Un romanzo che ho scritto insieme a Mattia Battaglia e a cui a sono molto legato, nei prossimi giorni arriverà qualcosa di nuovo riguardante il libro. Adesso leggete i primi capitolo, perchè introducono la storia di un ragazzino prodigio, che partendo dal basso con sacrifici e molta, anzi moltissima gavetta, è riuscito ad ottenere qualcosa che non si sarebbe mai aspettato, ma attenzione ai colpi di scena perchè questo racconto è davvero pieno di fatti che vi lasceranno stupefatti.

 

Capitolo I: L'inizio di tutto
Il 25 giugno 1979 nasce ad Amaroni, paesino di quasi 2000 abitanti situato vicino a Catanzaro Mario Sommaro, chiamato così dai suoi genitori Fulvio e Barbara, tutti e due nati nel paesino calabro, lei casalinga e lui bidello nella scuola del paese.

Mario è un bellissimo bambino e sin da piccolino ha dei bellissimi occhi verdi e i capelli castani, suo padre Fulvio è un grande appassionato di calcio, tifa per il Napoli e sogna che suo figlio possa ereditare da lui la sua passione per il calcio e per la sua squadra del cuore.

Il 25 giugno del 1980 Mario compie 1 anno e il primo regalo che il padre gli fece fu un pallone, sperando che il figlio potesse appassionarsi al gioco del calcio giocandoci insieme a lui.

Appena vide il pallone Fulvio, che era tra le braccia di sua mamma sbarrò i suoi occhioni verdi e dopo averlo preso in mano iniziò a toccarlo e a giocare lanciandolo al padre e tiene il pallone che il padre gli aveva regalato sempre con lui.

Fulvio nasce a Catanzaro ma vive a Vallefiorita , un paese situato vicino ad Amaroni, di 1.800 abitanti da una famiglia di contadini, frequenta scuola elementare e media nel suo paese natale e una volta finite le media inizia le scuole superiore e decide di iscriversi alla scuola alberghiera.

Una volta finita la scuola trova subito lavoro alla scuola media di Vallefiorita ma stavolta come bidello dove lavora per 5 anni.

Dopo aver conosciuto Barbara decide di trasferirsi nel paese della sua ragazza, Amaroni. Riesce a trovare lavoro nella scuola elementare di Amaroni, dopo 3 anni Fulvio e Barbara decidono di sposarsi e dopo altri 2 anni, nel 1979 nasce il oro primo bimbo, chiamato così come il padre di Fulvio. Barbara nasce anch’essa a Catanzaro ma trascorre la sua infanzia ad Amaroni,e frequenta il liceo Classico di Catanzaro. Una volta finito il liceo decide di non frequentare l’università ma va a lavorare nel bar di famiglia dove resta per 9 anni. A 27 anni conosce Fulvio e va a vivere insieme a lui nella casa del fratello partito per la Germania e decide di lasciare il bar e di occuparsi della nuova casa e a settembre 1981 Mario iniziò a frequentare l'asilo del paese.

 

Capitolo II: 1982/83: che anno!
Il 1982 si rivelò per Mario un anno magico.

All’asilo gli amici di Mario non amavano il calcio, ma, nonostante questo suo padre inizio a fargli vedere tutte le partite del mondiale ovviamente a vedere l'Italia.

L'Italia era una grande squadra ma non una delle favorite come il Brasile di Paulo Roberto Falcao e l'Argentina di Maradona per la vittoria finale sopratutto dopo i tre pareggi nella fase a gironi, ma poi grazie alle vittorie contro Argentina per 2-1, grazie ai gol di Tardelli e Cabrini e grazie anche a Gentile che fa un boccone di Maradona, l' Italia passa ai quarti e proprio contro il Brasile, l'altra favorita, grazie a una tripletta di Paolo Rossi e ad un super Dino Zoff l'Italia batte 3-2 il Brasile, quindi Mario inizia ad appassionarsi sempre di più e a tifare per L'Italia in modo sempre più sfegatato.

La squadra allenata da Bearzot arriva in semifinale dove batte la Polonia grazie ad una doppietta di Paolo Rossi e arriva in finale contro la Germania. Tutta l'Italia è in fermento e Mario non vede l'ora di assistere alla finale contro i tedeschi insieme a suo padre e i suoi amici. E' il giorno della finale e Mario e impaziente di assistere alla partita che si sarebbe svolta di sera, è strano che un bambino di 5 anni possa interessarsi così tanto di calcio ma lui, che aveva solo quel pallone regalatogli dal padre quando era ancora piccolissimo, era davvero un appassionato e gli sarebbe piaciuto un sacco continuare a coltivare la sua passione anche quando sarebbe stato più grande. Così prima della partita lui, suo padre andarono a casa dei propri amici per vedere la televisione, perché a quei tempi solo chi era benestante poteva permettersela. Questo mondiale fu uno dei più belli di sempre e l’Italia era la squadra da battere. In finale, contro la Germania Segna Rossi, di testa, poi Tardelli fa urlare la Penisola con una rete da cineteca. la gioia del 3-0 per gentile concessione di uno straripante Conti, che fu eletto il miglior giocatore del mondiale e divenne anche l'idolo calcistico di Mario. In tribuna, il presidente Pertini esulta come tutti i tifosi della Penisola. Italia sul tetto del mondo. Per la terza volta nella sua storia. Mario era incredulo e fu contentissimo per la vittoria finale che la sua nazionale aveva ottenuto. Fulvio provò a convincere Mario a tifare per il Napoli ma non ci fu niente; Mario si innamorò del gioco della Roma e proprio quell'anno alla sua famiglia fu regalato un televisore, dove Mario avrebbe potuto finalmente vedere le partite insieme a suo padre. Mario lo stesso anno iniziò la scuola e iniziò anche a giocare con i suoi amici a calcio nel campetto del paese. Il 12 settembre 1982 iniziò il campionato e Mario insieme a suo padre non vedevano l'ora di assistere alla partita della Roma, che riuscì ad imporsi sul campo del Cagliari per 1-3 come per le prime 10 giornate che furono successi ( macchiati solo da due sconfitte e un pareggio), l'undicesima giornata era contro il Catanzaro ,proprio vicino al paese dove viveva Mario, ( squadra fondata nello stesso anno in cui è stata fondata la squadra capitolina) contro i Calabresi ed il sogno di Mario era quello di assistere alla partita allo stadio Ceravolo. Barbara e Fulvio o decisero di regalare a Mario il suo sogno, ed il 28 novembre 1982 lo portarono allo stadio del Catanzaro a vedere la partita in tribuna. Quando Mario entrò allo stadio per la prima volta e per lui fu un'emozione indescrivibile vedere tutta quella gente che aveva la sua stessa passione, tutti quei cori e poi vedere i suoi idoli da vicino era per lui una cosa bellissima. partita finì 0-0, ma Mario era così sbalordito dopo essere stato allo stadio che non diede peso nemmeno al risultato Mario continuò a giocare con i suoi amici senza mai fermarsi e fu notato da un osservatore del Catanzaro che si trovava nel suo paese. l’osservatore conobbe i suoi genitori, e propose al padre di Mario che, quando avrebbe compiuto 7 anni fare un provino nelle giovanili del Catanzaro. Fulvio e Barbara decisero di non dire niente a Mario che continuò ad andare a scuola e a seguire la “Magica” che vittoria dopo vittoria arrivò alla conquista finale dello scudetto che il 15 maggio 1983 fu riportato nella città capitolina dopo molti anni. Per Mario fu una festa e anche lui sognava di giocare nella Roma quando sarebbe stato grande diventando l’erede del suo mito Bruno Conti, che qualche anno dopo sarebbe diventato il dirigente sportivo della primavera della Roma.


Capitolo III: l’inizio di carriera
Il 25 giugno del 1983 Mario compì 7 anni e a settembre dello stesso anno i suoi genitori gli fecero il grande regalo di compleanno che sognava; contattarono l’osservatore del Catanzaro che avevano conosciuto e gli fecero fare il provino con la squadra calabrese. Mario non aspettava questo regalo perché i suoi genitori non gliene avevano mai parlato prima di quel giorno ed era davvero emozionato perché il giorno dopo avrebbe dovuto svolgere il provino. L’indomani mattina Mario si svegliò prestissimo perché non vedeva l’ora di fare quel provino e sapeva che se fosse passato per lui si sarebbe realizzata la carriera che sognava. Così i tre si misero in macchina e andarono a Catanzaro, distante 30 minuti circa da Amaroni, a fare il provino. I tre arrivarono in città e si incontrarono con l’osservatore che li portò nello stadio del Catanzaro e poi al centro sportivo dove prima fu pesato e misurato e poi fu portato al campo dove conobbe l’allenatore di quella che, se avesse passato il provino, sarebbe diventata la sua squadra. Iniziò ad allenarsi facendo palleggi, dribbling, tiri insieme ad altri ragazzi che stavano svolgendo il provino insieme a lui. Alla fine dell’allenamento arrivò il momento della partitella così quando il suo allenatore gli chiese in che ruolo giocasse e Mario gli disse a centrocampo e così iniziò a giocare nel ruolo di Centrocampista. Iniziò la partita e la squadra avversaria iniziò subito ad attaccare, Mario fermò l’attacco e rubò la palla facendo ripartire i suoi e lanciando il pallone in profondità, In quel momento appena prese il pallone pensò a tutto quello che sarebbe potuto succedere se avesse superato quel provino e se avesse iniziato bene la sua carriera calcistica. Mario iniziò bene, riuscì anche a creare qualche buona azione grazie alla sua velocità, ma la partita si mise subito male, infatti la sua squadra andò subito sotto di due gol e Mario provò a mettersi in mostra provando subito a rubare palloni e a ripartire ma siccome provò a ripartire sempre da solo senza passarla ai suoi compagni non riuscì a concludere nessuna azione nel migliore dei modi facendosi richiamare più volte anche dal suo allenatore. provino non fu dei migliori per Mario che deluso lasciò Catanzaro insieme ai suoi genitori che però cercarono di tirarlo su dicendogli che quando sarebbe stato più grande e forte fisicamente lo avrebbero fatto ritentare. Mario non demorse e continuò ad allenarsi nel campetto del paese con i suoi amici, riprese la scuola e iniziò benissimo con buonissimi voti e continuò a seguire la Roma che andò alla grande per tutto il corso dell’anno riuscendo a trionfare in Coppa delle coppe (moderna coppa Italia) e arrivando seconda sia in Campionato e purtroppo sia anche in Coppa dei Campioni dove dopo essere arrivata in finale contro il Liverpool perse ai rigori dopo la rinuncia di Falcao che decise di non tirare il rigore e l’ultimo rigore sbagliato da Ciccio Graziani che ha concesso la vittoria agli Inglesi, fatto che Per Mario si rivelò una delusione terribile perché avrebbe sognato di vedere la sua squadra trionfare in Europa, così si mise in testa che se fosse diventato un giocatore della Roma avrebbe fatto vincere la Coppa dei Campioni alla squadra che tifava sin da bambino. Una volta finita la scuola i suoi genitori fecero a una bellissima sorpresa, infatti il 15 luglio 1985 portarono Mario in vacanza in Trentino per 15 giorni, dagli zii del padre, Umerto e Tina, che li invitarono nel loro piccolo paesino, Val di Stava propaggine della Val di Fiemme, attraversata dal torrente Rio Stava, la loro casa si trovava nel comune di Tesero.
Il 19 luglio era un venerdì di sole e la famigliola insieme agli zii, decisero di fare una gita a dove si posizionarono per fare un bel picnic con quello che avevano preparato la zia e la mamma con i piatti tipici calabresi e trentini, scelse ovviamente il suo piatto preferito, la pasta di ripiena. Ma una volta finito di mangiare, andò a giocare a pallone insieme al padre facendo tiri e passaggi, lui non era mai stato così felice infatti la sua prima vacanza fino a quel momento fu davvero stupenda, ma purtroppo solo fino a quel momento perché alle 12:22 si verificò una vera e propria catastrofe causata dal cedimento degli argini del bacino di decantazione l’inondazione della miniera di Prestavel che provocò la fuoriuscita di circa 180 000 m 3 di fango, che travolse violentemente l'abitato di Stava, il luogo dove si trovava la famigliola. era andato a recuperare il pallone lanciato dal padre veloce come un fulmine quando i suoi genitori e i suoi zii come tutte le persone che si trovavano lì in quel momento furono travolte da una valanga di fango che travolse tutto quello che trovò davanti a se fino a quando non raggiunse la confluenza con il torrente Avisio. vide passarsi davanti tutte queste persone travolte dalla valanga e non vedendo più i genitori via per non farsi travolgere dalla valanga. Purtroppo sua mamma e i suo padre non riuscirono a salvarsi dalla valanga. In quel momento si sentì crollare il mondo addosso, adesso non aveva più i suoi genitori, le uniche persone di cui si fidava, che amava veramente, di cui aveva bisogno. Per lui fu una tragedia, rimase in camera per giorni senza parlare, dormire e toccare cibo. Quella tragedia fu davvero unica perché contò 268 morti tra cui decine di bambini e di donne con pochissimi sopravissuti, tra questi ci fu lo zio Umberto che, portò a casa sua a vivere con lui. era sconvolto per tutto quello che era successo e per diversi giorni non uscì di casa e non toccò cibo, in Trentino arrivarono così i cugini di Fulvio, che finite le vacanze, mandarono Mario a scuola nel paese Trentino, Mario iniziò così la scuola convivendo però, con questo dolore che non si sarebbe mai scrollato di dosso. Per provare a tirarlo su i suoi cugini Francesco e Martina, che andarono a vivere con e suo zio, provarono ad iscriverlo nella squadra di calcio del Trento, che era una delle più conosciute dalle maggiori squadre del nord, che tenevano sempre d’occhio i ragazzi della squadra, e sicuramente poteva avere un’opportunità in più per riniziare da capo a giocare a calcio.