E' di questi giorni la notizia che YongHong Li ha ottenuto da una corte del Lussemburgo il sequestro di un'ingente somma del fondo Elliott. E' stata, tuttavia, una faccenda nell'ordine delle cose. Il Fondo Elliott, infatti, è diventato titolare delle azioni rossonere, in quanto aveva avuto in pegno le stesse azioni al momento prestare soldi al misterioso imprenditore cinese. Alla prima scadenza mancata da YongHong Li, Elliott ha escusso il pegno, diventando azionista di maggioranza rossonero. Ora, accettare un bene in pegno non è una forma di scommessa a scopo di arricchimento. Il pegno è una garanzia per il creditore nell'ipotesi in cui il debitore non riesca a onorare i propri impegni. Era diritto di Elliott trattenere le azioni, ma solo nei limiti del valore di quanto dovuto dal debitore. Questi ha diritto a ricevere la differenza fra il valore del pegno e l'importo, eventialmente minore, del debito non onorato.

Ritenendo che le azioni valessero più di quanto dovuto a Elliott, quel... signore Li ha portato il creditore in tribunale di fronte alla giustizia lussemburghese, foro evidentemente competente, per ricevere quanto dovuto. In tal senso, ha prodotto una documentazione corredata da una perizia per sostenere che il Milan valeva più della somma dovuta a Elliott già al momento in cui il pegno è stato escusso. Certo, si tratta di una perizia di parte, contro la quale verrà presentata una contro-perizia di Elliott e, con ogni probabilità, ne verrà disposta una d'ufficio. Tuttavia, la perizia è servita a convincere il giudice che le pretese di YongHong Li non sono del tutto infondate, per cui la corte lussemburghese ha disposto un sequestro in via cautelare. Tale sequestro non significa nulla ai fini di quella che sarà la decisione della corte, ma congela una somma di Elliott su cui YongHong Li potrebbe rifarsi nell'ipotesi in cui vincesse. Misterioso, misteriosissimo, sfido chiunque a negarlo, ma YongHong Li come chiunque ha diritto ad agire e a difendersi in giudizio. Per cui, norme alla mano, quello che sta accadendo in Lussemburgo, era un po' nell'ordine delle cose. Possiamo dire che le quotazioni di Li sono  un po' in salita, mentre quelle di Zhang sembrano essere un po' in calo. Zhang ha appena perso una causa contro un gruppo di creditori. Chiariamo, la questione non ha nulla a che vedere con l'Inter, con i suoi bilanci e la sua situazione patrimoniale. Questa è piuttosto una disavventura di Zhang che, al limite, spiega come mai non ricapitalizzi l'Inter alla maniera della Juventus. Gli Agnelli avevano le risorse per ricostituire il capitale di rischio della loro società, mentre Zhang no. Certo, cessione di De Ligt a parte, gli Agnelli stanno spendendo i soldi della ricapitalizzazione e potrebero ritrovarsi nelle peste fra 2 o 3 anni se le spese non rilanciassero squadra e società. Questo, però, è un rischio che può non avverarsi, mentre Zhang è bloccato in questo momento.

Tutto questo ci riporta ai casi di Bremer e Dybala. E' un falso problema, decisamente falso, chiedersi se l'Inter resta una squadra forte anche senza Dybala e Bremer. Era un'ottima squadra l'anno passato e lo è anche ora, perfino senza Peresic e con Gosens ancora degente, perché è tornato Lukaku, con Asslani e Bellanova a rinforzare la panchina. E' un falso problema, comunque, perché Bremer, innanzitutto, non era considerato un rinforzo. No. L'Inter avrebbe preso Bremer per non indebolirsi dopo la cessione di Skrinjar. I nerazzurri speravano di prendere il brasiliano in prestito con obbligo di riscatto a 30-35 milioni (Bellanova lo hanno preso con questa formula anche se con un obbligo di riscatto a 10 milioni). Skrinjar sarebbe stato venduto ad almeno 70 milioni, che avrebbero rimpinguato le casse nerazzurre nel breve. Il grosso della somma spesa per i cartellini sarebbe gravata sul prossimo anno con la speranza di aver fatto un po' di dindi nella stagione che viene. Il problema è che, anno dopo anno, il bluff nerazzurro è diventato il segreto di Pulcinella. Il Psg, quindi, ha offerto solo 50 milioni, mentre Cairo ha iniziato a chiedere più di 40 milioni, possibilmente cash on the nail ovvero in contanti sull'unghia. La Juventus, col suo inserimento, ha dato una mano al rivale cittadino.

Quanto a Dybala, non è sfumato perché l'inter si è tirata indietro, ma perché i nerazzurri sono riusciti a liberarsi del solo Vidal, ma non pure di Sanchez. Forse il cileno se ne andrà, ma quando lo farà. sarà tardi. Quindi, l'Inter sarà comunque forte senza l'argentino, ma la Joya era desiderato eccome! Marotta non avrà colpa, vista la carenza di soldi e la presenza di esuberi con ingaggi altissimi incatenati ad Appiano Gentile, ma quando li riempiva di soldi strappandoli ad altre squadre, questo navigato dirigente non ci pensava che sarebbe stato difficile liberarsene proprio per gli ingaggi da nababbi che gli stava elargendo? Quando ha deciso di pagare Caicedo per 6 mesi e ha speso 25 milioni per Gosens, bravissimo ma da recuperare e non ancora recuperato, siamo sicuri che abbia fatto bene? Era il Milan ad aver sbagliato nel non volersi impelagere in operazioni come quelle? Fatevi queste domande con la mano sulla coscienza. Zhang è in crisi e non può mantenere un giocattolo come l'Inter, ma lo ha pagato e non gli si può chiedere di abbandonare la lotta mollandolo gratis o quasi. Sono soldi suoi non dei tifosi. Mi sembra un po' troppo comodo dargli le colpe. E se qualcuno pensasse che un imprenditore venga dalla Cina mettendo fior di quattrini e poi regalare tutto ad altri per il bene dell'Inter, ci sarebbe da chiedersi se quel qualcuno viva in questo mondo o non sia finito sulla luna insieme al senno di Orlando. Sarebbe lo stesso se il ragionamento venisse fatto parlando del bene del Milan. Gli imprenditori sono imprenditori non filantropi.Ora Marotta fa capire che rinnoverebbe il contratto di Skrinjar, ma è una mossa quasi ovvia per far credere che non intende vendere più il difensore. Il Psg, per ora, si è attestato sui suoi soliti 50 milioni. Vedremo, ci sono molte combinazioni possibili in quella che, come tante altre operazioni di mercato, è diventata una partita di poker.

Parlando di poker, in casa rossonera va avanti la telenovela  De Ketalaere, il cui addio al Bruges sta diventando... un lungo addio, il "The long Good-bye" di un noto romanzo di Ray Chandler, portato sullo schermo in un film con Elliot Gould negli anni '70. A forza di dire che c'è ottimismo e siamo ai dettagli, la conclusione dell'affare si sposta sempre più in là. Sembra quasi che, come nel celebre paradosso di Zenone, la conclusione sia a un passo, ma scomponendo quel passo in un numero infinito di punti, perfino quella breve distanza diventi incolmabile. Personalmente credo che alla fine l'affare dovrebbe farsi, ma potrebbe non essere una conclusione così agevole come si dice con una certa avventatezza. Aspettiamoci qualche brivido e teniamo conto di un ragionevole margine di rischio che tutto vada a monte. Maldini non è uno che parla a caso e, se manifesta un ottimismo moderato, lo fa perché, come il sottoscritto, sa che i belgi sono mercanti astuti e disinvolti e il colpo di coda è sempre in agguato. Ne sa qualcosa Lotito per l'affare Muriqi. Vedremo, senza pessimismo, ma anche senza facile ottimismo. Il Real Madrid è una società amica e ha un aplomb da difendere, per cui se dice che Asensio vale tot, vale tot. Se, pertanto, accontenti le sue pretese il giocatore è tuo. Col Bruges le condizioni possono ben essere ballerine fino all'ultimo secondo.