadra interamente schierabile sul terreno di gioco. C'è anche il portiere.

L'idea è che Sabatini in queste due settimane non solo abbia fatto i colpi di mercato per la Salernitana, ma anche quelli che non ha potuto fare per Suning, per la Sampdoria, e per il Bologna, in un trittico di esperienze che dal 2017 gli ha regalato poche gioie e tanta frustrazione.
Sepe, Mazzocchi, Fazio, Dragusin, Radovanovic, Bohinen, Ederson, Verdi, Mousset, Mikael e appunto, Perotti.
Colpi buoni? Ne salvo uno, Sepe. Pur inattivo a Parma, perchè davanti si è trovato il mostro sacro Buffon, è un portiere che in serie A ci può stare, lo ha dimostrato negli ultimi anni.
Le altre sono scommesse. A perdere.

Fazio, Radovanovic, Verdi e Perotti sono fermi. Tre di loro sono ultratrentenni. Sì, conoscono la serie A, ma tra quattro mesi la stagione chiude i battenti e non possono essere pronti subito. Ci vogliono settimane, col rischio di intoppi di origine infortunistica oggettivamente alto se pensiamo alla loro carta d'identità e al lungo periodo di inattività.
Mazzocchi la serie A l'ha appena assaggiata in questi mesi al Venezia, dove non era un titolare certo.
Dragusin è un prospetto giovane di ottime speranze e future credenziali, ma al momento ha fatto giusto una manciata di minuti in serie A alla Sampdoria, dove il campo lo vedeva di rado.
Gli altri? Ad oggi sconosciuti, o quasi. Più o meno esperti, arrivano tutti da realtà straniere e sappiamo bene quanto sia difficile calarsi nella realtà del calcio italiano, specialmente se non sai la lingua e devi cambiare in fretta abitudini e stile di vita. 
Manca il tempo, quella parolina di cinque lettere spesso dimenticata da tanti addetti al lavoro, che vorrebbero tutto e subito e non sono disposti ad aspettare. Eppure è la componente forse più importante in uno sport dove l'amalgama dentro e fuori dal campo è componente imprescindibile per ottenere dei risultati positivi.
Sempre secondo le dichiarazioni di Sabatini, l'allenatore Colantuono sembra avere una fiducia limitata e condizionata dai prossimi risultati e in questo contesto piuttosto inverosimile si accinge a preparare la partita già decisiva contro lo Spezia in programma tra meno di una settimana all'Arechi. 
Una sorta di polveriera, dove il tecnico in discussione ha pochi giorni per plasmare una squadra che non si conosce, con metà giocatori nuovi e l'altra metà di fatto screditata dalle parole del DS, che in fase di  presentazione non mancò di sottolineare che tanti giocatori della squadra non andavano bene e la rosa sarebbe stata rivoluzionata.
L'unico aspetto positivo è rappresentato dall'affetto di una tifoseria che non ha mai smesso di crederci e che sembra davvero vicina alle sorti della squadra, aggrappata a questo vento di cambiamenti nella speranza di vedere svoltare una stagione fin qui ben avara di soddisfazioni.  
Sembra passata un'eternità da quel 10 Maggio: 3-0 al Pescara e grande festa in città per una promozione tanto poco attesa quanto meritatissima, per merito di un gruppo di ragazzi che erano immagine e somiglianza del proprio mentore Castori.
Già Castori, colui che a Carpi collezionò 28 punti da Gennaio a Maggio 2016, finendo a 38 punti e sfiorando una salvezza che sarebbe stata clamorosa. Non c'erano fenomeni, quasi tutti esordienti in serie A, ma un gruppo di ragazzi uniti che seguivano alla lettera i dettami di un allenatore troppo spesso sottovalutato.
Castori è a libro-paga della società, bastava richiamarlo per tempo e concordare con lui una campagna acquisti che, a causa dei problemi societari, quest'estate non gli ha portato una rosa pronta per la serie A.
Pochi innesti ma mirati, un gruppo coeso che parla la stessa lingua di un allenatore cui va data fiducia a prescindere, pronto a giocarsela da subito su tutti i campi.
Alla strada più semplice e percorribile Sabatini ha preferito quella tortuosa della rivoluzione, che fa parlare le televisioni e scrivere i giornali. Che fa disegnare ai tifosi la nuova formazione titolare, colma di giocatori di grido, poco avvezzi a correre e sacrificarsi, quanto più abili a cercare la giocata a effetto.
Al campo l'ardua sentenza...