La Juventus smentisce chi la voleva a corto di energie a causa dell’impegno di coppa e vince una gara fondamentale per il conseguimento del terzo titolo iridato consecutivo. Non gioca una partita ad alto livello: il pressing asfissiante e la forza fisica che ne contraddistinguevano il suo gioco sono rimasti in panchina, a sostituirli il cinismo, davvero l’elemento imprescindibile di questa squadra. E il turnover si dimostra così vincente. Seedorf, invece, ha gli uomini obbligati e i cambi a metà ripresa non lo aiutano. Il primo tempo, tuttavia, dimostra il contrario: la Juventus soffre e rischia di incassare almeno due reti, si oppone al Milan, fa resistenza e, come un vecchio pugile esperto, riesce a far sfogare l’avversario senza cadere per KO. Complice, evidentemente, anche la fortuna che si siede sulla linea di porta ad aiutare Buffon; dall’altra parte, per i rossoneri, la palla non vuole entrare, è una sera stregata, una di quelle che il gioco del calcio riserva. Il canovaccio della partita, non inaspettatamente, è quello che il gioco rispecchia: la Juventus aspetta e contiene i rossoneri, mentre il Diavolo tiene le redini del gioco, costruisce azioni pericolose ma è concretamente impalpabile. Buona prova difensiva anche dei ragazzi del Professore che tengono bene le sporadiche incursioni bianconere, anche se l’intervento di piede prodigioso di Abbiati è un segnale di allarme. Nel momento in cui il Milan potrebbe essere in vantaggio di due reti, segnano gli ospiti, rimarcando come il calcio non assegni le vittorie hai punti, a differenza del pugilato: la difesa del Diavolo si apre e i bianconeri mettono a segno un jab che fa barcollare l’avversario. Le colpe sono da ripartire: Abbiati si butta in ritardo sul passaggio in area di Lichtsteiner, che Emanuelson non marca a dovere, Rami perde Llorente che segna. Il Milan è la squadra vista in coppa contro l’Atletico: dinamismo, buona circolazione di palla, sfortunato nella fase realizzativa ma troppo fragile in difesa: Rami è generalmente attento ma perde sovente l’uomo sul quale è in marcatura sia contro gli spagnoli, sia contro i bianconeri. I rossoneri continuano a macinare gioco ma si perdono dalla trequarti in su: è un possesso palla sterile che alimenta azioni corali però quasi mai finalizzate. Pazzini è uno dei migliori e consente alla squadra di salire e mette in condizione i centrocampisti di tirare, peccato che Kakà e Poli non siano precisi. Nell’economia del gioco, il Pazzo è più utile di Balotelli e la manovra offensiva trae giovamento perché le verticalizzazioni sono un’arma in più. Il Milan di ancelottiana memoria è il modello al quale Seedorf s’ispira, tuttavia, gli interpreti sono nettamente diversi ed il gioco è una pallida copia. E' una squadra che fatica a supportare tre fantasisti, anche se Poli rientra a centrocampo in fase di non possesso palla, Montolivo e De jong vanno in affanno e l’azione del raddoppio bianconero ne è una prova: indiscutibile il gesto tecnico di Tevez, tuttavia, l’argentino è libero di prendere palla, controllare, mirare e scaricare una sassata, nessun avversario si preoccupa di marcarlo. Il Milan gioca ma non è compatto, la Juventus è invece solida e chirurgica nelle azioni offensive. I cambi del tecnico milanista spengono ogni speranza di recupero: togliere Montolivo per inserire Honda è un suicidio perché il giapponese è un alieno nella realtà milanista e non ha nel pressing la sua qualità migliore mentre il capitano milanista offriva un buon contributo in fase d’interdizione. Squadra ancor più sbilanciata però improduttiva. La precaria condizione fisica di Honda ne fanno un giocatore ancora impresentabile ad un grande pubblico: la Scala del Calcio pretende altri giocatori, il giapponese deve ambientarsi in partite non di cartello, altrimenti rischia di collezionare solo brutte figure. Seedorf si è, quindi, dimostrato lacunoso nella lettura tattica della partita. L’ingresso di Robinho è un cambio insensato: votazione gravemente insufficiente per il brasiliano che è incapace, ancora una volta, di segnare a due metri dalla porta. Emanuelson, Honda, Robinho i peggiori in campo; Poli, Montolivo, Pazzini i migliori. Le sirene dell’ottimismo dicono che il Milan ha percorso notevoli passi in avanti rispetto alla gestione di Allegri: il gioco migliora, ieri sera non meritava la sconfitta, come in occasione della gara con l’Atletico Madrid, tuttavia, il livello tecnico della squadra resta scarso e il Professore dovrebbe capirlo, dimostrandosi più flessibile nelle sue scelte tattiche.