E si: sette titoli e quattro Coppe Italia consecutive sono cose mai viste. E dunque è lecito - per alcuni - lanciare la pietra del dubbio e della corruzione per giustificare il proprio fallimento: storia vecchia, un déja vu' che nel 2006 trovò terreno fertile.

Un giornalista di Repubblica, mi pare Carotenuto, accusa la Juve di strapotere, di avere giocatori in prestito presso varie società, come se investire sui giovani e programmare il proprio futuro fosse un reato.

E parla del grande scandalo che, dodici anni fa, sconvolse la classe arbitrale, ma omette di scrivere che gli arbitri furono tutti assolti per non aver commesso il fatto: tranne due, condannati per fatti che non coinvolgevano la Juve, nemmeno indirettamente.

In questo Paese di mezze tacche è colpevole chi riesce a costruire il proprio stadio, è colpevole se aumenta il fatturato grazie ai successi sportivi e ad una ottima politica di marketing fatta da persone esperte, è colpevole se cura il settore giovanile in funzione anche di ricostruire l'ossatura della futura Nazionale, con la speranza di tornare ai fasti del passato.

E' colpevole di essere brava nel fare il proprio lavoro, cosa che in questo Paese spesso disturba. Guai a chi osa scalfire il grigiore quotidiano !.

E' un articolo penoso. Ricco di livore celato dietro un ipocritas enso di preoccupazione per il futuro del nostro calcio.

Invece di prendere come esempio chi fa bene, meglio considerarlo un cancro, per non turbare la naturale pochezza espressa dal coro dei perdenti. Un inno al tanto peggio tanto meglio, dove sono tutti uguali a contendersi le briciole.

E questo signore ignora anche il grande Milan di Sacchi, dei  Van Basten, dei Gullit, dei Rijkard che iniziò un ciclo come la Juve, e che fu un Grande Milan.

Il problema, per lui e per quelli come lui che vivono nutrendosi di invidia, di rancore e di rabbia... è che quel grande Milan è il passato, mentre questa Juve è il presente. Un presente, a dir poco, ossessionante che, probabilmente, si protrarrà ancora a lungo.

Ok, allora come scrisse Dante: ' Non ragioniam di lor, ma guarda e passa'.