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Renato avrebbe compiuto tra qualche mese 18 anni, la maggior età, e proprio in quella estate zio Mario, il fratello della vera mamma, decise di trascorrere un mese di vacanza in Corsica e così stette a fianco del nipote rafforzando il loro rapporto non solo di parentela ma soprattutto di amicizia nel pieno della sua adolescenza ed essendo abituato a vedere molto poco il padre sempre assorto o distratto dal suo lavoro, trovò in zio Mario un vero confidente ed inseparabile compagno di vita. 
Fu così che al termine di quella vacanza Renato comunicò al padre la sua intenzione di sbarcare in Italia facendo il viaggio con lo zio Mario ed andare a vivere con lui nella sua casa in Umbria. Francesco stimava molto suo cognato Mario e comprese le giuste motivazioni del figlio minato nel suo animo dalla perdita prematura della madre e poi dalla disgrazia piombata come una mannaia nel pieno del suo sviluppo dovuto alla tragica scomparsa della matrigna. Inoltre aggiunse, ma forse solo nella sua mente, di non aver accudito nella maniera più vicina possibile alla crescita dell'unico figlio, mancanza dovuta in parte alla sua non facile caratterialità ed in parte indelebilmente marcata da quelle due ineluttabili fatalità. E così di buon grado acconsentì alla partenza del figlio Renato.

Dopo poche settimane dal suo insediamento in Umbria Renato fu assunto, dietro raccomandazione di zio Mario, alla Sai, una grande officina addetta alla fabbricazione di materiale ferroviario che di lì a qualche mese sarà riconvertita nella fabbricazione degli aerei da guerra dall'industria aeronautica della Macchi. 
Zio Mario era un caporeparto in quella officina e quindi era a tempo pieno con Renato sia al lavoro che a casa. Renato aveva trovato a casa dello zio una vecchia fisarmonica e non gli ci volle molto ad imparare a tirarne il mantice e lavorare sui bottoni per l'accompagnamento dato che proveniva dalla buona scuola ricevuta sul pianoforte.  Zio Mario sapeva suonare il mandolino, strano strumento per essere un umbro, ma alla prima festa paesana zio e nipote si esibirono sul palco e l'inedito duo fisarmonica-mandolino fece un tale furore che mio papà Renato s'invaghì di una bella signorina che poi sarebbe divenuta sua sposa: mia mamma Ofelia. 
La invitò a ballare, abbondonando la fisarmonica, obbligando zio Mario ad interminabili assolo di mandolino, ma continuò a danzare, ballerino com'era, per tutta la restante serata con quella bella signorina castana, capelli alla Rita Hayworth e tailleur attillato fine anni 30! Ne nacque prima un amore e poi un fidanzamento ufficiale che durerà per tutti i prossimi cinque anni di lunga e luttuosa guerra.  

Zio Mario aveva svolto il servizio militare nella Regia Aeronautica ottenendo un brevetto da pilota e questo gli consentì, al termine della ferma di leva, di far domanda alla AerMacchi di Varese dove operò per qualche anno fino a quando la direzione dell'azienda lo trasferì a pochi km da casa sua sul lago Trasimeno dove appunto la Macchi stava approntando, dopo l'aggiudicamento di una gara bandita d'allora regime,  una costruenda linea di aerei da guerra da destinare alla conquista delle colonie  Africane. La sua maniacalità, in qualità di caporeparto era addetto ai collaudi di fine produzione, si riflesse in egual misura nelle abitudini della vita quotidiana. Il suo modo di camminare, di atteggiarsi e anche di esprimersi lo rendeva molto simile al cinematografico Fantozzi, come lui indossava sempre sia in inverno che in estate il suo immancabile basco blu. Era un instancabile lavoratore sia in officina che in casa, dove amava fare le classiche faccende della donna. Forse questo amore domestico derivava dal fatto di essere rimasto, come suo nipote Renato, anche lui orfano a soli nove anni di età. 

A quell'uovo di Pasqua citato in apertura della mia storia, ne seguiranno degli altri, anno dopo anno entrò in quel cortile dopo il Lambrettone, una Topolino serie A, priva di riscaldamento, rammento un viaggio che facemmo insieme in pieno inverno con una temperatura polare ed ogni dieci minuti lo zio era obbligato a fermare l'auto per scendere e sbattere i piedi che altrimenti si sarebbero intirizziti dal freddo, poi a metà degli anni '60 si presentò con una fiammante NSU Prinz, un'auto che l'accompagnerà fino all'ultimo giorno della sua vita. La custodiva gelosamente, stando sempre con un piumino a spolverarla. Ricordo che aveva montato sul cruscotto uno strumento avionico, l'orizzonte artificiale, secondo lui funzionando a mo' di livella, gli avrebbe fatto equilibrare la disposizione dei pesi, e cioè delle persone all'interno dell'abitacolo, poi ricordo una calcomania applicata di fronte al sedile del passeggero raffigurante la nostra Pattuglia delle Frecce Tricolori.
Zio Mario, ormai in pensione, data la sua esperienza in fatto di ricambistica degli aeromobili, collaborava con il Ministero dei Trasporti e dell'Aviazione Civile nel settore logistico in qualità di esperto nella selezione dei pezzi e dei costi relativi. Si sposò alla bella età di 58 anni con una brava signorina, di origine sabine, di ben 20 anni più giovane.  Ne ebbe due figli maschi, morì all'età di 93 anni. 

Corre la Pasqua del 1968 quando vedo uscire dal lato passeggero di una 127 guidata dal figlio, zio Mario con il suo immancabile basco blu, e mi regalò, quel giorno, l'ultimo uovo di Pasqua dei Frati Trappisti, io ormai ero un uomo, avevo vent'anni. Dopo un caffè preso assieme ai miei genitori ci salutò ed in particolare si fermò più volte ad abbracciare papà Renato sussurrandogli: "...stammi bene Pavlì...ciao Pavlì!!...ciao!"  Papà da piccolo in Francia era soprannominato Paul poi con il dialetto trasformatosi in Pavlì! 
Non rividi più dopo quella volta il saggio, tanto fantozziano quanto paterno ma unico, inimitabile zio Mario, un esempio di vita, di coraggio, di pura passione.
Curiosamente io e mamma aprimmo quell'uovo, ricordo che aveva un incarto giallo quasi a presagire una sorpresa neutra, invece mamma ci trovò un bel braccialetto, ancora a distanza di oltre mezzo secolo conservato nel cofanetto dei suoi ricordi.
Due giorni fa, la mattina di Pasqua a colazione abbiamo aperto il nostro uovo ed anche in questo abbiamo trovato un braccialetto, ma che strana coincidenza... avvolto in una bustina ove era stampigliata la scritta Bigiotteria serie Corona... ma che sinistra ed inappropriata dicitura! .....Ma....meglio voltar pagina...e voi, amici lettori...che sorpresa avete trovato nel vostro uovo?....sembra puerile ma a volte una gradita sorpresa può far tornare un sorriso, non solo ad un bambino ma anche ad un suo genitore.

Le origini dell'uovo di Pasqua risalgono al 700, al periodo del Re Sole Luigi XIV che farà realizzare il primo uovo della storia dallo chocolatier di corte, ed in seguito verso la metà di quel secolo dalle parti di Torino iniziò l'usanza d'inserire nei due semigusci di cioccolato un piccolo dono, quindi sarebbe da attribuire ai piemontesi, ai loro maestri dell'arte pasticciera il merito di essere stati i primi a lanciare la moda delle uova pasquali con sorpresa.

"...E guarda...guarda nonno che cosa ho trovato nell'uovo di Pasqua? "Era il nipotino Matteo in collegamento Skype che mi mostrava la sorpresa...."...ma, ma quello è un portachiavi con un giocatore del Milan...e indossa la maglietta N° 22... Matteo!!...ma quello è Kaka!!....un grande calciatore...sai che ha vinto il pallone d'oro nel 2007!!...e tua sorella Greta cos'ha trovato!?"   "...un braccialetto, nonno!!" "...pure lei...!!" " ...e invece nel vostro ...cosa ha trovato zia Sofia?" "...anche lei un braccialetto....quest'anno è una strage de 'sti braccialetti...!" "...ma è piccolo...è da bimba!?"  Risponde zia Sofia: "...sì Greta...è da bimba e lo porterò all'asilo alle mie piccole scolare quando sarà passato il virus!!"  "...e zia...ma dicono che dovranno passare tanti mesi ancora...!!...e poi mi sa tanto che non li potrai più prendere in braccio i piccolini...!!"  "...Beh...certo sarebbe un bel guaio, io assisto i più piccini dai 18 ai 36 mesi ...li cambio...do loro da mangiare, li trastullo, gioco con loro per ore...ma come si farebbe se non si potessero più prendere in collo!?!" "...Ma...che ti devo dire...zia!...allora speriamo di crescere alla svelta !!" "..Sì ...certamente Greta ...speriamo di crescere...ma di crescere tutti!...e non solo i bambini!!" "...Sì..zia dici bene...ma secondo te quando torneremo liberi...come una volta?" "...non te lo so dire Greta...ma abbi fede!...presto...sarà molto presto!!"
"Ma è vero che quest'anno non aprono la piscina...e non si potrà andare nemmeno al mare?!?"                              "....No, Greta...no!!...vedrai ....tutto si aggiusterà!!...Un bacio, ciao!"

 

Un abbraccio

Massimo 48