Maurizio Sarri alza la testa e parla a suo modo. Senza fare troppo rumore, solo con i fatti. In una mia precedente analisi, neanche troppo lontana, che troverete qui: Tre domande a Sarri e Paratici, sul mercato chi sceglie?, chiedevo a tecnico e dirigenza su quali basi creare la Juve del futuro. Sarri non ha perso tempo, e, prima della ripartenza, in 24 ore ha lanciato messaggi chiari alla società. Il no secco a Chiesa non è solo un mancato gradimento al giocatore viola, ma una indicazione più netta. Sarri non vuole più una batteria di esterni che con Cuadrado, Bernardeschi e Douglas Costa viaggia sulle ali del talento, e che spesso li vede relegati in panchina per consentire a Dybala o Ronaldo di partire più larghi. Il tecnico vuole sviluppare il gioco per vie centrali come faceva a Napoli, cercando qualità in zona mediana. La cifra richiesta dalla Fiorentina è alta, e nell’idea di Sarri, pronto a rivoluzionare il centrocampo, una tale spesa chiuderebbe le porte ad altri innesti che lui ritiene più importanti. Forse la prima intromissione sul mercato, che arriva al momento giusto e che è seguita da un’altra indicazione netta. Contro il Milan Sarri ha messo dentro solo giocatori di qualità e rapidità. Fuori Khedira, Rabiot, Bernardeschi. Dentro Douglas Costa a chiudere un tridente dai piedi buoni, e Pjanic e Bentancur in mediana. La Juve in 30 minuti fa quello che vuole del Milan, gioca di prima, crea dei buone occasioni, spreca un rigore, accentra e allarga il gioco, coinvolgendo anche Danilo e Alex Sandro. Tutto di prima e d’un fiato, finché non è finita la benzina. Se metto dentro la qualità qualcosa la creo di sicuro avrà pensato mister Sarri, sigaretta in bocca e applausi al primo tempo dei suoi. Poi arriva il messaggio netto. Se c’è da difendere il risultato metto dentro gli altri, porto in salvo la nave ma non chiedetemi i fuochi d’artificio. Dentro quindi Khedira, Rabiot e Bernardeschi, la Juve diventa solida ma meno Sarriana e fra le righe si legge l’intento dell’allenatore che spegna la fantasia e mette i muscoli.
A fine partita definisce il cambio una “cazzata”, ma più che altro pone l’accento sulla variazione tattica. Se volete il gioco di Sarri datemi pedine funzionali alla mia Juve, altrimenti badiamo alla concretezza e arrivederci spettacolo.
Altro che “cazzata”, forse una “bravata”, in perfetto stile toscano, diretto e compiaciuto. Pensate che un tecnico così stimato e attento abbia fatto un errore preparando una gara dopo 3 mesi di stop? Io no. Io credo più che altro che alla Juve i panni sporchi si lavino in famiglia, con poche parole ma messaggi chiari, e Sarri li ha lanciati al suo club. Era il momento giusto per farlo e per costruire la Juve che vuole lui, che la gente vorrebbe ammirare e che in fondo anche la dirigenza scegliendo questo tecnico immagina di costruire.
Poche parole e tanti fatti. Sarri ha iniziato l’opera, a Paratici il duro ma affascinante compito di raccoglierla.
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