Leggevo ieri di una disamina di Serafini, che ho sempre apprezzato, circa le attenuanti che ha avuto Gattuso nel corso di tutta la stagione. Sicuramente tra infortuni e abbandono della nave da parte del Pipita, sono state tante.
L’ottimo editorialista, che, per una volta mi trova in totale disaccordo, sostiene che il tecnico ha dovuto spesso far di necessità virtù, impiegando spesso giocatori fuori ruolo per mancanza di alternative: vero. Ma è altrettanto vero che quando le alternative ci sono eccome, leggi da un mese a questa parte, non le impiega.

Il risultato sembra essere sempre lo stesso: come il Pipita furioso veniva servito poco e male, stesso destino sembra profilarsi sull’assatanato Piatek, che ha la stessa fame di un vampiro alla vista del sangue. 
E la magagna di (cotanta) punta isolata, è figlia delle convinzioni di Gattuso. Lui è il tecnico; il tifo, la stampa ed altri suoi colleghi, non tutti a dire il vero, rinfacciano a Rino di insistere su Calhanoglu e Suso, con Paquetá in una posizione completamente ininfluente per servire la punta.

Chi lo sostiene anche moralmente dichiara che con questa composizione degli undici in campo si garantisce la necessaria copertura alle pericolose sortite in contropiede avversarie: ma chi lo fa dimentica che in questo modo sono le nostre azioni di attacco e contropiede a risultare nulle.
La velocità di Conti, Castillejo e Laxalt non vengono minimamente prese in considerazione e non farlo quando si è costantemente sopra un filo che ondeggia tra il quarto e l’ottavo posto può risultare fatale.

Piatek e lo stesso Cutrone sono letali. Non innescarli a dovere costerebbe la qualificazione Champions e la panchina di Gattuso.