Roma e Milan, situazioni speculari ma scelte diametralmente opposte.
Entrambe con proprietà statunitensi, entrambe dopo aver mancato la qualificazione alla prossima Champions League si preparano all'ennesima rivoluzione.

Tutte e due hanno la necessità di ripartire da un progetto "sostenibile" a livello finanziario. I rossoneri poichè pesantemente attenzionati dell'Uefa per via di un pesante passivo ereditato dalla fine dell'"era Berlusconi" ed aggravato dalla pazza estate "delle cose formali" e dal tentativo di all in pro Champions del primo anno di Elliott. I giallorossi, al contrario, sono usciti dal giogo del Settlement Agreement, ma l'azionista di riferimento James Pallotta ha comunque fatto presente la necessità di convogliare la maggior parte delle risorse nella costruzione dello stadio di proprietà del Club, da lui ritenuto la base da cui partire per poter aspirare ad essere una Società moderna.
Progetto sostenibile altro non significa che non ci saranno spese pazze, che si punterà su giocatori, possibilmente giovani, dai costi ragionevoli sia come cartellini che come ingaggi e molto probabilmente sarà necessario  il sacrificio di qualche pezzo pregiato della rosa. 

L'obbiettivo praticamente è simile ma diametralmente opposto è il percorso scelto per attuarlo.

Il Milan ha deciso di puntare tutto sulla sua storia e sul carisma di uomini che evocano un passato glorioso. Così salutato Leonardo, poco adatto ad una politica di contenimento dei costi si è scelto di affidare il ruolo di responsabile dell'area tecnica a Paolo Maldini, indimenticato ex capitano e milanista per tradizione familiare. Al suo fianco Zvonimir Boban, altro ex giocatore del Milan glorioso, figura colta poliglotta benissimo introdotto a livello di istituzioni calcistiche continentali e grande conoscitore del calcio balcanico.

La Roma, invece, ha deciso di azzerare completamente il proprio passato. Il contratto di Daniele De Rossi non è stato rinnovato. Francesco Totti,ritenendo il ruolo affidatogli di mera rappresentanza, dunque privo di qualsiasi reale potere decisionale, ha rassegnato le proprie dimissioni non senza lasciarsi andare a dichiarazioni al vetriolo nei confronti dei vertici societari. Nella nuova Roma non c'è posto neanche per Claudio Ranieri, nonostante il lodevole tentativo di raccogliere i cocci creatosi a seguito della delicata situazione creatasi quest'anno che ha portato sull'esonero sia del tecnico Di Francesco che del Ds Monchi, ne per Frederic Massara, storico braccio destro di Walter Sabatini ed ormai da lungo tempo nei quadri dirigenziali giallorossi, che si è appena accasato, guarda caso, al Milan in qualità di braccio operativo del duo Maldini- Boban. Dell'addio di Totti esce sicuramente rafforzata la figura di Franco Baldini, ufficialmente  consigliere presidenziale, de facto numero due della società capitolina, mentre il DS ed uomo di campo, salvo clamorose sorprese, dovrebbe essere Gianluca Petrachi, professionista competente e scafato ma che poco ha a che fare con la storia giallorossa. 
In sostanza, bandiere vs professionisti.

Anche per quanto riguarda la panchina la situazione è stata speculare ma con esiti opposti.
Entrambe hanno accarezzato per qualche giorno il sogno di un top coach che rispondeva al nome di Antonio Conte e José Mourinho salvo poi arrendersi all'evidenza di non potersi permettere una scelta così di lusso. Entrambe hanno anche provato, con risultati negativi, a sondare il terreno  per Maurizio Sarri, desideroso di tornare in Italia.

Entrambe alla fine hanno optato per un tecnico emergente ma di " seconda fascia".

I rossoneri hanno preferito proseguire in un solco maggiormente vicino alla tradizione e seppur accantonata la recente consuetudine di affidare la panchina ad ex giocatori del Milan si è comunque optato per un tecnico italiano. Così la scelta definitiva è caduta su Marco Giampaolo, alla prima occasione importante dopo tantissima gavetta in provincia.

I giallorossi invece complice il poco gradimento di Baldini, da lui stesso ammesso in una intervista di qualche anno fa, per gli allenatori Made in Italy hanno puntato forte su un allenatore quanto mai esotico ovvero il portoghese Paulo Fonseca, emulo dell'illustre connazionale José Mourinho.  Fonseca è balzato agli onori della cronaca in Italia per un episodio colorito quanto singolare: alla guida della squadra ucraina dello Shaktar Donetsk si è ritrovato nel girone di Champions come avversari il Manchester City ed il Napoli di Sarri, dopo aver a sorpresa battuto il City con conseguente passaggio del turno a spese del Napoli si è presentato in conferenza stampa vestito da Zorro, onorando una scommessa fatta alla vigilia del match.

Per dovere di cronaca bisogna dire che nessuna delle due tifoserie appare soddisfatta.

I tifosi milanisti pur contenti della scelta di Maldini, supportato da Boban, temono da un lato che la scelta dello storico ex numero 3 possa essere solo uno specchietto per le allodole per far accettare un ulteriore ridimensionamento ad una piazza già provata dagli anni bui della decadenza berlusconiana e da tre rivoluzioni in tre anni, dall'altro che Maldini, alla prima vera esperienza come dirigente,possa non essere in grado di fare un mercato valido dovendosi muovere con un budget relativamente limitato e con diversi paletti imposti dai vertici societari.

Mentre il rapporto fra la piazza romanista e la proprietà appare ai minimi storici. I tifosi rimproverano a Pallotta di essere distante da Roma e dalla romanità, di fatto ostaggio di una figura controversa come Baldini e di non aver mai fatto quel passo in più per far fare il salto di qualità alla Roma, anzi ogni anno sacrificando per esigenze di bilancio i pezzi pregiati. Il mancato rinnovo di De Rossi e l'addio di Totti hanno dato il colpo di grazia ad un rapporto già compromesso che solo una stagione super positiva potrebbe in qualche modo ricucire.

Per quanto riguarda il mercato la situazione è ancora troppo fluida per poter vedere con chiarezza le effettive strategie dei due club.

Le scelte iniziali lasciavano supporre un Milan fortemente orientato verso il Made in Italy ed una Roma, viceversa, piuttosto esterofila. Tuttavia gli alti costi dei talenti nostrani pare abbiano spinto il Milan a sondare con più attenzione il mercato internazionale mentre  è da registrare l'apprezzamento di Fonseca verso alcuni talenti italici come Kevin Bonifazi.

Considerando che sulla carta Juve Inter e Napoli appaiono di livello superiore quale delle due squadre può diventare la più seria candidata al quarto posto, ultimo utile per l'accesso alla Champions, Atalanta, Lazio e nuova Fiorentina targata Commisso permettendo?

La scelta migliore è stata affidarsi alle proprie bandiere oppure azzerare il proprio passato per ripartire da zero affidandosi solo alla professionalità?

Pagherà di più l'essere affidati ad un tecnico si propositivo ma tutto sommato pane e salame come Giampaolo oppure ad uno decisamente di rottura come Fonseca?

Zorro (Fonseca) riuscirà nonostante lo scetticismo che pervade gli addetti ai lavori quantomeno a mangiare il panettone? Ce la farà invece il Sergente Garcia (Giampaolo)?