Caro Milan, in questi ultimi anni ci hai fatto davvero masticare amaro a noi milanisti; sempre fuori dalla nostra casa: la Champions League. È dalla stagione 2013/2014 che non strappi un biglietto per l'Europa che conta. Ma quest'anno la rotta sembra essersi finalmente invertita, già a gennaio, con l'arrivo di Ibracadabra, si era intuito che stava per soffiare un vento nuovo. Ma ora, dopo 4 giornate, abbiamo la conferma che un miglioramento si è innescato. Primi a pieni punti, c'è chi parla già di scudetto, ma bisogna restare coi piedi per terra. Già, perché nella nostra storia, così come in quella di ogni squadra, il Dio del Calcio ci ha elargito gioie, ma anche dolori, e nessun Rossonero vuole che si ripetano certi orrori. 

Sognare non costa nulla, ma…. 
Ma non bisogna abbassare la guardia
, e questo, o nostro Milan, penso ti sia chiaro dalla stagione 1972/73. Era l'anno di Rivera che, dopo aver ereditato la fascia di capitano da Cesare Maldini, si apprestava a diventare capocannoniere del campionato con 17 gol, e una sola partita lo divideva dal sollevare lo scudetto della stella. Bastava un semplice pareggio contro un Verona, distante 20 punti, già salvo. Ma quel giorno qualcosa, più di qualcosa, andò storto. La partita finì 5-3, ma non per noi, bensì per il Verona, o meglio, per l'ormai Fatal Verona. In tempi più recenti c'è una ferita che ancora brucia, parlo ovviamente della finale di Champions ad Istanbul. Nei primi 45 minuti dominavamo il Liverpool con un 3-0; la prima frazione sembrava essere il preannuncio di una serata fantastica. Ma nel secondo tempo il ritmo cambiò, e, sotto le note di "You'll never walk alone", Gerrard, Šmicer e Xabi Alonso scrissero la storia di una rimonta epocale, culminata con la vittoria dei Reds ai rigori, in quella che per noi è ancora oggi la tragica finale di Istanbul. 

Eppure siamo pur sempre il Milan… 
E le vittorie fanno parte del nostro sangue, in esso scorrono campionati e coppe dei campioni, alcuni di questi trofei vinti in vere e proprie imprese, tali da essere favole. Si pensi all'inizio del mito dei Rossoneri in Champions League: la Coppa dei Campioni 1962/1963. Quell'anno a capitanare il Diavolo di Milano era il primo della dinastia Maldini: Cesare. Di stelle però ce n'erano tante altre, Rivera, Altafini, Trapattoni, Dino Sani, e mister Nereo Rocco; insomma, una squadra che sulla carta doveva dominare il campionato. Ma la realtà dei fatti fu ben diversa, a inizio stagione stentavamo a fare punti in Serie A, tant'è che lo stesso Nereo in quel periodo si accordò pure col Torino, per allenare la società torinese dalla stagione successiva. Però, in quel momento di difficoltà, venne fuori quella squadra di diavoli che tanto Herbert Kilpin volle a dominio del mondo, e da lì iniziò una cavalcata trionfale verso la conquista, il 22 maggio a Wembley, della prima Coppa Campioni della nostra storia. Kilpin, dall'alto da dove riposa, si rivelò profetico, il cielo era rosso e nero sopra Londra. Ma la nostra impresa migliore, a dimostrazione che nel calcio tutto è possibile, è sicuramente Atene, l'anno? Ovviamente il 2007. Una vendetta premeditata per 2 anni, dove sotto l'Olimpo degli Dei si giocò la partita che mise il Diavolo a capo del calcio mondiale. Due volte il nostro immenso Pippo e la settima Champions fu solo nostra. L'ultima coppa vinta da noi invece è la Supercoppa di Doha, in cui si affrontarono uno dei Milan peggiori di sempre contro una Juventus fortissima. Ma come sempre il valore sulla carta non conta nulla nei 90 minuti, e, dopo una lotteria dei rigori, quei Rossoneri a cui, prima della partita, non era data nessuna chance di vittoria, avevano stravolto i pronostici. Il Milan aveva vinto clamorosamente contro la Juventus.

Ma torniamo al presente…
Per dire che il nostro futuro è incerto, in questi mesi potremmo assistere ad una favola così come ad una tragedia; per cui non bisogna crogiolarsi già tra gli allori, è ancora troppo presto. Possiamo contare su una buona squadra: il nostro muro Gigio, capitan Romagnoli, Theo con le sue sgaloppate sulla fascia, un geometrico Bennacer, un ritrovato Calhanoglu e un eterno Ibrahimovic. Ma il discorso vale anche per tante altre contendenti al titolo e ad un biglietto per la Champions League, bisogna fare meglio delle rivali. Ora siamo primi, vediamo di tenerci stretta questa posizione, per onorare con un trofeo il passato glorioso e il presente in cerca di riscatto.
Solo il tempo ci dirà quale percorso seguirà questo Milan. Ma noi nel frattempo tiferemo sempre questo nostro immenso amore rossonero.