Mancano poco meno di 3 settimane all´inizio del campionato di Serie A, poco più alla fine del calciomercato.
Tutte le squadre proveranno ancora a rinforzare ulteriormente il loro organico. Tra queste sicuramente anche l´Inter. 

I nerazzurri hanno preso Antonio Conte, dopo il grande cambiamento di diversi uomini in dirigenza e staff vicino alla squadra. 
"Abbiamo preso il migliore che c´era libero sul mercato"; "notforeveryone" l´hashtag nerazzurro del momento; "riporteremo l´Inter dove merita" viene detto da anni ormai.

L´Inter per la seconda stagione consecutiva giocherà in Champions. Ci misureremo con club piú ricchi e blasonati, contro campioni assoluti, contro il meglio nella competizione piú prestigiosa. Raggiungere questo traguardo, come tutti quelli nerazzurri, é stato difficile. Sudato. Forse meritato per certi aspetti, non meritato per altri. Per aver condannato l´Empoli alla retrocessione o, ancor di più, per aver, ancora una volta, distrutto un vantaggio corposo sugli avversari. 

La Champions raggiunta da Spalletti, tra mille difficoltà, infortuni veri e finti, atteggiamenti inconcepibili da parte di chi guadagna al mese quanto un normale terrestre guadagna in anni di duro lavoro. Eppure Lucianone rifà il miracolo, ottiene quanto chiesto dalla società, crescendo nei risultati e migliorando la squadra. Questo peró non gli basta. Dopo la guerra interna tra nemici compagni, il primo a pagarne le spese è stato proprio il tecnico (ex) nerazzurro. 

Luciano però ha mostrato attaccamento ai nostri colori, rispetto per la nostra storia, sofferenza quando, in tanti momenti critici della stagione, non è stato né protetto né trattato come meritava da una dirigenza incapace o assente. 

Si sa che l´Inter è un libro aperto a tutti. Serate in disco, mogli procuratrici, desideri per nuove destinazioni quando ancora stiamo lottando per quel fatidico obiettivo. 

Come tutti sanno, Spalletti ha pagato il suo nervosismo, le sue uscite "scomode" in conferenza e soprattutto, più di tutto, l´arrivo di Marotta. Beppe, infatti, come quando giocavamo noi a calcio sulle strade, ha alzato la voce chiarendo il concetto: io sono l´Amministratore Delegato, io sono quello che ne paga le conseguenze se negli anni non si ottengono i risultati e la squadra me la faccio io. 
Salta Lucianone, saltano "FUORI DAL PROGETTO INTER" Radja Nainggolan e Mauro Icardi. Mentre il Ninja torna in Sardegna a rimettersi in discussione, avvicinandosi alla famiglia per la spiacente malattia della moglie, Maurito é ancora lì. I tifosi hanno gridato per anni Vergogna quando un dipendente dell´Inter ha oltrepassato il limite: "Alla Juve non sarebbe successo", "via da Milano", "bisogna battere il pugno" e chi più ne ha più ne metta. 

L´Inter ha finalmente capito, con la nuova gestione societaria, che non può essere la casa di tanti svagati che fanno quello che gli passa per la mente, infischiandosene delle regole, del blasone, dei tifosi, dei compagni di squadra. Scelta giusta, condivisibile da chi pensa (giustamente) che i giocatori vanno e vengono mentre quella gloriosa maglia resta e, soprattutto, merita rispetto. Giusto quindi provare a fare piazza pulita, anche perché il colonnello Antonio Conte é uno scorbutico, uno che impone disciplina e non tollera minimamente atteggiamenti sopra le righe. 
Radja paga le serate in discoteca, lo stile di vita che, occasionalmente ma ripetutamente nella sua carriera, dista molto da quello che é la vita di un atleta milionario. Non basta il finale di stagione convincente, non bastano la sua forza e i suoi gol pesanti nella rincorsa Champions. Bocciato e cacciato.

Non essendo un dirigente di calcio e soprattutto vedendo le cose da fuori, una critica peró ci sta. Questo giocatore (sicuramente il più forte tra i centrocampisti) è stato prestato in modo gratuito e l´Inter contribuirà a pagarne buona parte dello stipendio, senza ottenere nulla in cambio. Abbiamo tagliato una buona fetta di forza, pericolosità e tecnica del nostro centrocampo, senza ricevere un euro in cambio

L´altro fuorilegge invece è ancora qui. Mauro Icardi. 26 anni e piú di 100 gol con la maglia dell´Inter. É stato capitano, uomo derby, bestia nera contro gli acerrimi rivali gobbi bianconeri. È stato anche il nemico degli Ultras della Nord quando a Sassuolo si sfioró il contatto fisico, quando decise, nonostante la mancanza di senso, di scrivere un autobiografia tanto inutile quanto nociva per chi l´ha letta dopo, scatenando la seconda guerra con i supporters della Curva. I suoi silenzi provocatori, il finto infortunio, la sua compagna di vita nei panni di procuratrice e metti-zizzania, il suo ego social. Maurito è questo. A pochi piace, a tanti no. 
Non piace alla nuova dirigenza che lo ha messo al rogo pubblicamente, dichiarandolo ASSOLUTAMENTE E SENZA RIPENSAMENTI fuori dal progetto Inter. Peccato che fino ad ora al rogo sono andati solo tanti soldi. Il valore del giocatore è calato, il problema persiste. Icardi é a Milano ancora e forse ci resterá. I suoi compagni, nel frattempo, assimilano i concetti del nuovo allenatore e dimostrano di avere una nuova garra e un´altra identitá.
La squadra presenta però al 5 agosto delle grosse lacune nella composizione della rosa. Fra un Lukaku irraggiungibile ed un Dzeko da strapagare, il count down si avvicina velocemente alla fine. L´idea di calcio dell´allenatore non può essere messa in pratica se non gli dai i suoi uomini, se non gli fornisci la materia prima per far funzionare il meccanismo. Che senso ha avuto quindi prendere il migliore artigiano, se non gli dai i ferri per lavorare? 
Noi intanto abbiamo polverizzato gli abbonamenti e la pazienza. Vogliamo coerenza. Bisogna far combaciare i proclami con i fatti. Vogliamo lottare per qualcosa di importante e crescere piú velocemente. 

Caro presidente, l´Inter non é business. Compra quello che manca a questa squadra ed a questo allenatore, perché é vero che bisogna rispettare i paletti UEFA, ma é anche vero che noi tifosi meritiamo altro. Perché noi tifosi nerazzurri lo meritiamo. Perché l´Inter is not for everyone. It´s  for the ones. For us. Per noi che saremo sempre lì ad amare quei colori.