Sei gol subiti nel giro di quattro giorni. Tre ad opera dell’indemoniata Atalanta mercoledì nella debacle di Bergamo che sono costati il mancato passaggio del turno in Coppa Italia; altri tre sabato allo Stadium nel pareggio beffardo arrivato a pochi secondi dalla fine nell’ultimo turno di campionato contro il Parma. Non sono certo un cammino da chi – per bocca di tutti gli esperti di calcio – ha già vinto l’ottavo scudetto di fila, ma nemmeno per chi viene considerata la prima finalista designata nella Champions League il primo giugno al Wanda Metropolitano di Madrid.

Prima di continuare faccio una doverosa precisazione: questo non vuole essere un processo alla Vecchia Signora, anche perché non avrebbe senso, sarebbe sciocco e vorrebbe dire avere la memoria corta. Due partite storte non possono spazzare via gli ultimi otto anni, con numeri mostruosi e record su record conquistati. I punti di vantaggio sul Napoli sono diminuiti ma restano pur sempre nove. Tuttavia questo è bastato per scatenare la fronda juventina anti-Allegri. Alcuni tifosi, o pseudo tali, non li capirò mai. Cosa dovrebbero fare allora i supporters delle altre squadre? Penso ai romanisti che vengono umiliati in Coppa con 7 reti dalla Fiorentina, oppure agli interisti che da inizio anno hanno raccolto un solo punto contro Sassuolo, Torino e Bologna e sono fuori sia dalla Coppa Italia che dalla Champions League.
La propria squadra vince scudetti in serie, sotto la guida di Allegri inoltre si è arrivati due volte in finale di Champions, gli comprano Ronaldo e non sono mai contenti. Il motto della squadra bianconera è “vincere è la sola cosa che conta” ed il tecnico livornese ne incarna alla perfezione lo spirito: è un aziendalista, uno gestore di risorse, ama vincere con concretezza e lo spettacolo lo lascia volentieri agli altri. Conte vi ha mollati, fatevene una ragione una buona volta. Anche perché sono sicuro che quando Allegri starà al Real Madrid lo rimpiangerete amaramente.
 
Un periodo negativo ci sta, capita ad ogni squadra, anche alla Juve. Anzi penso che la poca brillantezza degli uomini di Allegri in quest’ultimo periodo sia semplicemente dovuto ad un richiamo di preparazione atletica per essere al meglio negli appuntamenti decisivi di Champions e campionato. Quindi nessun catastrofismo per un pareggio all’ultimo secondo in casa e per una prematura uscita ai quarti di Coppa Italia. 
Però – ci sta un però – un piccolo campanello d’allarme è suonato e vale la pena cercare di analizzare e capire cosa sia successo. Con l’inizio del nuovo anno appare evidente che rispetto a novembre la squadra sia calata. A Jeddah, seppure il caldo era tanto – ma c’era anche per gli avversari – si è rischiato di pareggiare all’ultimo con un Milan in 10 per un rigore non concesso e che ci poteva stare. Contro la Lazio si sono manifestati dei problemi mascherati dalla vittoria e dal fatto che Allegri si sia addossato le colpe imputando in parte la prestazione negativa all’errore tattico di schierare Emre Can davanti la difesa. Contro l’Atalanta è successo quel che è successo tanto che il giorno dopo gli stati generali, con Agnelli in testa, si sono riuniti alla Continassa per ricarica l’ambiente. Segno quindi che una piccola crisi è in atto. Sabato poi altro stop inaspettato in casa contro il Parma e con 2 gol di vantaggio a 20 minuti dalla fine. Questa volta Allegri se l’è presa col bel gioco, infatti sarebbe bastato che Mandzukic buttasse palla in tribuna per far finire l’azione, oppure che qualche difensore spazzasse l’area.
 
La mancanza di Chiellini principalmente si è fatta sentire ed è pesata in queste partite. Non può essere, infatti, un caso che con l’assenza contemporanea di Bonucci e Chiellini in queste due partite si siano presi 3 gol a partita con tutto ciò che ne è conseguito. Senza i due nazionali il reparto difensivo, che rappresenta da sempre la vera forza della Juventus, ha perso le sue certezze e si è evidenziato esponenzialmente il vero difetto di quest’anno, quello di non chiudere le partite quando se ne presenta l’occasione, come ha avuto modo di sottolineare più volte Allegri, anche con termini coloriti (ammazzare l’avversario).
Rugani e Caceres (De Sciglio in Coppa Italia) a mio parere non possono essere la coppia difensiva dei bianconeri, possono mettere una pezza in alcune occasioni a turno, ma insieme non hanno caratteristiche complementari e non danno le adeguate garanzie.
Non mi piace scaricare tutte le colpe sui singoli, perché si vince e si perde da squadra, cioè tutti insieme. Gli attaccanti devono essere i primi difensori e viceversa; a pochi secondi dal fischio finale la palla non va giocata dentro la tua area, non va lanciata al centro verso i difensori, va semplicemente spedita in curva alla bell'e meglio. Altrimenti per una sciocchezza di un secondo si compromette un’intera partita, tutte le cose negative finiranno inevitabilmente per prendere il sopravvento su quelle positive. Ed una volta entrato nella spirale negativa, acuita da polemiche e media, uscirne può esserne complicato.
 
Addossare le responsabilità solamente sulla coppia d’emergenza Caceres-Rugani quindi non è giusto. L'escalation di infortuni si è concentrata nello stesso reparto, altre alternative non ce ne sono e bisogna fare con gli uomini che si hanno a disposizione, bisogna uscirne in qualche modo. A ben vedere poi questo momento negativo è coinciso anche con un calo mentale, poiché in altre occasioni simili si era sopperito alle energie fisiche con quelle mentali, mettendo in campo maggiore grinta e carisma per portare comunque a casa il risultato. Contro il Parma l’area della Juventus a tratti è sembrata la diligenza attaccata dai banditi, questo perché a centrocampo si è pensato più a gestire la palla che essere concreti e continuare a mettere pressione all’avversario. In Italia se gestisci puoi rischiare contro qualunque avversario. Parlare dei due pali di Khedira o del rigore non è opportuno, sono episodi e lasciano il tempo che trovano, inutile recriminare su ciò che non è stato.
Un bravo va a D’aversa che è riuscito a motivare e tenere in partita i suoi anche dopo la mazzata del 3-1. Sotto di due gol allo Stadium qualunque avversario si sarebbe arreso, invece il tecnico ducale ha instillato nei suoi giocatori quell’animus pugnandi che gli ha fatto credere fino alla fine di potersela giocare, anche di fronte un avversario più forte. I giocatori del Parma hanno messo in campo tutta la grinta e la tenacia necessaria che uniti ad un pizzico di fortuna – che non guasta mai – hanno reso possibile un’impresa difficilissima.
 
 Forse la partenza di Benatia, che avrebbe fatto molto comodo in questo momento, verso l’Arabia è stata presa troppo alle leggera. Ma penso che un po’ tutta la gestione del caso sia stata sottovalutata. Con il ritorno del figliol prodigo Bonucci gli spazi per il marocchino si sono ristretti e le sole quattro presenze da inizio campionato fino a novembre hanno pesato sulla sua decisione. Sì avete letto bene, la decisione di andare via è stata del giocatore, non della società che di fronte i mal di pancia del giocatore è stata costretta alla cessione. Di solito è il contrario, ma questa volta la Juventus ha subito passivamente la scelta di un giocatore che ha forzato la mano pur di andarsene. Da mesi si vocifera circa ammutinamenti del difensore marocchino, ed in un paio di occasioni si è anche rifiutato di scendere in campo per presunti problemi muscolari costringendo Allegri a fare altre scelte. I rapporti con l’allenatore e con lo spogliatoio oramai erano compromessi e quindi si è dovuta accettare l'offerta del Al-Duhail. A mio parere la situazione si sarebbe dovuta gestire meglio e non lasciarsela sfuggire di mano così come è accaduto per poi ritrovarsi a fine mercato a dover reperire in fretta e furia un rimpiazzo, una riserva della Lazio, per mettere una toppa. Si dice che la Juve è così brava nella programmazione e nella gestione di casi difficili, ma questa volta non è stato così, non è stata all'altezza degli standard a cui ci ha abituato. O lo si faceva giocare di più, facendo sin dall’inizio un maggiore turnover, oppure si decideva per tempo la cessione e di conseguenza prepararsi con un degno sostituto.
Ma c’è di più. La difesa – che è ancora la migliore in A con solo 15 gol subiti – ha in Chiellini il suo perno insostituibile che però ha 35 anni. Storicamente il numero 3 bianconero è un giocatore soggetto ad infortuni e considerando il fatto che giocare la sera d’inverno (ed ultimamente la Juventus ha giocato sempre di sera) comporta maggiori rischi, nessuno ha pensato che gli avrebbe giovato magari un po’ di riposo in più? Se Allegri non ha completa fiducia in Rugani allora era meglio venderlo al Chelsea e rimpiazzarlo con un giocatore più forte e di prospettiva. Barzagli, da tempo lungodegente, a 38 anni non può essere una alternativa affidabile.
Sono aspetti che andavano considerati e risolti ad inizio stagione.

Un ragionamento simile lo faccio anche per CR7. Lui vuole sempre giocare, magari ce l’avrà anche scritto nel contratto, ma non mi convince il suo eccessivo utilizzo. Forse sarebbe meglio qualche panchina in più per averlo poi al top nelle partite che contano di più. Basta infatti vedere che a Bergamo è stato uno – se non il – dei peggiori in campo, mentre a Parma è stato il migliore. Una prestazione eccezionale che però non è valsa la vittoria: ha segnato due gol, ha confezionato due cioccolatini per Khedira, ha messo lo zampino nel gol di Rugani, più altre giocate e gesti atletici da top player, semplicemente – per lui – devastante.
Anche a centrocampo ci sono stati molti problemi per Kedira, Emre Can e Pjanic, tra infortuni e scadimenti di forma finora nessuno dei tre ha reso secondo le aspettative. In avanti l’infortunio di Mandzukic, spalla ideale di Ronaldo, si è notato. Idem per l’assenza di Cuadrado la cui duttilità e spinta sulla fascia destra si faranno sentire a primavera. Dato che le disgrazie non vengono mai da sole, nella partita contro i gialloblù, si sono fatti male anche Bernardeschi e Douglas Costa.
 
Poi c’è l’incognita Dybala. Ha iniziato la stagione in sordina per poi migliorare. Sembrava essere maturato accettando un ruolo secondario dietro a Ronaldo. Allegri gli ha anche trovato una sua collocazione tattica, più distante dalla porta per fare da collante tra centrocampo e attacco, con maggiori compiti di manovra e partecipazione al gioco. Ora invece sembra nuovamente soffrire il suo dualismo con CR7 e non riesce ad accettare questo passo indietro. Penso che Dybala sia prigioniero della stella che non è: a 25 anni denota una maturazione lenta ed ancora non ha fatto quel salto di qualità necessario per essere considerato una star a livello mondiale. È fuor di dubbio che ha delle qualità straordinarie, ma gli manca la personalità secondo me. Nei momenti di difficoltà, come a Bergamo, è il primo ad arrendersi, a gettare la spugna e non lottare più. Per essere un campione bisogna anche saper dare l’esempio ai propri compagni di squadra, incitarli nei momenti duri e tenere sempre alta la tensione. 
Contro il Parma, dopo il terzo ed ultimo cambio, ha abbandonato la panchina ed è rientrato negli spogliatoi senza il permesso di nessuno. Allegri, da buon livornese, ha scherzato dicendo che forse aveva freddo, ma una volta certi atteggiamenti non erano minimamente tollerabili. Ricordo che Conte una volta bacchettò Pirlo – un campione affermato, non l’ultimo ragazzino della primavera – per essere rientrato negli spogliatoi dopo il cambio. Si soffre e si lotta tutti insieme, in campo come in panchina.
 
Potrebbe essere una deriva preoccupante se non si torna subito sulla rotta giusta. Sinceramente io non sono d’accordo con le idee di Allegri, per me Dybala è più pericoloso vicino la porta avversaria ma l’allenatore è lui, lui ha vinto quel che ha vinto ed ha contribuito a far arrivare dov’è la Juventus. In Supercoppa e contro la Lazio gli aveva detto bene, nonostante il gioco, mentre ora le ultime due partite è girata male. 
Allegri deve sperare di recuperare quanto prima Bonucci e Chiellini in vista del periodo caldo della stagione e soprattutto deve ritrovare condizione fisica e cattiveria che sono mancate nelle ultime uscite alla propria squadra. Per il campionato non penso ci siano problemi, in un modo o nell’altro la Juventus vincerà l’ottavo titolo consecutivo, ma al momento la preoccupazione maggiore è l’appuntamento in Champions del prossimo 20 febbraio contro l’Atletico Madrid di Simeone. Lasciarsi sfuggire questo traguardo nell’anno di Ronaldo sarebbe un fallimento, inutile nascondersi. Forse l’operazione CR7 ha distolto l’attenzione dai piccoli problemi che dovevano essere affrontati e risolti ad inizio stagione. Allegri insieme alla società dovrà essere bravo a tamponare le fragilità odierne. Giocare senza la difesa titolare è difficile ma dalla Juventus si ci aspetta che le alternative siano all’altezza della situazione. Un periodo di appannamento per scarsa forma può capitare, ma non si può avere l'atteggiamento superficiale mostrato dalla squadra in queste ultime partite. Nei momenti di difficoltà bisogna essere tutti uniti (capito Dybala?), metterci quel qualcosa in più e ritrovare compattezza. Tutto questo sarà necessario ritrovarlo il più in fretta possibile anche perché il 20 febbraio è vicino.