"Lascerò il Milan in buone mani e in mani che ne garantiscano un futuro da protagonista". Così Silvio Berlusconi si espresse in merito al suo successore, a chi avrebbe ceduto il Milan. Lo avrebbe ceduto a chi lo poteva riportare ai fasti di un tempo. Il problema è che questi fasti di un tempo assomigliano agli ultimi fasti dell'epoca Farina, e non ai fasti di un tempo della fase imperiale Berlusconiana. Le "mani" di Yonghong Li più che sicure sembrano mani di pasta frolla o di burro. Mani da cui scivola di tutto. Mani che non reggono bene.

Il patron rossonero si sta dimostrando inadatto a gestire un club glorioso come il Milan. E soprattutto non sta dimostrando la solidità economica che sembrava avere all'inizio dopo la sua prima roboante e farzosa campagna acquisti.
E la sua mancanza di solidità e di certezza economica sta creando disagi al management rossonero, in primis a Marco Fassone, che dovrebbe anche lui fare un passo indietro e cominciare a dire le cose come stanno, e soprattutto sta creando un danno d'immagine internazionale all'Ac Milan. Un danno d'immagine, specie dopo il rinvio a giudizio dell'Uefa, che si ripercuote anche nei confronti loro, sia di Yonghong Li che della proprietà cinese in toto, e sia un danno d'immagine nei confronti di Fininvest, che non ha venduto il Milan ad un soggetto che potesse garantirgli un futuro roseo.

Per fortuna questa maldestra era cinese è agli sgoccioli. Il Milan finirà ad Elliott. Non fallirà, ma avrà un momento di fermo sulla sua rinascita, sul ritorno ai fasti gloriosi e di competitività ad alti livelli che più gli competono.Sarà Elliott che lascerà il Milan in buone mani rivendendolo ad un soggetto più affidabile.
I cinesi sanno che il loro governo attua delle restrizioni, non proibizioni, sugli investimenti considerati rischiosi e limitati come puo' essere una squadra di calcio. Alla luce di tutto questo, un imprenditore cinese o una azienda cinese, che decide di ampliare il suo business e decide di investire nel calcio, sa a cosa va incontro, e sa bene che dovrà investire tenendo conto di questi limiti. Lo sa lui per primo. Alla luce di tutto ciò, perchè Yonghong Li ha comprato il Milan?
Perchè andare avanti quando chi c'era dietro di lui a sostenerlo in questa operazione, ha fatto un passo indietro? Chi lo rifinanzierà ora? Come si può rifinanziare un soggetto bocciato dalla stessa Uefa? Perchè la Uefa non ha bocciato il Milan, ma ha bocciato la proprietà del Milan, che non fornisce le dovute garanzie di solidità economica e di continuità aziendale alla Uefa.
E se non dà le dovute garanzie alla Uefa, come fa a dare le dovute garanzie a chi deve rifinanziarlo? E soprattutto, come ha fatto a dare garanzie sufficienti a Fininvest, banche, advisor, e ad Elliott per rilevare il Milan? Elliott puntava alla proprietà del Milan? Prende il Milan per 303 mln e lo rivende nel giro di poco tempo a 500 mln. Un'operazione ottima da parte di Elliott. Una pessima operazione da parte di Li, che però guadagna una popolarità internazionale, e una buona operazione economica per Fininvest a livello pecuniario ma che rischia di essere non buona a livello d'immagine. 

Yonghong Li è chiamato entro giugno a versare altri 43 mln per l'aumento di capitale deliberato. Se non lo farà, Elliott potrà subito subentrare. Con il rifinanziamento in alto mare, non ha alcun senso per Yonghong Li completare questo aumento di capitale. Significherebbe perdere altri soldi. Il rifinanziamento non gli verrà concesso, e anche se gli venisse concesso  sarebbe sconveniente per lui, visto i tassi da "cravattari" che gli propongono. Comunque perde solo tanti soldi, sia andando avanti con l'aumento di capitale, e sia se accettasse il rifinanziamento.

Ormai Yonghong Li è una palla al piede per il Milan e viceversa, ovvero per il Milan, Yonghong Li è una palla al piede. E' meglio per tutti e due che le loro strade si separino, per il bene di entrambi. E intanto tra palle al piede, si parla solo di problemi societari. Di calcio giocato e di pallone se ne parla poco. I tifosi del Milan non meritano tutto questo. Meritano di poter parlare di pallone e non di palle al piede.

Il presente è turbolento, il futuro prossimo sarà statico, ma il dopo Elliott sarà roseo, per un Milan pronto alla sua rinascita targata Usa con Stephen Ross al timone. E si tornerà finalmente a parlare solo di pallone. I problemi societari saranno alle spalle, così come le palle al piede.
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