«Con la Serie A in questo stato, è normale che la Nazionale sia scarsa».

Nel corso dell'ultima decade abbiamo sentito pronunciare questa frase migliaia di volte. Il nostro campionato ha perso molto appeal rispetto a quando, negli anni '90 e all'inizio degli anni 2000, tutti i più grandi campioni del calcio europeo correvano negli stadi delle squadre nostrane. Il drastico calo di popolarità e competitività è stato causato da una serie di fattori: l'ascesa straripante della Spagna, la rinascita calcistica della Germania dopo le riforme drastiche degli anni '90, la sempreverde Premier League, con i suoi club storici e stadi moderni a portata di tifoso, e l'arrivo dei petrol-dollari in alcuni club importanti sparsi per l'Europa (ad esempio Manchester City, Paris Saint Germain, Zenit San Pietroburgo). L'Italia è rimasta arenata, invece, agli antichi fasti: stadi ormai vecchi, fatiscenti e inadeguati, società sempre più povere economicamente e con una federazione che, in mancanza di riforme che possano rinfrescare la struttura del nostro calcio, si è trovata sempre più in balia delle onde provocate dall'innovazione del resto delle nazioni. A questo patatrac a livello di club, si è affiancato il disastro della Nazionale Italiana nei mondiali del 2010, 2014 e la mancata qualificazione a quelli del 2018. Qualche risultato soddisfacente agli Europei non giustifica tutte queste débacle internazionali. A detta di molti, la causa del declino degli Azzurri sarebbe proprio il campionato di basso livello (ad eccezione dell'Inter vincitrice della Champions nel 2010 e della Juventus, protagonista di due finali delle ultime tre giocate) e incapace di far crescere i nostri giovani, i futuri Baggio e Cannavaro.

Ma siamo davvero così certi che sia questa la causa?

Negli scorsi giorni la Francia ha diramato i nomi dei 23 convocati per la Coppa del Mondo in Russia. Analizziamo con attenzione questa lista: nove di essi militano nel campionato francese (Areola, Mandanda, Kimpembe, Rami, Sidibe, Fekir, Lemar, Mbappe e Thauvin); sei nel campionato spagnolo (Hernandez, Umtiti, Varane, Nzonzi, Dembele, Griezmann); cinque in Inghilterra (Lloris, Mendy, Kante, Pogba, Giroud); due in Germania (Pavard e Tolisso); uno in Italia (Matuidi). Dei nove francesi, tre militano nel Paris Saint Germain, tre nel Marsiglia finalista di Europa League, due al Monaco e uno nel Lione. 

I Blues, al netto di come andranno le cose in Russia, sono tra le squadre favorite per la vittoria finale. Eppure, c'è qualcosa che non va: la Ligue 1 è un campionato di livello superiore alla Serie A? Molto probabilmente no. Le similitudini ci sono: una squadra nettamente più forte che domina da anni (il Psg, fermato solo lo scorso anno da un fenomenale Monaco, e la Juve) e squadre di media-bassa classifica decisamente non irresistibili. Nonostante ciò, crediamo di poter affermare con certezza che il campionato nostrano sia, dal punto di vista tattico e tecnico, almeno una spanna sopra quello dei galletti francesi. Come spiegare allora la differenza enorme che intercorre tra le due rispettive rappresentative nazionali? Questo gap è creato senza dubbio dal talento di gran lunga superiore su cui i francesi possono contare rispetto a noi (basti pensare che si sono permessi il lusso di lasciare a casa giocatori del calibro di Benzema, Rabiot, Lacazette e il pagatissimo Laporte), ma soprattutto dall'esperienza. Come abbiamo detto, nove dei 23 convocati militano in Francia; i restanti 14 giocano invece sparsi per l'Europa, in campionati molto più competitivi e in club quasi sempre coinvolti in grandi sfide internazionali. Tra gli Azzurri, invece, l'unico a potersi fregiare della possibilità di giocare al di fuori dei confini del Bel Paese è Verratti, perno del centrocampo del Psg. 

Avere giocatori abituati alle grandi sfide e a subire pressioni costanti durante l'arco di ogni stagione, risulta poi fondamentale nelle partite che contano con la propria compagine di appartenenza, che sappiamo essere, ai Mondiali, poche e crudeli. Partite secche, da dentro o fuori, con gli occhi del mondo tutti puntati addosso. I nostri nazionali, la maggior parte abituata a giocare in campi di provincia (con tutto rispetto per questi club), non sono avvezzi a prepararsi e scendere in campo per questi match.

Dunque, in conclusione: la Nazionale è "scarsa" per colpa della Serie A, oppure per altri fattori che coinvolgono le fondamenta del nostro calcio? Ai posteri l'ardua sentenza.