“La Juve ha due squadre” è forse una delle frasi più inflazionate degli ultimi anni. Lo ha detto Cassano, lo hanno ribadito calciatori come Llorente e Handanovic, allenatori come Inzaghi o ex giocatori e tecnici quali Rambaudi, Tacconi, Reja, fino a Marcello Lippi. Concetto chiaro, grazie per averci svelato il segreto di Pulcinella ci verrebbe da dire.
La domanda che in molti si fanno però è un’altra. Perché Sarri, maestro del calcio verticale, del gioco a due tocchi, allenatore per cui hanno coniato perfino un termine, il Sarriball, non riesce a far decollare la Juve?
L’analisi non è difficile, ma ha radici ben profonde.
Ai tempi del’Empoli il tecnico scelse i suoi uomini in base al suo credo. Da Vecino a Rugani, passando per Verdi o Saponara che cucivano il gioco, e alle punte, sempre una tecnica e una forte fisicamente. E ancora gli esterni, uno più difensivo, Hysaj, uno più di spinta, Mario Rui. I suoi giocatori erano parte di un puzzle che costruiva un gioco da big. Nel salto al Napoli cambió poco o nulla. Gli esterni furono addirittura presi dalla sua ex squadra, a centrocampo giocatori in grado di rompere il gioco avversario e muovere la palla di prima, in avanti il cambio dal 4-3-1-2 ad un modulo più spregiudicato, ma sempre una punta centrale, (Higuain infranse record su record) e gente di qualità come Hamsik e Insigne a dare velocità alla squadra.
E alla Juve? In bianconero le prime difficoltà, analoghe a quelle riscontrare nel Chelsea. Sull’asse Londra-Torino è cambiato tutto per il tecnico, che ha trovato rose non del tutto costruite per le sue esigenze. Con i Blues Sarri ha vinto ma non del tutto convinto, e con la Juve è in lizza su tre fronti senza però portare grande entusiasmo. La colpa, diciamolo, non è solo sua. A Vinovo c’è l’imbarazzo della scelta, e fra Dybala, Ronaldo, Higuain e gli altri, forse un po’ di grattacapi sono nati all’allenatore. Le radici delle sue difficoltà sono però forse negli altri reparti. La corsia di destra non ha trovato un padrone, ma un giocatore adattato con grande merito e spirito, perché Cuadrado è un professionista serio. La chiave però è il centrocampo. Pjanic doveva essere la luce, e invece non è Jorginho, e l’impronta data da Allegri porta in dote a Sarri una serie di giganti più bravi nell’inventare e rompere il gioco altrui. Pochi i calciatori in grado di dare velocità alla manovra, da Khedira, a Matuidi, passando per Rabiot, già con le valigie pronte. Il francese e Ramsey, non sono proprio il prototipo di calciatori amati da Sarri, e il mercato di Paratici non ha dato al tecnico le pedine per esprimere al meglio il suo calcio. Il tecnico però china il capo e inventa. Ecco perché Bernardeschi per lui potrebbe essere un centrocampista. Ha velocità, tiro da lontano, gioca di prima. Quello che manca ai bianconeri, quello che Sarri chiederà a Paratici.

A questo punto sorge spontanea la seconda domanda. Il Cfo della Juve andrà per la sua strada, fatta di colpi sensazionali stile Ronaldo e De Ligt, o proverà ad accontentare il tecnico? Danilo non è proprio quella pedina che fa ammattire l’allenatore, ma l’operazione legata al brasiliano fu più che altro un gioco di scambi con il City per Cancelo. Rabiot non gode di grossa fiducia, Bernardeschi non decolla e in mediana c’è da svecchiare. Il pupillo del mister toscano è solo Jorginho, ma Bentancur è il futuro, e allora il progetto sull’ex Verona è in stand-by, e le cifre lo confermano. Registi a parte, al tecnico piacciono i giocatori che in mediana giocano e si inseriscono. Con il Chelsea diede spazio a Loftus-Cheeck che divenne un suo pupillo, Allan con lui a Napoli fu indispensabile e iniziò anche a segnare. Nella sua lista non mancano quindi giocatori con quelle qualità. Castrovilli è il calciatore che potrebbe fare al caso della Juve, così come Zaniolo e Aouar, meno Tonali, che però piace a Paratici, così come Locatelli. Al tecnico non dispiacerebbe Partey, che ha però un valore molto alto in una bottega carissima quale è l’Atletico. Dubbi quindi sugli obiettivi del mercato bianconero, che ha già portato in dote Kulusevski, gradito a tutti. Alla Juve manca una pedina, forse due in mediana e dopo un anno di adattamento, l’impressione è che Paratici penserà meno ai parametri zero e più agli interpreti funzionali al progetto. Anche per questo motivo si cerca Emerson Palmieri, graditissimo al tecnico.

Un rebus che porta alla terza domanda. La Juve ha cambiato il pragmatico e vincente Allegri per il maestro del bel gioco, che senza le sue pedine però non può accendere l’entusiasmo. Perché? Prendere giocatori a prezzo di saldo significherebbe sbagliare e ripetere le operazioni Rabiot e Ramsey non dando a Sarri il materiale per sviluppare il gioco a lui chiesto. Garantirgli le pedine giuste vorrebbe dire valorizzare davvero il proprio allenatore e metterlo davvero alla prova. Paratici o Sarri? Mercato attento ai conti o funzionale? In un mese avremo le risposte, ma con gli ingaggi di Rabiot, Ramsey e Danilo, onerosi e mai giustificati, la Juve farebbe un altro clamoroso errore.