Il calcio è un gioco bellissimo che i mediocri vogliono imbruttire nel nome del pragmatismo, ed è un gioco primitivo che i rivoluzionari vogliono violare attraverso metodi ad ogni costo scientifici”, così Jorge Valdano, dirigente sportivo ed ex calciatore argentino, di ruolo attaccante (campione del Mondo con la Nazionale argentina nel 1986), nel suo celebre libro “Il sogno di Futbolandia”. Infatti il calcio è stato riempito di concetti quasi scientifici e frasi sofisticate, si è persa la poesia. Ma mentre il calcio di cui ci siamo innamorati quando eravamo piccoli continua a oscillare sotto i nostri piedi, alcuni eroi continuano a provare a riconnettersi con la nostra infanzia. Fabio Quagliarella, che il 31 gennaio ha compito 36 anni, ha mostrato per l'ennesima volta quello che Miguel Ríos ha cantato alla fine degli anni ’70, cioè che i vecchi rocker non muoiono mai.
 
Il longevo attaccante sampdoriano, sfidando il passare del tempo e le leggi della biologia, ha iscritto il suo nome con lettere d'oro nella storia della Serie A, bucando a ripetizione le reti difese dai portieri del campionato italiano e dimostrando di avere il Dna da goleador che, instancabilmente, si gode il miglior momento di una carriera piena di alti e bassi. Pochi potevano prevedere che, dopo 23 partite di campionato, il numero 27 della Samp sarebbe stato così in alto nella classifica marcatori con 16 gol, solo uno in meno di Cristiano Ronaldo il marziano, a pari merito con Duvan Zapata, suo ex compagno di squadra – il colombiano prima della partita della scorsa settimana, in cui è rimasto a secco, è stato autore di 17 gol in 10 incontri tra campionato e coppa – e sette in più di Mauro Icardi salito sul trono dei bomber di A la scorsa stagione.
Ma nessuno, nemmeno i fan più ottimisti della Samp potevano immaginare in uno dei loro sogni più belli che Fabio Quagliarella, finora con una media di un gol ogni 119 minuti circa di gioco (fonte whoscored.com), sarebbe stato in grado di eguagliare a 35 anni, il record di undici partite consecutive a segno di Gabriel Batistuta, l’irripetibile attaccante argentino, che ha segnato 13 gol nelle primi undici giornate della stagione 94/95.
Ci sono voluti 24 anni, ma alla fine Batistuta ha trovato un degno concorrente nel bomber della Sampdoria, che, con 14 gol dalla decima alla ventunesima giornata, ha catapultato la squadra di Marco Giampaolo a ridosso della zona Europa, e con un ampio margine di sicurezza sulla zona calda della retrocessione; una cosa straordinaria per una società sana che si autofinanzia attraverso la cessione dei pezzi migliori ogni anno e che ha vissuto i suoi anni migliori negli anni 80 e 90, quando ha vinto il suo unico scudetto.
 
Nato a Castellammare di Stabia, a soli 30 chilometri da Napoli, Quagliarella ha sempre sognato di esser protagonista nei big match al San Paolo, ma il calcio è imprevedibile e lo ha portato a giocare al nord. Dopo aver indossato le maglie di Torino, con la quale ha debuttato in Serie A nel 1999, Fiorentina, il Chieti, Udinese e Sampdoria, la sorte ha finito per dargli quello che desiderava: l'opportunità di indossare la maglia del Napoli nel 2009 quando per 18 milioni di euro passò dal Friuli, dove nelle annate precedenti aveva formato un duo formidabile con Antonio di Natale, uno dei pochi attaccanti sbocciato dopo i 30 anni. Come il suo corregionale anche Fabio ha iniziato ad essere più prolifico con la maturità. 
Ma l'avventura a San Paolo di Quagliarella si è rivelata di breve durata, perché solo dopo una stagione dal suo ritorno a casa diventò la riserva di Cavani e ultimo nelle gerarchie degli attaccanti in rosa. A gennaio si consumò il suo passaggio alla acerrima rivale della Juventus, indignando tutto il popolo napoletano e scatenando la loro ira. Ben presto il peso della rivalità e dell’acredine verso la squadra bianconera si riversò sul povero Fabio, quel passaggio fu vissuto come un vero e proprio tradimento dai tifosi che ogni 15 giorni assiepano gli spalti dello stadio San Paolo.
Si disse che lo aveva fatto per soldi, ma alla Juventus percepiva lo stesso stipendio che aveva a Napoli. Ma tutto ciò non importava ai tifosi azzurri: l’attaccante di Castellammare fu insultato in ogni modo, i suoi familiari rimasti in Campania furono perseguitati, le sue magliette furono bruciate in quello che è vissuto non come semplice tifo, ma come una fede, una religione, un fanatismo.

Dopo quattro anni di Juventus, dove vinse 3 scudetti consecutivi e 2 titoli di Supercoppa, ed un anno e mezzo trascorso al Torino, finì per ritornare alla Sampdoria il 1 febbraio 2016. L'attaccante campano continua a segnare gol, ma, da quando si era lasciato alle spalle San Paolo, la sua vita era diventata un inferno. Era diventato un “infame”, ogni volta che tornava a casa dalla sua famiglia doveva nascondersi per evitare discussioni e litigi. Fabio ha spesso detto che la sua gente è meravigliosa, ma non sapeva cosa fosse realmente accaduto. Finalmente quel giorno arriva. Il 19 febbraio 2017, appena dopo aver conquistato la salvezza per la Samp con un punto conquistato in una partita contro il Cagliari, in un pianto a dirotto sul prato del Ferraris confessò davanti alle telecamere che, durante il suo soggiorno a Napoli, fu minacciato di morte e fu accusato di essere un pedofilo. La sua vita era un inferno. Sono stati cinque anni molto complicati per lui e la sua famiglia, ma fortunatamente è stata fatta giustizia. Lasciare la sua terra, con l’ignominia fu un’enorme sofferenza. Da professionista qual è si è concentrato sul suo lavoro, nonostante l’enorme peso che portava sulle spalle, ma ogni volta che scendeva in campo il suo volto non poteva nascondere quell’inquietudine e quel tormento. La sua vita dopo l’inferno è ritornata felice. Si è scoperto che era stato vittima di un suo amico agente di Polizia Postale che sfruttava l’amicizia al solo fine di molestarlo.

Raffaele Piccolo, che è stato condannato a quattro anni e otto mesi di carcere due giorni prima della partita contro il Cagliari, si era intrufolato nella vita di Quagliarella per aiutarlo a risolvere i problemi che aveva avuto con il telefono e le password dei suoi social network, ma improvvisamente tutto è diventato un incubo per lui e la sua famiglia. All'inizio chiedeva autografi e magliette, ma le richieste diventarono sempre più urgenti e pressanti. Finché non iniziò a ricevere centinaia di lettere anonime in cui era accusato di essere collegato con la mafia napoletana, di partecipare a orge, fare uso di droghe, abuso di minori, partite truccate e via dicendo. Gli estorsori minacciavano la sua vita, quella dei suoi cari e sopratutto quella di suo figlio. Anche i familiari iniziarono a ricevere lettere minatorie.
Raffaele Piccolo, ottenendo ancora magliette, biglietti per le partite ed autografi da Fabio, rassicurava il giocatore che era aperta un indagine, di cui lui era il responsabile, e che si era vicini a trovare il colpevole, ma era importante che lui non parlasse con nessuno di questi fatti, neanche ai suoi familiari. Infatti gli unici a conoscenza di questa situazione era la fidanzata ed i suoi genitori.
Ma in realtà era lo stesso agente di Polizia che falsificava prove, fotografie ed e-mail che lo incriminavano di reati mai commessi e lo minacciava di diffondere questo materiale con un notevole danno di immagine che potevano costargli la carriera. L’attaccante campano fu addirittura costretto a lasciare la sua casa per trasferirsi in un hotel per essere più sicuro. La situazione però precipitò quando le carte che dimostravano che Quagliarella era un pedofilo e faceva uso di cocaina con i membri della camorra finirono sulla scrivania di Aurelio De Laurentiis. Il presidente, consapevole della situazione delicata che vi era, quindi decise di accettare un'offerta dalla Juve per uno dei grandi idoli dei tifosi napoletani.
 
Se tutto questo non fosse successo, Fabio sarebbe ancora a Napoli. Il suo sogno era quello di diventare un giorno il capitano della squadra per la quale tifa sin da bambino, di ottenere successi e vittorie nel suo stadio, di diventare l’idolo della sua gente. Dirà che anche se ha segnato solo undici gol con la maglia azzurra, per lui è come se fossero cento. Purtroppo si è trovato in una situazione più grande di lui, non sapeva come uscirne, come far capire cosa stesse succedendo, e forse la sua carriera poteva essere ancora più gloriosa. Un paio di settimane dopo aver effettuato la sua confessione pubblica, di aver parlato dell'incubo che aveva dovuto vivere, ha ricevuto le scuse dal “suo” stadio San Paolo, lo stadio che per cinque anni lo aveva accusato di aver commesso un tradimento imperdonabile avendo disprezzato i colori del Napoli per cedere alle sirene provenienti da Torino. “Nell'inferno che hai vissuto, grande dignità. Ci abbracciamo di nuovo, Fabio. Tu sei il figlio di questa città”. Questo lo striscione esposto al San Paolo dai tifosi napoletani per chiedere scusa a Quagliarella.
Liberato dall'inferno in cui era finita la sua vita, riconciliato con il suo passato e con il club da lui amato, redento dai peccati che non ha mai commesso, il 27 della Samp qualche settimana fa rinnovato il suo contratto fino al 30 giugno 2020. È riuscito a incanalare la rabbia per il martirio vissuto ai piedi del Vesuvio, è riuscito a trasformarla in energia che gli ha permesso di continuare a giocare aumentando la sua leggenda in Serie A. Ha anche attirare l'attenzione di Roberto Mancini, uno che non guarda mai la carta di identità, ed ha già iniziato a prendere in considerazione la possibilità di ripescarlo per la maglia Azzurra per le qualificazioni a Euro 2020. Nell’elenco dei convocati per lo stage della Nazionale di inizio settimana c’era anche quello di Quagliarella.
A 36 anni Fabio non smette di stupire, continua a segnare con regolarità, sta facendo una stagione incredibile con la Sampdoria, attualmente è al ventottesimo posto della classifica cannonieri di A di tutti i tempi con 143 gol in 422 partite (63 con la Sampdoria, 25 con Udinese, 23 con la Juve, 18 con il Torino, 11 con il Napoli e 3 con l'Ascoli). Nessuno dei giocatori che sono ancora in attività ha segnato più gol di lui in Serie A. Eterno, inesauribile e insaziabile, Fabio Quagliarella continua a godersi la vita che stavano per sottrargli. Perché si sa, i vecchi rocker non muoiono mai.