La TV, quando gioca la Nazionale italiana, diventa il punto d'incontro di amici, familiari, conoscenti e chi più ne ha più ne metta. Ma, in tempi di coronavirus, le grandi rimpatriate per seguire una partita degli Azzurri non sono concesse a meno che non si tratti di congiunti. Ma a noi, sani sostenitori della Nazionale e del buon calcio, nemmeno una pandemia globale in corso può fermare la nostra voglia di calcio, perché anche quando manca la Serie A, un italiano doc cerca sempre una partita da guardare a maggior ragione se si tratta della Nazionale. Però, c'è sempre qualcosa che tormenta un doppio-tifoso, ovvero chi tifa sia l'Italia che una squadra di club, anche se non lo coinvolge direttamente: l'infortunio.

L'eventualità di un infortunio di un calciatore della Nazionale è un pensiero fisso che attanaglia la mente di un doppio-tifoso, preoccupato dalla possibilità che il beniamino della propria squadra si infortuni durante gli impegni internazionali. E se c'è un popolo in particolare che in questi giorni sta patendo il dolore di non rivedere in campo il proprio pupillo per la prossima Serie A, quello è il popolo romano, sponda giallorossa. Già, perché l'Italia che nel match precedente ha sfidato l'Olanda battendola 1-0, ha perso uno dei suoi migliori giocatori: Nicolò Zaniolo. 

Al minuto 40', il classe '99 ha ricevuto palla all'altezza del centrocampo, si è accentrato e, nel tentare il dribbling ai danni di van de Beek, è stato fermato scorrettamente ed è finito a terra. Nonostante sia stato il ginocchio destro ad impattare per primo sul terreno di gioco, Zaniolo aveva male al ginocchio sinistro. Al minuto 42', Mancini lo ha sostituito con Kean e Zaniolo è uscito sulle sue gambe, con passo molto lento, ma comunque senza sostegni di qualcuno o qualcosa, perciò c'erano tutte le carte in regola tali da lasciar supporre che non fosse nulla di grave, ma l'apparenza inganna. Il giorno dopo, Nicolò si è presentato a Villa Stuart per sincerarsi delle sue condizioni fisiche e la diagnosi ha evidenziato una rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro. Lo stesso giocatore della Roma, su Instagram, ha confermato l'accaduto. Previsto un lungo stop per il centrocampista giallorosso che, quasi sicuramente, salterà più della metà della stagione 2020-21, stagione nella quale avrebbe dovuto definitivamente consacrarsi come miglior centrocampista della Serie A. Iella? Sì. Scarsa preparazione atletica? Può darsi. Rimane il fatto che un giocatore di 21 anni, età in cui le potenzialità fisico-atletiche di un atleta sono massime, si è infortunato gravemente due volte nel giro di 8 mesi. Il 12 gennaio 2020 contro la Juventus, in seguito ad un contrasto con de Ligt, si infortunò rompendosi il legamento crociato del ginocchio destro. Dopo 6 estenuanti mesi, il campionato italiano ha riabbracciato Nicolò per la gioia della Roma e dell'Italia intera. Poi, a 12 partite dal rientro post-infortunio, ecco un altro infortunio, ma stavolta al crociato del ginocchio sinistro. Per farla breve, chissà che Zaniolo non sia stato colpito dal malocchio e chissà che il malocchio non sia, ironia della sorte, la stessa Roma in cui gioca Nicolò.

La Roma dei crociati rotti 

Tanti giocatori che giocano o hanno giocato nella Roma si sono infortunati al crociato, uno degli infortuni più frequenti e, allo stesso tempo, più pericolosi che possono mettere a serio rischio anni di carriera. Iniziamo dal caso più strano che ha coinvolto i capitolini nel passato recente, un caso che si chiama Rick Karsdorp. Nel 2017, la Roma lo acquistò per tutto ciò che di buono lasciò intravedere al Feyenoord. L'allora ventiduenne Karsdorp, ebbe l'opportunità di esplodere nella Roma e di mostrarsi al calcio che conta. Ma, invece che dalla Roma fu accolto dalla sfortuna: alla partita d'esordio contro il Crotone, negli ultimi minuti, si infortunò rompendosi il crociato. Quella è stata la sua unica partita in quella stagione. Tornato in campo l'anno successivo, mostrò di non essere al top della forma e visse un'intera stagione all'ombra di Florenzi. Gli strascichi del grave infortunio dell'anno prima non lo avevano mai abbandonato e quindi, da essere una promessa del campionato italiano 2 anni fa è diventato un esubero che la Roma vuole mandare via definitivamente, dopo un prestito annuale al Feyenoord.

Se c'è qualcuno che ha visto la sua carriera decollare e poi, nel giro di 4-5 anni, precipitare, quello è Alessandro Florenzi, romano e romanista nel sangue. Florenzi, agli sgoccioli della sua carriera, era considerato uno dei prospetti più interessanti della sua generazione e, dopo un quinquennio all'altezza delle aspettative, si è spento a causa dei problemi fisici avuti nel tempo. Il 26 ottobre 2016, il terzino della Roma si ruppe il legamento crociato nella partita contro il Sassuolo e fu costretto a saltare metà campionato. Al suo rientro, i problemi fisici non erano mai passati e, durante un allenamento con la Primavera, si fece male al crociato dello stesso ginocchio del precedente infortunio. Ciò scatenò l'ira dei tifosi giallorossi indignati con lo staff tecnico e medico che lo avevano fatto recuperare troppo frettolosamente. Da lì a seguire, un percorso tortuoso, seguito dall'appellativo Floprenzi, dal prestito al Valencia e dal possibile addio alla Roma a titolo definitivo in questa sessione di calciomercato.

E per finire Luca Pellegrini, il meno sfortunato tra gli sfortunati. Il suo ultimo anno alle giovanili della Roma è stato segnato da un brutto infortunio al legamento crociato, durante un amichevole di pre-stagione, che lo ha tenuto fuori fino a dicembre. Poi il ritorno in campo seguito dall'infortunio alla rotula che lo ha tenuto lontano dal campo fino a fine stagione. Nonostante l'accaduto, è riuscito a progredire, venendo promosso in prima squadra. Poi, il passaggio al Cagliari e ora, la prossima stagione alla Juventus.

Questi 3 calciatori sono solo una piccolissima parte dei 15 che, dal 2014 ad oggi, si sono rotti il crociato nel loro periodo nella Capitale. Infatti, tra i tanti sfortunati ci sono anche Rüdiger, Capradossi, Strootman, Bianda e così via. 

Quelli che...il crociato

Se radunassi tutti i calciatori del mondo ancora in attività per chieder loro qual è la cosa che più li terrorizza, in quanto potrebbe mettere a repentaglio la loro carriera da calciatore, sono sicuro che gran parte di loro mi risponderebbe "Il crociato" e, su questo, ci metto la mano sul fuoco. Molti infortuni hanno bruciato intere carriere di giovani promesse o giocatori già affermati, ma quello al crociato è quello che più può danneggiare un calciatore, sia per i lunghissimi tempi di recupero che per le conseguenze fisiche precarie che lascia dopo la ripresa. Tra i tanti giocatori che, in Serie A, hanno risentito di questo grave infortunio c'è Ghoulam. Gli sono serviti 3 anni per dimostrare all'Italia e al Napoli il suo grande valore, ma nel 2017, durante un match di Champions League contro il City, Ghoulam si ruppe il legamento crociato del ginocchio destro che lo tenne fuori fino a febbraio dell'anno successivo. Durante un allenamento, sempre a febbraio, la rotula del ginocchio destro si fratturò. Il suo rientro avvenne dopo più di 1 anno dall'ultima apparizione in campo e da allora, Faouzi non è stato più quello di prima. Era diventato uno spirito che aleggiava sulla città di Napoli, giocava pochissimo e fu ripetutamente tartassato da numerosi problemi fisici. Adesso vuole risolvere il suo contratto con la società partenopea per trasferirsi al Wolverhampton e provare a rilanciare la sua carriera. 

Ma non solo l'algerino tra quelli che hanno vissuto l'incubo del crack al crociato. Il torinese per antonomasia, Claudio Marchisio, è un esperto nel settore infortuni. Agli inizi della sua carriera, due volte si è infortunato, ma la giovane età lo ha aiutato a superare i guai fisici. Ma nel 2016, sugli sgoccioli della stagione 2015-16, quando di anni ne aveva 30, si è infortunato al legamento crociato scontrandosi con Franco Vázquez. Dal rientro in poi, Marchisio ha sofferto molto i problemi fisici, ha avuto spesso delle ricadute che lo hanno più e più volte relegato in panchina. Queste ragioni hanno spinto Claudio a lasciare Torino per andare allo Zenit, dove la storia non è cambiata. Infortunio al menisco e stagione compromessa. Tutti questi problemi hanno portato Marchisio, all'età di 33 anni, di lasciare il calcio giocato precocemente. Una carriera destinata a durare per almeno altri 3-4 anni freddata dai problemi fisici.

E per fare una parentesi conclusiva, non dimentichiamoci di Pepito Rossi, martoriato e strozzato dai vari infortuni che gli hanno bruciato il futuro roseo che lo attendeva. 

Ma tutto ciò per arrivare a quale concetto? Perché parlare di infortuni al crociato? Perché c'è un problema di fondo in tutto questo, c'è un problema che riguarda tutte le società calcistiche, più o meno direttamente. Piuttosto che fare un super-calciomercato acquistando più di 5 giocatori all'anno, stra-pagando cartellino e ingaggio, non sarebbe meglio investire sul restyling dei campi d'allenamento e dei campi degli stadi? Non è un caso, secondo me, che da quando sono aumentate le spese folli sul mercato sono diminuiti gli interventi di miglioria dei campi da gioco e, contemporaneamente, sono aumentati gli infortuni alle zone corporee più cariche di lavoro come il menisco, il crociato e la caviglia. Perciò, sebbene il progresso tecnologico cresca giorno dopo giorno, gli infortuni non diminuiranno mai se le condizioni dei campi su cui giocano i calciatori sono ripugnanti. Occorre cambiare, occorre modificare il modo di pensare e di agire dei club e per far sì che ciò accada, ci sarebbero due soluzioni: aspettare che le società capiscano i propri errori o imporre delle limitazioni finanziarie per indurre i club ad investire di più sui campi.