Il vortice di mediocrità e negatività in cui sembra essere sprofondato il Milan da 7 anni a questa parte non lascia intravedere spiragli di luce, coinvolgendo, indistintamente, giocatori, allenatori, società e proprietà.
Non c’è dubbio che tre cambi di proprietà abbiano inciso profondamente sulla stabilità societaria, incrementando il grado di confusione che si respira sia a Milanello che a San Siro, tuttavia la delusione dei tifosi riguarda soprattutto il campo (e i risultati sportivi).
Gli ultimi due anni di gestione Gattuso, seppur riconoscendogli indubbi meriti dal punto di vista dell’impegno e dell’attaccamento alla maglia, sono stati un’agonia tecnica e tattica, una squadra capace di annoiare con l’incessante ricerca del passaggio indietro e la perdurante mancanza di gioco in verticale (con rare eccezioni).
Sebbene il Milan sia arrivato ad un punto dal terzo posto, è bene ricordare che la squadra è stata in grado di perdere ben 11 punti contro 5 delle ultime 7 squadre in classifica, talvolta in maniera ridicola (basti pensare alla partita in casa contro l’Udinese, in cui sono riusciti a prendere gol in contropiede dopo un calcio d’angolo a favore).
Volendo riconoscere delle attenuanti a Gattuso, va detto che ha dovuto fare i conti con una rosa assolutamente inadeguata per ambire a certe posizioni, con giocatori più che mediocri acquistati nella scellerata gestione cinese, come Rodriguez, Calhanoglu, Biglia, Musacchio, Borini. D’altro canto, va sottolineato che Gattuso si è dimostrato incapace di far vedere un calcio propositivo in grado di esaltare le poche individualità presenti in squadra: ho assistito (per fortuna) a poche partite allo stadio, perché mi sono rifiutato di continuare a spendere denaro per vedere uno spettacolo così deprimente.
In primo luogo, a causa del modulo: un 4-3-3 che in realtà nascondeva un 4-5-1, lasciando la punta in balìa dei difensori avversari senza supporto; due esterni alti (Suso e Calhanoglu) che giocavano a piede invertito, pretendendo sempre la palla sul piede e senza mai provare ad allungare la squadra con un movimento in profondità, a differenza di quanto succede, ad esempio, al Napoli con il movimento continuo di Callejon sulla fascia; due terzini (Rodriguez, sul quale si dirà più avanti e Calabria/Abate) incapaci di fare un cross degno di questo nome, con scorribande offensive inesistenti. In secondo luogo, a causa dell’atteggiamento: non mi era mai capitato di annoiarmi così tanto nel vedere una partita di calcio, una serie infinita di passaggi all’indietro, il portiere che a fine partita aveva toccato più palloni del centravanti, un possesso palla lento, sterile, mai seguito da una giocata in verticale, peraltro rischioso perché fatto in prossimità della nostra area da giocatori che non hanno certo la padronanza tecnica di Xavi o Iniesta.

Nonostante la permanenza di alcuni giocatori che si sperava potessero finalmente fare le valigie (i sopracitati Rodriguez, Biglia, Calhanoglu, Borini, Castillejo, Suso), un barlume di speranza era stato riacceso dal cambio di guida tecnica, con il passaggio a Marco Giampaolo, allenatore con un’idea di calcio propositivo, intenso e verticale. Il mercato estivo non ha portato giocatori in grado di innalzare in maniera significativa il tasso tecnico della squadra, tuttavia sono stati acquistati dei giocatori giovani e con buone potenzialità.
La realtà dei fatti, però, si è dimostrata ben diversa dalle aspettative: queste prime 4 giornate di campionato hanno rappresentato l’ennesima delusione per i tifosi del Milan, che hanno dovuto assistere, se possibile, ad uno spettacolo ancora peggiore rispetto a quello dell’anno scorso. Andiamo per ordine: Giampaolo ha portato avanti per due mesi la sua filosofia, basata sul modulo 4-3-1-2, in cui il ruolo fondamentale era quello del trequartista, per poi sconfessarsi subito dopo la prima partita contro l’Udinese, in cui ha ammesso che “forse non ha i giocatori per questo modulo”. Ma come, era così difficile accorgersene durante la preparazione?

In secondo luogo, la gestione dei calciatori: nella prima partita di Udine, Giampaolo ha schierato ben 5 giocatori fuori ruolo: Borini mezzala, Calhanoglu playmaker, Paquetà mezzala, Suso trequartista, Castillejo seconda punta. E, in effetti, i risultati si sono visti: squadra confusionaria, senza un’idea di gioco, possesso palla prevedibile e lento. Ma, soprattutto, la squadra ha evidenziato una carenza di condizione atletica, visto che l’Udinese, ma anche Brescia, Verona e Inter andavano al doppio della velocità (il Milan, infatti, è 14esimo per km percorsi). I correttivi posti da Giampaolo non hanno sortito gli effetti sperati, in quanto le successive partite hanno prodotto due successi striminziti contro due neopromosse e una sonora sconfitta nel derby. Ma il dato più preoccupante è quello dei tiri in porta: 0 contro l’Udinese, 4 contro il Brescia, 2 contro il Verona, 0 contro l’Inter, che fanno una media di meno di 1 tiro in porta a partita. Un dato allarmante, che evidenzia la mancanza di gioco e soluzioni offensive, alimentando, peraltro, la noia di chi guarda una partita del Milan.

E qui veniamo a due enormi problemi che stanno caratterizzando questo inizio di stagione: il primo riguarda l’utilizzo dei nuovi arrivati, perché Giampaolo continua a preferire i giocatori dello scorso anno, con risultati chiaramente inadeguati, e non si capisce davvero il motivo: nel derby Biglia è stato schierato al posto di Bennacer (miglior giocatore della Coppa d’Africa), perché, secondo Giampaolo, “serviva un giocatore di esperienza”. Peccato che Conte non abbia esitato a schierare Sensi e Barella, due giovani esordienti nel derby. Bonaventura meriterebbe più spazio, viste le deludenti prestazioni di Calhanoglu, giocatore lento, compassato e senza spunti. Leao e Rebic hanno visto pochissimo il campo, così come lo stesso Krunic: se non vengono mai provati, come si fa a giudicarli? Di certo non possono essere peggio di chi sta giocando attualmente. Per quanto riguarda Hernandez, qui bisogna fare un discorso a parte su Ricardo Rodriguez: raramente mi è capitato di vedere a San Siro un giocatore così inadeguato, ma più che altro mi sorprende il fatto che i commentatori se ne siano accorti solo dopo il derby: riceve palla, si gira, la passa indietro; mai un passaggio in avanti, mai una sovrapposizione, mai un cross. Se questo è un terzino, forse sto guardando un altro sport.
Per chi ha sempre guardato le partite del Milan, comunque, non è una sorpresa, visto che Rodriguez gioca in questo modo da tre anni ormai, per cui, forse, sarebbe il caso di sostituirlo quanto prima, visto che le uniche emozioni che suscita sono un misto di noia e irritazione. Emozioni simili le stimola il nostro numero 8, Suso, che rappresenta il vero equivoco tattico e limite di questa squadra: non c’è dubbio che abbia delle ottime qualità tecniche, ma averlo fatto diventare perno imprescindibile del “gioco” del Milan negli ultimi 3 anni è stato controproducente, perché è buon giocatore che non giocherebbe titolare in nessuna delle 4 squadre che ci sono arrivate davanti lo scorso anno (Juventus, Napoli, Inter, Atalanta).
Il suo giochino (finta a rientrare sul sinistro e cross in mezzo o tiro che finisce raramente in porta) ormai l’hanno capito tutti. Bene, mi direte che anche Robben e Messi fanno sempre la stessa finta: peccato che loro non li prendi mai, lui non appartiene a quella categoria di fenomeni. Ed è questo il vero problema: l’esaltazione di questo giocatore nella mediocrità del Milan lo ha portato ad assumere un atteggiamento da “fenomeno” assolutamente ingiustificato, perché, guardando le partite, risulta evidente come lui rallenti sistematicamente ogni azione offensiva facendo sempre 2-3 tocchi in più, invece di servire un potenziale inserimento di un compagno posizionato meglio. A questo si aggiunga che lui la palla non la passa quasi mai, volendo fare tutto da solo: l’ultimo esempio (ma ce ne sono tanti altri) è il contropiede alla fine del primo tempo del derby, in cui aveva due scelte facili ai suoi lati ma ha preferito rovinare l’azione da solo.

Per non parlare dei calci piazzati. Vi sfido a fare caso ad un particolare: provate a guardare ogni volta che lui (ma anche Calhanoglu) batte un angolo o una punizione, vedrete che sistematicamente la palla finisce sul primo palo sulla testa di un avversario. Non riesco a capire come nessuno glielo abbia fatto ancora notare. Infine, va detto che non è un trequartista, per due semplici motivi: il calcio è uno sport di squadra e di movimento, a maggior ragione giocando sulla trequarti, e lui né passa il pallone né detta movimenti in profondità. Forse non è un caso che nessuna altra squadra abbia formulato un’offerta per acquistarlo in estate, e forse, a questo punto, sarebbe anche il caso di provare a cambiarlo per sviluppare un gioco diverso, più corale ed efficace, visto che, ricordiamolo, nelle ultime 30 partite di campionato ha segnato la bellezza di 3 gol! Dover dipendere da un giocatore del genere mi sembra francamente eccessivo.


Spero vivamente che si riesca ad invertire la tendenza e vedere quantomeno un miglioramento nel gioco, perché più noioso e sterile di quanto visto finora è difficile: sicuramente l’inserimento dei nuovi acquisti potrebbe dare un’aria di freschezza e qualità tecnica, sostituendo allo stesso tempo giocatori inadatti come i vari Rodriguez, Calhanoglu, Biglia, Castillejo, Suso, sarebbe già un grande passo avanti.
Ma sono sicuro che quello che il tifoso del Milan vorrebbe finalmente vedere qualche passaggio in avanti e in verticale, qualche trama offensiva più rapida e intensa, qualche scambio ravvicinato, qualche cross che finisca sulla testa di un nostro attaccante, perché, in fin dei conti, il calcio è uno spettacolo, e lo spettacolo a cui assistiamo ormai da 3 anni è indegno per la storia di questo Club. E per quanto la nostra rosa attuale possa essere scarsa, mi rifiuto di credere che sia a questo livello, un livello fatto di di 6 tiri in porta in 4 partite.
Si può fare di più, ma ci vuole maggiore coraggio nelle scelte.