Capitolo IV: una nuova vita

Il ragazzo inizialmente rifiutò perché era troppo triste per l’accaduto ma poi dopo aver pensato bene alla proposta capì che doveva pensare ad altro e così accettò. non era mai stato in una scuola calcio perché anzi, nel suo paese aveva solo giocato con i suoi amici e, appena arrivò nella scuola calcio, iniziò subito ad allenarsi molto duramente anche nel giardino di casa dei suoi zii ,dove si era ambientato bene e aveva trovato molti amici. , conobbe il mister Fulvio Sandrelli, Fulvio proprio come suo padre, che appena arrivato, lo aiutò ad ambientarsi e gli consigliò anche cambiare ruolo e facendolo giocare nel ruolo di esterno perché era davvero molto veloce tanto che i suoi compagni lo iniziarono a chiamare il Fulmine perché, quando partiva in contropiede era imprendibile. La prima giornata di campionata fu per molto importante ma, siccome il mister non lo riteneva ancora pronto lo mandò in panchina. inizialmente non fu contento della panchina perché in allenamento era sempre il migliore ma poi capì che il mister sapeva che Mario che non aveva mai giocato una vera e propria partita oltre a quelle di allenamento e quella del provino e così accettò la scelta del mister. La prima di campionato si mise subito bene e la squadra riuscì a vincere con facilità grazie soprattutto alla tripletta di Antonio Gerardini, il ragazzo con cui aveva legato di più ed anche il più forte della squadra. Anche per la seconda partita di campionato inizialmente iniziò in panchina, la partita fu difficile per la squadra da sbloccare;il Trento attaccava molto ma non riusciva mai a trovare la via del gol. Il mister decise di mettere in campo e, augurandogli buona fortuna gli disse di giocare in nome dei suoi genitori che lo stavano guardando da lassù. entrò al posto di Mauro Giuliano che abbracciò Mario e gli disse: “Buona fortuna fulmine”.

Capitolo V “Buona fortuna fulmine”

Sentendo quelle parole Mario si caricò e aveva tanta voglia di portare alla vittoria la sua squadra, era la sua prima partita importante , e non vedeva l’ora di iniziare a giocare davanti a tanta gente in nome dei suoi genitori, che avevano fatto di tutto pur di far realizzare il suo sogno, ora toccava a lui. Samuele, il portiere della sua squadra, gli fece un grande lancio, lui fece un ottimo scatto e, stoppando la palla perfettamente si diresse dalla fascia verso l’area. Una volta arrivato verso il fondo riuscì a crossare un bel pallone sulla testa di Antonio che, però non riuscì a toccare bene la palla che si diresse sul fondo. Il Trento attaccava sempre di più e Mario era il più in forma, stava giocando una bella partita, ogni volta era lui a guidare i contropiedi della sua squadra, fino a quando però Mario perse un pallone a centrocampo e la squadra avversaria riuscì a ripartire trovando la via per segnare l’1-0. Il Trento perse quella partita e Mario ci rimase molto male perché ci teneva a vincerla non solo per la sua squadra ma anche perché era la prima di campionato ma soprattutto per i suoi genitori. Il mister gli disse che aveva giocato bene per essere la sua prima partita e che sicuramente poteva iniziare una delle prossime da titolare. Mario era davvero contento perché sicuramente giocando titolare avrebbe avuto l’occasione di farsi vedere da tutti gli osservatori che erano presenti allo stadio, si , perché siccome la sua era una delle squadre giovanili più forti del nord Italia allo stadio c’erano quasi sempre gli osservatori delle maggiori squadre del nord. Mario tornò a casa da una parte triste per la sconfitta e da una parte felice perché il mister gli aveva garantito che lo avrebbe messo titolare già dalla prossima partita perché aveva talento. Da quel giorno fino al giorno della partita Mario la mattina andava a scuola, dove stava andando molto bene, e il pomeriggio andava tutti i giorni ad allenarsi anche da solo. La sera prima del giorno della partita Mario sognò i suoi genitori che giocavano insieme a lui con il pallone che Fulvio, il padre, gli aveva regalato e che Mario teneva sempre con sé, il giorno dopo si svegliò carico e ripeteva che se avesse vinto, avrebbe dedicato la vittoria ai suoi genitori.

  1. Quella mattina Mario andò come tutti i giorni a piedi a scuola, che non era molto lontana da casa sua, insieme al suo migliore amico e compagno di squadra Antonio Gerardini. Una volta finite le lezioni Mario tornò a casa come un fulmine, mangiò in fretta e si andò velocemente a riposare per arrivare carico alla partita. Dopo essersi svegliato Mario, insieme ad Antonio e accompagnato dai suoi cugini, si mise in macchina e dopo 20 minuti arrivò al campo per giocare la partita, incontrò il mister Fulvio e insieme a tutti i compagni arrivarono nello spogliatoio per conoscere la formazione scritta sulla lavagna dall’allenatore. Mario non vedeva l’ora di vedere quella lavagna per avere la conferma che di essere titolare, la formazione era: Samuele Capezzi tra i pali, Davide Mandelli, Andrea Batuomo, Eugenio Masito e Stefano Corsato nella difesa a 4, a centrocampo Mattia Alfame, Gino Redato e Antonio Nerini, e in attacco il tridente composto da Mauro Trazzini,Antonio Gerardini centravanti e sull’esterno sinistro Mario Sommaro, Mario vedendo il suo nome sulla lavagna rimase emozionatissimo, e quando il mister lo chiamò per dargli le istruzioni gli disse che sapeva lui cosa dovesse fare perché lui era nato con il pallone tra i piedi e sicuramente da grande sarebbe diventato un grande campione e questa sarebbe stata una partita storica per lui, che nella vita, nel bene o nel male avrebbe sempre ricordato. Mario ringraziò il mister ed entrò in campo tenendo con sé un bracciale che gli avevano regalato i suoi genitori e che da lì in poi, ogni partita avrebbe tenuto sempre con lui. L’arbitro fischiò l’inizio della partita, Mario era posizionato sulla fascia destra e subito dopo il suo solito scatto in profondità gli venne lanciato il pallone da Antonio, il ragazzo Calabrese stoppò bene la palla e senza saltare nessuno provò subito a tirare a giro. palla finì di pochissimo sul fondo dopo aver sfiorato il palo tra lo stupore del pubblico che subito iniziò ad incitare la squadra e ad applaudire Mario ogni volta che toccava un pallone. partita si mise male per i ragazzi trentini che furono presi in contropiede dagli avversari che entrarono in area e l’attaccante che teneva palla fu atterrato da Andrea Batuomo che fu espulso, Mario andò da Andrea che gli chiese scusa e gli augurò buona fortuna. Mario andò anche da Samuele Capezzi, il portiere, che era Calabrese come lui e che per una serie di motivi si era trasferito in trentino, gli disse che l’attaccante avrebbe tirato rasoterra all’angolo di sinistra. Samuele tornò in porta e l’attaccante dopo il fischiò dell’arbitro prese la rincorsa e tirò rasoterra proprio nell’angolo di sinistra, Samuele si tuffò come gli aveva detto Mario e riuscì a parare per la gioia dei compagni e dei tifosi. difesa però era con un difensore in meno e il mister doveva sacrificare un attaccante per fare entrare un difensore, Mario era preoccupato perché il maggiore indiziato era lui, ma non voleva uscire dopo solo mezz’ora di gioco e allora si mise in testa che se la sua squadra avesse segnato grazie a lui allora non sarebbe uscito. Appena riuscì ad avere il pallone tra i piedi lo passò a Mattia Alfame, che era il regista della squadra, e scattò sulla sua fascia dove gli venne lanciato un bellissimo pallone dal centrocampista. Fece un grande stop, riuscì a superare il difensore avversario che lo marcava e dopo essersi accentrato fece un bellissimo tiro a giro di sinistro che lasciò il portiere di sasso e che si infilò sotto il sette. Mario non credeva a quello che aveva fatto; tutti i suoi compagni corsero ad abbracciarlo e lui subito dopo aver realizzato di aver segnato per la sua squadra corse dai suoi tifosi che gridavano a gran voce il suo nome. Mario, una volta finiti i festeggiamenti, tornò in campo bacio i suo bracciale e alzò le braccia al cielo per dedicare il gol ai suoi amati genitori. Dopo il suo gol per la sua squadra fu tutto semplice; riusciva a ripartire come se non avesse l’uomo in meno e Mario riuscì anche a trovare l’assist per il secondo gol che fu realizzato dal suo amico Antonio. Verso la fine riuscì anche a trovare il 3-0 e la partita si concluse con questo risultato. Per Mario fu un esordio indimenticabile che si sarebbe sicuramente ricordato per tutta la vita, inoltre oltre a ricevere un sacco di complimenti dai compagni, li ricevette anche dal suo mister che gli disse che era davvero un fenomeno e che oggi tutti avevano potuto ammirare il suo talento.