Avete presente il film “The Money Ball: l'arte di vincere”, con Brad Pitt e Jonah Hill? Il General Manager degli Oakland Athletic, squadra di baseball, incontra un giovane laureato di Yale, il quale ha idee rivoluzionarie sul reclutamento di giocatori: basta osservatori, si guardano, molto semplicemente, i dati. Quei giocatori che sono stati scartati vengono rivalutati in base a dei parametri ben precisi, che non vanno ad intaccare il budget che la società ha messo a disposizione.Gli Oakland arrivarono ad un passo dalla vittoria Una delle frasi più celebri del lungometraggio dice: “Ci sono squadre ricche e ci sono squadre povere. Poi ci sono venti metri di merda. Poi ci siamo noi”. Ecco, quel “noi” è tinto di rosso, bianco e verde: tutti i club italiani partono dietro le big europee, conti alla mano. Il Fair Play Finanziario ( “Spendi quanto guadagni” la definizione del segretario generale dell'Uefa Infantino) ha mietuto le prime vittime. Roma e Inter sono sotto la lente d'ingrandimento, in quanto hanno un grosso buco a bilancio. Le nostre squadre devono adeguarsi, ingegnarsi, rischiare per tornare a grandi livelli. Molti club come Milan e la stessa Inter stanno cercando di abbassare il monte ingaggi, che pesa come un macigno sulle casse e sul bilancio della società. Però spesso questo vuol dire accontentarsi di giocatori di secondo piano o che sono solo un pallido ricordo di quelli che sono stati in passato. Abbiamo appena vissuto un derby con Muntari da una parte e Kuzmanovic dall'altra: anni fa avrebbero assistito dalla tribuna alle sfide tra Seedorf e Stankovic, Sheva e Materazzi, Nesta e Crespo. Come fronteggiare il FFP e tornare grandi? Ovviamente bisogna investire su uno stadio di proprietà: i soldi impiegati per la costruzione di impianti sportivi non vanno a gravare, anzi, la Uefa cerca di incentivare la crescita delle infrastrutture. In seguito, ci sarebbero solo delle entrate da reinvestire. E qui entra in gioco l'abilità della dirigenza: “Tra i ventimila giocatori che vale la pena di valutare credo ci sia una squadra da titolo di venticinque giocatori che ci possiamo permettere, una specie di isola dei giocattoli difettosi “. Ancora una volta il film “Money Ball”. I dirigenti devono essere bravi a individuare giocatori in grado di fare la differenza, dei big disposti a far crescere la qualità dei giovani a disposizione. Già, i giovani. Perché a furia di chiamarli così, le lancette scorrono inesorabili. Basta essere chiari con il tifoso, spiegare che ci vorrà del tempo e il vero appassionato capirà. Sarebbe affascinante vedere in un derby del futuro i rossoneri Cutrone, Locatelli, Mastour e Mastalli sfidare Bonazzoli, Puscas, Steffé e Camara. Magari in uno stadio nuovo di zecca. “Bella storia” direbbe qualcuno. Magari diventasse vera. Proprio come quella degli Oakland Athletics. Ah, i Boston Red Sox vinsero le World Series di baseball 24 mesi dopo, seguendo quelle teorie. Non vincevano da 86 anni...