Se le squadre di calcio professionistiche sono ormai da tempo assimilabili a delle vere e proprie imprese economiche, è possibile ipotizzarne le dinamiche anche attraverso l'analisi del modello di sviluppo del loro prodotto. Oggetto di produzione dell'azienda calcio è la prestazione sportiva, con la partecipazione ai vari tornei nazionali e internazionali (campionato, Coppa Italia, Champions League, ecc.) e soggetta ad un ciclo di vita schematizzabile in 4 fasi (tale schema, ovviamente, non ha la pretesa di determinare il comportamento di tutte le società calcistiche italiane ma rappresenta una delle possibili evoluzioni).

Fase 1. Introduzione (ALTI COSTI-BASSI RICAVI): la società si pone l'obiettivo di migliorare le prestazioni attraverso l'allestimento di una squadra competitiva. Si predilige l'acquisto di giovani di prospettiva - il cui costo del cartellino è inferiore ai "top player" sul mercato - o addirittura promossi dal vivaio, affiancati da giocatori anziani già presenti in rosa, o acquisiti a "parametro zero", ma ancora integri fisicamente e tecnicamente. Prevale incertezza sulla competitività della squadra, attesa alla prova delle prestazioni sul campo. I costi di investimento sono elevati rispetto ai ricavi che in prevalenza dipendono dalle (mediocri) performances esibite fino a quel momento (diritti televisivi e abbonamenti stadio) e dal merchandising (che in assenza di "colpi" di mercato mediatici rimangono stabili).

Fase 2. Crescita (ALTI COSTI-ALTI RICAVI): gli elementi della rosa, grazie anche al lavoro di amalgama dello staff tecnico, si trasformano in un gruppo vincente. La squadra, attraverso ottime prestazioni, raggiunge le posizioni di prima fascia nel campionato, ottenendo la qualificazione alla Champions League. I risultati ottenuti generano entusiamo e consenso. Ciò si traduce in un aumento significativo dei ricavi da gare (abbonamenti e biglietteria), dei proventi media (i diritti televisivi per la quota commisurata ai risultati sportivi) e dei ricavi commerciali (sponsorizzazioni e merchandising). Ma correlativamente anche sul fronte delle uscite si registrano significativi incrementi dei costi per mantenere e migliorare il benchmark degli obiettivi. Gli investimenti vengono rivolti all'acquisto di "top players", mentre ai giocatori più importanti già in organico, il cui valore di mercato si è accresciuto, vengono proposti rinnovi contrattuali con adeguamenti significativi al rialzo dell'ingaggio al fine di scongiurare il loro trasferimento nei clubs concorrenti. Tutto ciò si traduce in un incremento del valore patrimoniale del parco giocatori, con conseguente aumento dei costi a conto economico (per stipendi e ammortamenti, questi ultimi in parte compensati dall'effetto dei rinnovi, che consentono di "spalmare" il costo del cartellino su una durata contrattuale più lunga, in tal modo riducendo l'onere annuale).

Fase 3. Maturità (ALTI COSTI-RICAVI MASSIMI). La squadra mantiene elevati standard di rendimento e riesce anche a vincere il campionato ripetendosi in più anni, attestandosi mediamente nelle prime 4 del torneo di Champions League. I ricavi raggiungono i massimi livelli, difficilmente espandibili per limiti endogeni nella struttura dell'offerta quali:

  • La capienza dello stadio per i ricavi da gare, che non lascia margini di manovra oltre alla leva (impopolare) dell'aumento dei prezzi degli abbonamenti e dei biglietti;
  • La contrattazione collettiva dei diritti televisivi nazionali non consente di incrementare la quota di competenza (in costanza dei risultati sportivi raggiunti).
  • La scarsa attrattiva all'estero del campionato nazionale rende poco lucrativa la cessione dei diritti internazionali
  • La ancora insufficiente consapevolezza delle potenzialità insite nello sfruttamento del brand da parte delle società italiane relega ad un valore basso la componente dei ricavi commerciali (nessun club nostrano è nei primi 10 top club europei per sfruttamento del marchio commerciale).

Tutti questi fattori limitano fortemente la capacità di sviluppo del fatturato, almeno nel breve e medio periodo. La società cerca allora di coprire i costi ricorrendo sempre più a proventi che non appartengono alla gestione caratteristica dell'impresa: le plusvalenze generate dalla cessione dei calciatori, lucrando sulla differenza positiva tra il prezzo di cessione e il valore residuo non ammortizzato del cartellino. In realtà il ricorso alle plusvalenze è pratica già utilizzata  dalla dirigenza anche in fase di crescita. In quella situazione di fatturato in espansione, però, il provento generato dalla plusvalenza va a coprire i costi di ammortamento, mentre i costi degli stipendi vengono "spesati" da tutti gli altri ricavi caratteristici. Ci si trova, insomma, in una situazione di equilbrio economico  in cui ricavi caratteristici dovrebbero coprire gli stipendi dei calciatori, mentre l'ammortamento dei loro cartellini dovrebbe essere coperto dalle plusvalenze. Nella fase di maturità questo equilibrio si rompe poichè i costi per mantenere competitiva la rosa aumentano mentre i ricavi non sono più espandibili proporzionalmente.

Fase 4. Declino. L'età media della rosa si è innalzato ed alcuni elementi non garantiscono più i livelli di performance ordinari. Le prestazioni della squadra incontrano delle battute a vuoto (eliminazione dai tornei internazionali, e nazionali) che hanno un impatto negativo sia dal punto di vista del consenso (minore affluenza dei tifosi) che economico (minori ricavi da diritti TV e da gare, e sponsorizzazioni). Il peso dei costi operativi (stipendi e ammortamenti) non consente di fare investimenti per rinnovare il parco giocatori. L'imperativo è vendere per finanziare i nuovi acquisti. Ma i giocatori più avanti con l'età non hanno più mercato, anche in ragione di stipendi troppo elevati. Per loro vengono proposte rescissioni di contratti che spesso vengono rifiutate. Stesse difficoltà in uscita anche degli elementi più giovani, il cui collocamento è reso difficile sempre dall'ingaggio insostenibile per il potenziale acquirente. Anche il conseguimento delle plusvalenze diventa pratica di difficile realizzazione. L'immobilismo sul mercato provoca un indebolimento della squadra, che a livello sportivo perde progressivamente la supremazia conquistata negli anni precedenti a beneficio di nuove realtà vincenti.