L'arrivo di Antonio Gagliardi - ex match analyst della Nazionale - nello staff di Pirlo è più di un indizio sul fatto che il nuovo allenatore bianconero e i suoi collaboratori punteranno forte sui dati che raccoglieranno, a partire già da questi giorni, in allenamento prima e in partita poi.

E allora andiamo a vedere un po' dei principali numeri delle ultime due stagioni bianconere di Serie A per capire quale sarà l'asticella minima che il neo tecnico dovrà superare.

I numeri "generalisti"

La Juve di Sarri sembrava aver dato una piccola accelerata sul gioco votato all'attacco, segnando di più di quella di Allegri (76 gol vs 70) - quinto attacco più prolifico dietro a quelli di Atalanta (98), Inter (81), Lazio (79) e Roma (77) - anche grazie a un maggior numero di tiri effettuati (679 vs 609) e tiri nello specchio (243 vs 201), aumentandone sensibilmente l'accuratezza. Erano aumentate le occasioni create (503 vs 476 - fonte Soccerment Analytics), addirittura i dribbling riusciti (434 vs 377 nonostante un Douglas Costa a meno di mezzo servizio), mentre la conversione in gol è rimasta pressoché identica (15,17% per la Juve di Sarri vs 15,52% per quella di Allegri).

Quest'anno, inoltre, la Juventus aveva passato il pallone 1.634 volte in più rispetto alla scorsa stagione, aumentando sensibilmente l'accuratezza dei passaggi e il possesso palla. Tutti numeri che sembravano far intravedere la mano del tecnico toscano, arrivato a Torino con la missione di "dare un bel gioco" (qualunque cosa significhi) alla Vecchia Signora.

Missione che, visto il finale, non è riuscita anche perché alla luce di questi sensibili miglioramenti in fase offensiva c'è stata, di contro, una netta involuzione difensiva: 43 gol subìti (13 in più dell'anno scorso), 110 duelli aerei persi in più, meno cross riusciti, intercetti e tackle.

Partiamo allora proprio da qui per vedere cosa non ha funzionato nella retroguardia.

Performance difensive

Non può essere una scusante - soprattutto nella Juventus - ma bisogna dire che subito dopo il "pronti via" Sarri ha dovuto rinunciare a Chiellini, capitano e anima della squadra nonché centrale fondamentale nel gioco Juve degli ultimi 10 anni. Come se non bastasse, a gennaio ha perso anche Demiral: dei cinque centrali gli sono rimasti solo Bonucci e De Ligt - che hanno dovuto giocare sempre anche da acciaccati e con quest'ultimo in piena fase di ambientamento alla Serie A - e la riserva Rugani.

Insomma, la BBC degli anni d'oro era un'altra cosa, non fosse anche solo per il rodaggio consolidato tra Barzagli, Bonucci e Chiellini.

Non è andata meglio con i terzini: Sarri è stato costretto ad adattare spesso Cuadrado come titolare a destra, con l'inaffidabile Danilo come cambio; a sinistra, invece, per quasi tutta la stagione c'è stato solo Alex Sandro, con De Sciglio più in infermeria che in campo.

Fatte queste precisazioni, vediamo i numeri: quest'anno la Juve ha subìto leggermente di più rispetto al passato in situazioni di gioco aperto (28 gol subìti vs 22) e su rigore (9 vs 2).

Insomma, la differenza con la retroguardia impostata da Allegri si è vista e sentita anche nei numeri, con la Juve 2018/2019 che invece ha performato meglio del previsto in ogni situazione di gioco. Da questo punto di vista, l'ennesima dimostrazione che non si poteva dar torto ad Allegri quando diceva che "I campionati si vincono con la difesa".

Non subire gol può infatti portare, mal che vada, a conquistare almeno un punto, mentre fare ogni volta un gol in più dell'avversario è più facile a dirsi che a farsi. A proposito di gol: cosa ci riserva il confronto?

Performance offensive

Non voglio rivangare i tempi delle vittorie con Pirlo, Pogba, Vidal e Marchisio, anche perché tutto sommato l'ultima Juve di Allegri e la prima di Sarri hanno condiviso gran parte degli uomini a centrocampo. Con la differenza che, forse, quest'anno ci si è dovuti accontentare di un Pjanic a fine ciclo, di un Bentancur emergente che si sta confermando ma che ogni tanto spara a vuoto, di un Ramsey nè carne nè pesce, di un Rabiot inconsistente per sei mesi e brillante solo nel post-lockdown e di un Matuidi ormai in riserva fissa. per decenza tralascio il discorso relativo a Khedira.

I maggiori meriti di Sarri vanno per me all'attacco: Cristiano Ronaldo ha segnato 13 gol in più rispetto alla scorsa stagione, Dybala è tornato a fare l'attaccante e a segnare, e i due hanno imparato a dialogare.

Ecco, Sarri ha avuto solo loro in pratica. Perché Higuain, dopo una buona partenza, ha lasciato forma e testa in Argentina da dove non voleva più tornare dopo il lockdown; Douglas Costa e Bernardeschi hanno invece nuovamente mostrato i loro limiti, fisici, tattici e/o di personalità.

Ma torniamo ai numeri perché c'è subito una sorpresa: in situazione di gioco aperto, entrambe le Juventus hanno segnato 47 reti: la differenza di reti stagionali viene tutta dai calci piazzati (4 gol nella stagione appena passata vs 3) e da un numero decisamente più alto di rigori conquistati e segnati quest'anno (13 vs 7).

Il modulo

Quel che salta subito all'occhio è qualcosa che sapevamo già: l'attaccamento alle proprie idee di Sarri e la capacità camaleontica di adattamento alle situazioni di Allegri.

Lo si evince soprattutto dai minuti giocati da ogni formazione: quest'anno Sarri si è concentrato prevalentemente sullo schierare un 4-3-3 (1.791 minuti) e un 4-3-1-2 (1.360 minuti) per un totale di 3.151 minuti, che superano di gran lunga i minutaggi messi assieme (2.809 minuti) dai 4 moduli schierati più spesso da Allegri (storicamente molto orientato a cambiare pelle a partita in corso azzeccando - molto spesso - i cambi giusti: 4-3-3 (1.238 minuti), 4-4-2 (1.044 minuti), 4-3-1-2 (264 minuti) e 3-5-2 (263 minuti).

Insomma, anche qui si vede come il 4-3-3 di Sarri avesse bisogno di trovare ancora un suo equilibrio, visto che è vero che era stato utilizzato molto di più rispetto alla passata stagione, ma ha anche subìto più del doppio dei gol con questa formazione (pur rimanendo il saldo positivo con 42 gol fatti contro i 26 del 2018/2019).

Interessante è anche andare a vedere dove sono nati i gol segnati e subìti: e qui saltano nuovamente all'occhio le carenze difensive della squadra di Sarri, che da dentro l'area ha subìto ben 34 gol su 237 tiri, a fronte di 19 gol su 190 tiri con Allegri. Un lieve miglioramento si nota nei tiri concessi da fuori area, che con Sarri sono stati 214 contro i 233 dell'anno precedente.

Le fasi di gioco

Qui è interessante notare come, con Allegri, i gol segnati si concentrassero perlopiù nell'ultima mezz'ora di gioco, con i minuti tra il 61esimo e il 75esimo battezzati come i più prolifici (19) a fronte di pochi gol concessi (5), che arrivavano per la maggior parte (8) dopo il 76esimo minuto.

Ma senza andare mai in doppia cifra nel conteggio delle reti subìte, cosa che invece si è realizzata quest'anno: 10 gol subìti tra il 46esimo e il 60esimo e 11 tra il 61esimo e il 75esimo. E anche i 9 presi dopo il 76esimo (figli delle famose "amnesie", delle "interruzioni di corrente") non hanno lasciato una buona impressione.

In attacco, invece, Sarri sembrava essere riuscito a far segnare la squadra con maggior costanza durante tutto l'arco della partita, soprattutto nelle fasi centrali a ridosso dell'intervallo: 12 gol fatti tra il 31esimo e il 45esimo e ben 17 tra il 46esimo e il 60esimo.

Cosa aspettarsi dalla Juve 2020/2021?

Tutto dipenderà dall'idea tattica e filosofica di Pirlo, che per ora non si è sbottonato più di tanto, e dai giocatori che avrà a disposizione. Certo è che Pirlo e lo staff avranno già iniziato a ragionare pesantemente su cosa fare e dove migliorare: diamogli tempo di lavorare e vedremo se i suoi numeri saranno - anche come allenatore - da vero Maestro.