"Essere al passo coi tempi", questo è lo slogan che nelle menti della dirigenza juventina, ha attraversato meandri di pensieri e pensieri, percorrendo soprattutto quella coscienza di un "ora o mai più".

Sì, ora o mai più.
Dopo anni in cui abbiamo visto soccombere o quasi, finali perse e trofei mai conquistati, squadre italiane per mezzo di una spada di Damocle eretta da corazzate straniere blindate da campioni, che per ogni ruolo ricoperto sul campo alzavano l'asta di una bandiera che solamente i fuoriclasse potevano elargire; ci troviamo ad un inizio che deve, per un orgoglio sportivo di patriottismo, essere la miccia senza fine di un percorso che noi italiani abbiamo dentro; la classe che contraddistingue ogni nostro operato.

Il calcio italiano deve ritornare ai vertici -come- risultati importanti, in parallassi completa con una immagine chiara, di rilievo e di classe con un "made in italy" importante, bistrattato in ogni dove ma ambito per qualsiasi forma egoistica di richiamo.

C'è chi del paradosso ne ha tratto grandi successi e noi con il -nostro- "portatoci via da ogni dove" facciamo la fame e ci lamentiamo quotidiamente per il nostro vivere.
La politica, nei suoi più totali scenari è lo specchio esattamente complementare di un calcio italiano visto nel tempo. Essere al passo coi tempi, dare una sterzata alla tendenza, si spera, come in politica e nelle sedi competenti, per ogni diritto che un italiano ha come tasselli di una vita dignitosa; anche nel calcio dobbiamo ritornare a guardarlo con gli occhi di chi, il calcio "se lo mangia con gli occhi stessi".

Avere un Cristiano "vero" nel nostro mondo italiano è l'inizio di uno dei romanzi più belli che la storia italiana abbia potuto trovarsi lì, pronto per essere scritto, esclusivamente da tutti noi.

 

Enrico Zeppa