I protagonisti della letteratura greca e latina sono gli avi di quella figura poetica che è il mediano, così piena di valori morali. Non ci credete? Patroclo, l'amico fidato e fraterno di Achille, si sacrifica per il proprio compagno e per la propria “squadra”. Quando il suo amico, il fuoriclasse semidio, decide di non prendere più parte alla guerra che si stava combattendo a Troia, perché offeso dal re di Micene, Patroclo indossa le sue vesti e da solo inverte l'andamento della battaglia. Poi, colpito dai nemici, cade. Da solo non ce l'ha fatta. Avete mai visto un mediano portare alla vittoria da solo la propria squadra? No, ma il suo sacrificio porta la nuova discesa in campo del “top player” Achille. In quella latina troviamo un'altra coppia: Eurialo e Niso. Eurialo, giovane e bello, riesce sempre ad ottenere grandi favori proprio per questo, gli è quasi tutto dovuto; Niso è più anziano e più maturo, dotato di grande esperienza. Il secondo aiuta il giovane a vincere una gara di corsa, dopo aver compromesso la propria vittoria: scivolato su una pozza di sangue quando era in testa, da terra ha fatto cadere l'avversario che stava per agguantare il primo posto. Beh, il lavoro sporco qualcuno dovrà pur farlo. Nel calcio non è proprio così? Quante volte un mediano si è sacrificato per compagni più quotati, più talentuosi, che alla fine erano capaci di risolvere la partita con una singola giocata? Storica è la coppia Giovanni Lodetti-Gianni Rivera. Il Basleta, questo il suo soprannome, vince con il Milan 2 Coppe dei Campioni, coprendo le spalle all'Abatino, la star di quegli anni. Si è sempre detto orgoglioso di correre anche per il 10 rossonero. E come non ricordare, invece, una frase di Platini su Bonini, gregario del francese e magnifico recupera palloni : “Michel ma è vero che lei fuma un pacchetto di sigarette al giorno?” domandò un giornalista. “Certo - rispose Le Roi – l'importante è che non fumi Bonini”. Quando sacrificio non vuol dire solo corsa, ma anche rinunciare a qualche vizio. E se Platini dà questa importanza al mediano Bonini, viene da domandarsi: chi è il vero illuminato del pallone? Il 10? O chi ne preserva le qualità? Arrivando ai giorni nostri, ecco il numero 8 per eccellenza, Rino Gattuso: mediano puro, dall'animo nobile, che correva per 4. E non è un modo di dire, i 4 erano Seedorf, Pirlo, Rivaldo e Rui Costa ai tempi del 4-3-2-1 di Ancelottiana memoria. Grazie al suo lavoro oscuro, la fantasia poté regnare indisturbata a Milanello. Ora ne sono rimasti pochi: c'è De Jong, che nella mediocrità del calcio italiano ha un ruolo di protagonista assoluto. Poi c'è il numero 16, l'eterno “capitan futuro” giallorosso: Daniele De Rossi. Ultimo di una generazione azzurra di mediani, difende con il cuore e con i denti la sua città. L'essere “mediano” è anche amore incondizionato. Poi ci sono anche squadre che ormai, in nome della fantasia, hanno sacrificato questo antico ruolo. Una su tutte: il Real Madrid. I blancos nella partita contro il Barcellona vinta per 3 a 1 sono scesi in campo con 4 centrocampisti di assoluta qualità: James Rodriguez, Modric, Kroos e Isco. Dov'è il mediano? Ah già, è in panchina. Guida la squadra. Ed è italiano...