Se la cessione di Achraf Hakimi è stata deglutita a fatica solamente ora dal pianeta nerazzurro, quella eventuale (per il momento) di Romelu Lukaku sarebbe un boccone difficilissimo da mandar giù, neppure se lo si provasse a zuccherare con la valigia contenente i 130 milioni di euro. È una notizia che entra e spacca in due il cuore, a maggior ragione di chi aveva creduto, ingenuamente, alle frasi di circostanza, false e farabutte, della società, che ha illuso e disilluso, da maggio ad agosto, in due mesi di transizione, dall’eden dello scudetto, all’ade del mercato. Si è di fatto così chiuso un ciclo, o forse no, perché mai si è aperto, ripensandoci. In un respiro è cambiato tutto, sovvertita la storia dalla sabba di Nanchino, dove il denaro profuma più della gloria.  Il pendolare che tra Cina e Italia semina speranza e raccoglie incertezza, era riapparso dopo mesi di latitanza tronfio del trionfo. Sì, vi ricorderete, con sermoni tratti verosimilmente dal Libretto Rosso di Mao Tse Tung, con la coppa in mano e il sorriso sornione foriero di sventura imminente.

Il campanello d’allarme è suonato con Hakimi, è invece esploso con Romelu. Togliere il belga dall’Inter vuol dire togliere il cuore da un essere vivente: smette di pulsare, cessa di vivere, si spegne e si accascia, inerme e inerte. Con lui tutto San Siro, assorto tra le sue braccia e bruscamente risvegliato da un tuono, potente e annunciatore di biblica tempesta. Quella che l’Inter deve e dovrà attraversare, nel mare burrascoso del mercato, alla ricerca di un degno sostituto; impossibile da trovare della stessa caratura neppure se si cerca con il lanternino, ma quantomeno degno. Si dice di Vlahovic, si dice di Zapata, e poi un’eventuale seconda punta, forse un amico ritrovato di Inzaghi, Correa perché no?  I tifosi nerazzurri speravano di far leva sulla volontà del belga, volontà che pare essere stravolta dai 13 milioni di ingaggio. Allora se arriverà anche l’avallo di Romelu, sarà solo questione di tempo. La società sogghigna sfregandosi le mani, il tifoso singhiozza asciugandosi le lacrime. Ancora una volta, denaro uno, romanticismo zero.